L'aspetto più emblematico è la foto pubblicata nel profilo ufficiale Instagram. Lui che indossa la maglia della nazionale azzurra e solleva le braccia al cielo in segno di esultanza. Beppe Signori ha scelto questa immagine per comunicare al mondo di essere stato assolto “senza se e senza ma” dall'accusa infamante di avere truccato Piacenza - Padova, gara di Prima Divisione (corrispondente all'ex Serie C1) del 2 ottobre 2010 terminata 2-2. Una delle gare entrate nella maxi-inchiesta sul calcioscommesse i cui effetti pubblici sono stati visibili a partire dall'ondata di provvedimenti restrittivi disposti dalla Procura della Repubblica di Cremona il 1° giugno 2011. Un'inchiesta che successivamente si è frammentata in diversi filoni, fra i quali quello approdato presso il Tribunale di Piacenza e giunto a conclusione il 23 febbraio.
L'ex attaccante di Foggia, Lazio, Sampdoria, Bologna e della nazionale azzurra ne è uscito assolto nel modo più pieno, cioè con la motivazione che “il fatto non sussiste”. Una vittoria che non gli restituisce i dieci anni trascorsi sotto schiaffo, durante i quali si è dovuto portare addosso uno stigma pesante, ma che in extremis gli ha permesso di piazzare un colpo di estrema dignità: la rinuncia alla prescrizione, per uscire dal processo senza la minima ombra. Signori avrebbe infatti potuto beneficiare di un esito che è già stato quello del filone principale della vicenda giudiziaria, il filone cremonese, finito su un binario morto con sentenza del 15 dicembre 2020. A Piacenza, Signori avrebbe potuto avvalersi del medesimo esito. Ma nel 2019 ha rinunciato a questa chance decidendo di andare fino in fondo per essere completamente riabilitato. E assistito dall'avvocatessa Patrizia Brandi, del foro di Bologna, ha ottenuto di uscire riabilitato dal lunghissimo tunnel. Dentro al quale ha subito anche un provvedimento di radiazione da parte della Figc, giunto nel 2012. Per questo adesso, in attesa che gli altri filoni del procedimento giudiziario svolgano il proprio corso, si può cominciare a parlare di riabilitazione calcistica. Il tempo dirà.
Rimane il riferimento all'immagine scelta per comunicare via Instagram la lieta notizia dell'assoluzione: Beppe Signori in maglia azzurra. Durante i Mondiali di Usa 1994. Cioè quelli della sua grande occasione mancata, per pura testardaggine. Chi visse quel tempo ricorda bene la storia, In quel momento Signori era l'attaccante italiano più forte. Ma nel dogmatico 4-4-2 voluto dal commissario tecnico Arrigo Sacchi gli veniva riservata la posizione da centrocampista di sinistra, l'unica disponibile nello scacchiere. Un impiego che ne imbrigliava le possibilità di andare in gol e lo costringeva a giocare da gregario. Per lunga parte del mondiale Beppe Signori si adeguò, ma in occasione della semifinale contro la Bulgaria ebbe un gesto di ribellione che lo portò a rifiutare le consegne tattiche. Con l'effetto di alienargli la possibilità di essere in campo nella finale di Pasadena contro il Brasile. Cioè di mancare il sogno di qualsiasi bambino che inizi a tirare calci a un pallone: essere in campo per quell'occasione. Che poi diventa il sogno di qualsiasi professionista, da realizzarsi anche a costo di giocare fuori ruolo. A un passo da quel sogno, Beppe Signori se lo è visto portare via per pura testardaggine: voler giocare nel suo, di ruolo. E negli anni a seguire ha molto rimpianto l'atteggiamento di allora, e l'occasione irripetibile e irripetuta. Una cosa, però, non deve rimpiangere: la testardaggine. Che allora lo fregò ma adesso lo premia. Il tratto del carattere che due anni fa lo ha spinto a cercare la totale riabilitazione anziché la scorciatoia della prescrizione, che sarebbe stato un'altra volta come lasciarsi piazzare da “quarto di sinistra” del centrocampo. No, stavolta è voluto fino in fondo. Come quando cercava la porta, laggiù. L'istinto gli ha dato ragione.