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Brad Binder s’è messo in testa di fare il Danilo Petrucci: il Roof of Africa per “dimenticare” la MotoGP

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

5 dicembre 2023

Brad Binder s’è messo in testa di fare il Danilo Petrucci: il Roof of Africa per “dimenticare” la MotoGP
Brad Binder, insieme a suo fratello Darryn, ha partecipato al Roof of Africa, uno dei rally più impegnativi del mondo. Ovviamente in sella a una KTM e seguendo le orme già tracciate da Danilo Petrucci, capace di vincere in MotoGP e pure alla Dakar. Per il sudafricano, però, la priorità assoluta resta la MotoGP e ha già messo le cose in chiaro: arrivare quarto non è la sua aspirazione

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

In classifica generale è stato il primo degli umani; o, meglio, il primo tra quelli che non guidavano la più disumana delle motociclette: la Ducati Desmosedici. Però Brad Binder non è contento e l’ha detto senza mezzi termini: “A inizio stagione mi aspettavo molto di più. Ok, quarto nel mondiale non è un brutto risultato, ma io non corro per arrivare quarto”.

Il sudafricano ha l’anima del leone e l’essere riuscito a risultare il pilota KTM più veloce di tutti, e anche l’unico a vedersi rinnovato il contratto fino al 2026, è qualcosa che non lo manda in ferie tranquillo. Anche perché Brad Binder sembra non sapere proprio cosa sia la tranquillità, visto che non ha avuto neanche il tempo di svestire la tuta in pelle e s’è subito messo addosso quella da fuoristradista duro e puro. Il pilota di punta del marchio austriaco, infatti, s’è messo sulle orme già tracciate da Danilo Petrucci e ha scelto di cimentarsi in uno dei rally più impegnativi delle due ruote: il Roof of Africa. Si tratta, per lui, di un ritorno al primo amore, visto che sia Brad, sia suo fratello Darryn (oggi in Moto2 dopo una brevissima apparizione in MotoGP) hanno cominciato nel motorsport proprio con le ruote tassellate.

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Entrambi, a stagione della velocità ormai mandata in archivio, hanno scelto quindi di “tornare a sporcarsi” nella leggendaria competizione, chiudendo all’ottantottesimo posto in classifica, su duecentotrenta partecipanti della sua categoria, sotto l’occhio vigile di Alfie Cox, che gli ha fatto da coach per l’occasione. Il sudafricano non ha mai nascosto che uno dei sogni che coltiva da sempre è quello di partecipare a una Dakar e, contrariamente a molti piloti della velocità, si è detto più volte pronto a rispondere positivamente a una eventuale chiamata. Non prima, però, di aver chiuso, magari con qualcosa di veramente grande tra le mani, la sua carriera in MotoGP con KTM. Il legame tra il marchio austriaco e il sudafricano sembra fortissimo e anche il contratto prolungato con un anno d’anticipo dimostra la volontà di KTM di un progetto a lungo termine con l’unico pilota che quest’anno è stato capace di far andare veramente forte la RC-16 e di mettere sui pensieri quelli che invece guidavano una Ducati.

E’ stato lo stesso Binder, però, a chiedere a KTM – al di là dell’esperienza fuoristradistica e dei progetti per partecipare a una Dakar – di provare a compiere un ulteriore passo per colmare il gap con Ducati e essere realmente competitivi, soprattutto dopo il test di Valencia. “Siamo stati veloci – ha detto – e abbiamo provato nuove cose. Purtroppo in un run sono anche caduto, ma le indicazioni avute sono ottime, ora spero che io e i ragazzi della squadra riusciremo a mettere in pratica quanto imparato e capito in questi test, così da poter arrivare a Sepang più in forma”.

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