Andrea Iannone lo aveva detto tempo fa: “siamo piloti e non è normale che per rischiare la vita dobbiamo investire del nostro, si può fare un anno, due anni, ma poi basta”. Qualcosa di simile l’ha ripetuto poche settimane fa Scott Redding: “Ho una famiglia, non intendo più pagare per correre, quindi lascio il mondiale SBK per il BSB”. Ormai, insomma, non è più neanche qualcosa da affermare solo nelle segrete stanze: nel World SBK, se non sei un top rider, non guadagni e, anzi, spesso paghi per fare il tuo lavoro di pilota. E a volte finisci di pagare pure se sei un top rider: non per correre, ma per provare a essere competitivo. Così, però, si rischia di negare il futuro a chi ha talento e non ha abbastanza soldi (o non è abbastanza folle da bruciarli) per dimostrare il proprio lavoro su un palcoscenico mondiale. Mentre, nella facciata, si gioca a fare quelli tristi per il fatto che i giovani non trovino spazi adeguati.
Sì, ok, ogni tanto qualche notizia buona e che contrasta con la triste consuetudine arriva, come quella di Stefano Manzi che, dopo tanto peregrinare, ha potuto annunciare di aver firmato un contratto biennale con il GYTR GRT Yamaha WorldSBK Team, pronto a debuttare nella classe regina delle derivate di serie nel 2026. Questo passaggio, frutto di una strategia di Yamaha volta a promuovere i talenti interni, sancisce il coronamento di un percorso che ha visto Manzi ricominciare da capo dopo gli anni difficili nel Motomondiale.

Con Yamaha, Manzi ha ritrovato la sua dimensione in Supersport nel 2023, conquistanndo quattro vittorie e diciassette podi, finendo vicecampione dietro Nicolo Bulega. L’anno successivo ha migliorato i numeri (cinque vittorie e diciannove podi), ma è nuovamente arrivato secondo, questa volta dietro Adrian Huertas. La stagione 2025, però, ha segnato la svolta: con la R9, la nuova supersportiva di Yamaha, Manzi ha dominato, vincendo sette gare su otto round e accumulando 294 punti, con un vantaggio significativo sul secondo.
“Sono entusiasta di continuare il progetto con Yamaha - ha dichiarato - Questo è un passo che si sogna quando si corre nelle categorie minori. L’anno prossimo sarà una nuova sfida, ma sono pronto a dare il massimo”. Per un Manzi che arriva, però, c’è un altro giovane che se ne va: Dominique Aegerter. E’ ero che i suoi risultati non sono stati strepitosi, ma a guardare l’età media dei piloti della Superbike viene da chiedersi se davvero non meritasse una qualche altra opportunità. E il ragionamento può diventare più ampio se si guardano tutti i retroscena del motorsport e in particolare del mondiale delle derivate di serie.
Il caso che dice tanto, ad esempio, è quello di Alessandro Delbianco, che nello scorso fine settimana ha anche messo la firma su una doppietta storica alla CIV Night del Marco Simoncelli World Circuit. Prenderà, essendo un pilota Yamaha, il posto di Manzi nel mondiale Supersport? Probabilmente no, o almeno al momento non se ne ha notizia. E’ relativamente giovane, è da anni l’unico rivale dell’imbattibile e plurititolato Michele Pirro e, adesso, gli sta anche davanti in classifica e con la possibilità di diventare campione già dal prossimo round del Campionato Italiano Velocità. Eppure sembra che il suo telefono non squilli per la fatidica chiamata dal World SBK. “Non credo ci sia posto per me in questo momento – ha detto a GPOne – Ma fino a che sarò veloce penso che una qualche opportunità potrà arrivare. Nel motorsport ci sono mille interessi e mille situazioni”.
“Interessi e situazioni” che quasi certamente garantiscono il presente di qualche team, ma che rischiano di diventare una vera e propria piaga per il futuro non solo del campionato delle derivate di serie, ma di tutto il motorsport a due ruote, visto che le consolidate consuetudini della SBK sono ormai diventate all’ordine del giorno anche in Moto2 e in Moto3. Occhio, perché ad andare avanti con i “corre chi paga” si rischiano i campionati degli asini con le tasche piene, invece che dei piloti veloci.