Nadia Padovani, la mamma da corsa, ne ha fatto rinascere un altro. E’ qualcosa che avevamo già scritto tempo fa, ma è pure una di quelle frasi che, visti i fatti, si possono riciclare all’infinito. Sì, perché non si può parlare della prima vittoria in MotoGP di Alex Marquez senza parlare anche di Nadia Padovani, la Gigi Dall’Igna dei dettagli emotivi e dell’accudimento del talento. Di Nadia e, ovviamente, di quel Team Gresini che non ha mai smesso di vincere (almeno una volta) da quando esiste. Anzi, non da quando esiste, ma da quando è caratterizzato da quel “azzurro Gresini” che non è un colore, ma un tributo e un esempio. Un tributo a Fausto, radice di tutto. E esempio di come si possa metabolizzare il dolore fino a trasformarlo in impresa, magari andando a raccogliere sempre le sfide che sembrano più difficili. L’ultima? Aiutare Alex Marquez a entrare nell’albo di quelli che hanno vinto in MotoGP, mettendo da parte, almeno per un giorno, la targa di “pilota che sbaglia troppo”, di “ragazzo a cui manca sempre qualcosa” o quella di “fratello di…” che si porta dietro da sempre.

Ecco, che è impossibile raccontare della prima vittoria di Alex Marquez senza una premessa su Nadia Padovani e il Team Gresini l’ha detto anche lo stesso Alex Marquez, ringraziando ogni tre parole la sua squadra in conferenza stampa, prima di scendere nei dettagli di come è riuscito a arrivare a questo giorno. Il primo dopo cinque anni tra i migliori. Cinque anni che non sono stati facili, in cui c’è stato da stare al proprio posto e persino in cui si sono dovuti ingoiare bocconi amari, compreso lo sgarbo di Honda di farlo fuori dalla squadra ufficiale con un anno di anticipo e prima ancora di essere salito per la prima volta sulla moto dell’allora Team Repsol.
Roba, insomma, che distruggerebbe l’autostima di chiunque. Materiale perfetto, però, per la squadra di Faenza che sulle ricostruzioni emotive potrebbero scrivere autentici trattati. “E’ una favola che continua” – ha detto il team manager Michele Masini, sintetizzando quello che poco prima un Alex Marquez con gli occhi ancora lucidi aveva detto in sala stampa.
“Sono dentro un momento di fiducia piena – sono state le sue parole – con la squadra stiamo facendo un capolavoro e questa giornata è come un premio speciale. Vincere in MotoGP è qualcosa di straordinario, quando ho visto la bandiera a scacchi sono come impazzito dentro. Ora dobbiamo essere bravi a tenere i piedi per terra e allo stesso tempo sognare, perché ho imparato che sognare non costa niente”. Quasi un appello, quindi, a quelli che hanno accudito il suo talento fino a aiutarlo a trovarsi dove sperava di essere, ma quasi con la timidezza di chi non riusciva a sperarlo fino in fondo. “Proprio qui – ha detto ancora – proprio a Jerez e davanti a questo pubblico. Ho sempre pensato che prima o poi la vittoria sarebbe arrivata, ma il fatto che sia successo qui rende tutto ancora più speciale. Anche perché non è stato tutto facile e all’inizio ho anche commesso un errore, rischiando quando poco dopo la partenza ho dovuto trovare uno spazio tra Marc e Pecco dopo aver sbagliato la frenata. Poi ho dovuto spingere per prendere Fabio, ma ho faticato per superarlo. Solo che oggi quando ho visto Marc a terra mi sono detto che avrei dovuto dare tutto, che avrebbe dovuto essere il mio giorno”.
Quasi un modo per sottolineare che a volte bisogna aggrapparsi alle occasioni del momento e per spiegare, ma con dolcezza e senza metterla cinica, che il viaggio sta contando molto di più della meta. E che, anzi, alla meta non ci si pensa nemmeno, anche se la classifica mondiale dice che adesso lassù davanti a tutti ci sono di nuovo Alex Marquez e il Team Gresini. La chiave? Ancora una volta la sofferenza, con Alex Marquez che ha raccontato come l’aver dovuto imparare a non lasciare niente al caso con la GP23 lo scorso anno lo abbia portato a farsi una promessa quando s’è ritrovato tra le mani la GP24: “Ok, questa moto è migliore, ma ora voglio continuare a lavorare come dovevo fare con la 23”.
E’ quello che ha fatto. E’ quello che hanno fatto. Fino all’esplosione di oggi in cui le lacrime sì, si sono viste, ma sono di quelle che stravolgono il pianto in celebrazione della bellezza. C’è di mezzo il rinascere, molto più di quella parola, resilienza, che invece spesso è più vuota del valore che le si attribuisce. Come ha spiegato ancora proprio Alex Marquez con parole sue e da neo vincitore: “Oggi già all’ultimo settore, nell’ultimo giro, ero emozionato. Perché forse (ha aggiunto guardando prima a sinistra poi a destra, dove c’erano Bagnaia e Quartararo, ndr) Pecco e Fabio hanno avuto strada diversa in MotoGP. Io ho avuto anni difficili. Questa vittoria vale come i miei due titoli mondiali: è stato bellissimo ricordare la mia famiglia, mio nonno e soprattutto Marc, che mi ha sempre supportato. Ricordo che era il 2022, ero al Sachsenring e tutti avevano già un contratto, mentre io niente e neanche qualcuno che sembrasse interessato. Sono andato da Gresini e gli ho detto che volevo la loro moto e non mi interessava altro, solo un anno di possibilità. Sapevo che era questione di tempo prima che tornassi”.