Il peso degli infortuni, i dubbi, la pressione mediatica che stringe al collo. Matteo Berrettini e Marcell Jacobs sono tra i personaggi più importanti dello sport italiano di almeno l’ultimo decennio, tra finali del Grand Slam e la top ten in classifica Atp per anni in fila e, nel caso dello sprinter azzurro, quella doppia medaglia olimpica (100 metri e 4x100) ai Giochi di Tokyo 2020. Ad accomunarli c’è il fatto che sono entrambi in crisi da mesi. Berrettini viene da una serie impressionante di stop fisici, in particolare agli addominali, suo punto debole anche nella scorsa stagione, in cui ha vinto tornei e raggiunto la finale a Wimbledon. Sull’erba di Stoccarda, dove ha trionfato nel 2022, ha perso al primo turno contro l’amico Sonego, uscendo dal campo in lacrime. Uno sfogo inatteso, che segna. Non riesce a mettere in fila due partite di livello, dopo l’ultimo infortunio. Che succede? “Dobbiamo tenere conto che l’attività sportiva è altamente emotiva”, spiega Alberto Cei, psicologo dello sport, docente di coaching all’Università di Tor Vergata a Roma e della Scuola dello Sport del Coni.
“L’atleta con un forte autocontrollo – dice Cei – prova a incanalare tutto verso la prestazione sportiva, che già di suo porta all’estremo e l’infortunio, specie se si ripete, in qualche modo rappresenta una perdita. Il corpo che consente di realizzare grandi obiettivi professionali poi ti lascia in un mare di dubbi. Certo, i professionisti sono abituati ma ricordiamo che sono umani, non sempre sono dei monoliti immuni da quanto li circonda. E oggi, soprattutto per l’utilizzo invasivo dei social, è difficile staccare e mantenere i nervi saldi”.
Intorno a Berrettini aleggia sempre il rapporto con Melissa Satta, che da qualche mese è la compagna del tennista azzurro. L’ex velina è stata additata come una delle cause della carenza di risultati di Berrettini, “distratto” dalla vita mondana e, secondo le accuse piovute soprattutto dai social, dalla bellezza fisica della fidanzata, che si è sentita costretta a intervenire anche pubblicamente, definendosi “bullizzata” per la storia con Berrettini…
“Sembra incredibile – riflette lo psicologo – ma anche questa riproposizione del presunto filo diretto tra sesso e prestazione sportiva pesa sulla psiche dell’atleta. Non c’è alcuna controindicazione, ma abbiamo dimenticato che le moglie dei calciatori olandesi negli anni ’70 li raggiungevano in ritiro ai Mondiali? Eppure quell’Olanda giocava a calcio come nessuno. Sarebbe ora di smontare questi schemi”.
E Jacobs? Anche lui ancora bloccato da un infortunio che lo terrà lontano dagli Europei a squadre. Sullo sprinter azzurro, che da Tokyo ha messo assieme soprattutto ritiri, stop fisici e prestazioni non all’altezza, ci sono diverse ombre. Jacobs, a differenza di Berrettini, ha mostrato tutta la sua frustrazione in uno sfogo su Instagram, promettendo però che presto tornerà, anche più forte di prima…
“Nel suo caso la pressione mediatica è ancora più forte. C’è la gara e c’è il tempo da stampare, sopra o sotto i dieci secondi, tutto si gioca in un attimo e lo sport sa essere spietato. L’esposizione mediatica poi non lo aiuta. Anche sulle pesanti dicerie sul suo conto, tipo l’uso di doping su cui non esiste uno straccio di prova, chiunque via social può alzare la mano e sparare la sua verità. Le discussioni da bar si sono trasferite su Instagram, sono pressioni forti con cui si deve convivere o isolarsi, magari affidandosi, all’interno di un team, a figure professionali – conclude Cei – in grado di gestire la loro pressione mediatica”.