Il 20 giugno il calcio torna in televisione. Sì, la Coppa Italia, starete pensando. Ma davvero l’avete guardata? Ha suscitato qualche interesse? Qualche brivido? Quale suggestione? Ve lo dico io: no! Non lo fa da anni e nemmeno in questi giorni. Sembrava di vedere una qualsiasi partita d’allenamento di Terza Categoria. Altro che torneo estivo. Il Trofeo Birra Moretti o quello Berlusconi avevano un fascino che ste partite se lo sognano. Ma dicevo, meno male che torna la Serie A. Torna la lotta scudetto, la corsa all’Europa, l’infernale guerra all’ultimo punto per non retrocedere, con buona pace per Liguori e la sua idea idiota dei calci di rigore.
In questo periodo fatto di binge watching, Pornhub premium gratuito e Salvini su Tik Tok non sapevo dove sbattere la testa. Ho dovuto rispolverare anche Football Manager, il gioco meno emozionante sul pianeta terra per sentirmi almeno per qualche ora all’interno di quel bellissimo mondo che è il calcio.
Oh, con tutti i suoi difetti. Che non è che siamo qui a idolatrare uno sport solo per il gusto di farlo. Il fatto è che il calcio, nonostante tutto, è l’unico sport che, per davvero, unisce tutti. Signori (e signore, prima che poi i gruppi femministi mi bussano alla porta) chi non ha mai dato un calcio a un pallone? Ecco. Almeno una volta nella vita anche l’essere più scoordinato del mondo, più lontano al calcio o allo sport in generale ha calciato un pallone. Se vi chiedessi in quanti di voi hanno usato una racchetta? O le scope da curling? Vogliamo parlare della scherma?
Evitiamo.
Sport bellissimi, per carità, ma a piccole dosi.
Insomma, non voglio essere tautologico, ma il calcio è il calcio. Pochi cazzi.
Siamo come ai Mondiali, tutti insieme, tutti uniti con un’unica attenzione. Solo che questa volta non siamo colorati della stessa maglia, ma siamo vivi per la stessa passione. Ora qui tocca a noi. Noi che tifiamo, noi che sbirciamo le notifiche per vedere quanto fa la nostra squadra del cuore mentre la fidanzata ci porta a fare shopping, noi che andiamo a giocare a calcetto solo per indossare le maglie dei nostri idoli e sentirci per un momento come loro, noi che “pizza, birra e derby”, noi che scriviamo messaggi privati sui social ai calciatori per motivarli così da non perdere al fantacalcio, noi che non facciamo altro che parlare di calcio nonostante tutto. Nonostante una quasi Terza guerra mondiale, nonostante un asteroide che ha sfiorato il nostro pianeta, nonostante un virus che ha messo in ginocchio il mondo, nonostante una guerra civile che sta colpendo gli Stati Uniti d’America. Troppo stress.
Datemi aria, datemi ossigeno, datemi il calcio. Per favore. Una fialetta. Una pastiglia. Ne ho urgente bisogno.
La quarantena ci ha fatto male. Siamo diventati tutti giornalisti, virologi, professoroni dell’Università della strada, ricercatori del Cinisello Balsamo Hospital, indagatori dell’incubo, statisti e perfetti conoscitori della burocrazia italiana. Almeno una volta eravamo soltanto allenatori e meno male che tra poco tornerà tutto come era prima. Ridateci il pallone e andrà tutto bene.