Dopo i GP di Qatar e Portogallo Brad Binder, firmatario di un doppio podio a Lusail e di un quarto posto Portimao, era la seconda forza del campionato. Costante, sempre tra i primi con una KTM che ormai conosce come le sue tasche, sempre incisivo nei momenti cruciali. Poi da Austin il sudafricano ha avuto delle difficoltà, emerse proprio nel giorno in cui Acosta saliva per la prima volta sul podio in top class: Pedro secondo e Brad nono. Troppo facile risaltare questa coincidenza per arrivare a dire che Binder stia soffrendo il talento e la personalità debordante del rookie maravilla, ma è anche vero che dal weekend texano in poi al numero 33 non è più riuscita una top five. Fino a quel momento pronosticare Binder fuori dai primi cinque somigliava tanto a commettere un reato, eppure a Jerez Brad è stato pesantemente criticato per un paio di manovre (su Marquez e Bagnaia) in una Sprint Race che non ha portato a termine, prima di ricomparire sulla scena con un sesto posto nella domenica andalusa. Infine Le Mans, dove il sudafricano è partito dall'ultima casella sia in Sprint Race che in Gara causa problema tecnico in Q1, salvando il fine settimana con una bella rimonta (e una partenza simile a quella di Marc Marquez) che l'ha portato fino in ottava posizione. La settima piazza, invece, è quella occupata attualmente in classifica da Binder, che paga sei punti iridati dal compagno di marca Pedro Acosta.
Nel corso di un'interessante intervista con il collega spagnolo Manuel Pecino, Brad ha spiegato le ragioni di questo lieve calo di rendimento. Binder ha analizzato profondamente l'andamento ondivago del suo weekend francese, prima di parlare nel dettaglio di alcune questioni tecniche che in questo momento sembrano limitare la KTM. Il nodo Pedro Acosta, come preventivabile, è stato schivato: "Il fatto è che ultimamente ogni volta che andiamo in pista per la gara c'è meno grip rispetto al resto del fine settimana. Che sia a causa della gommatura lasciata da Moto3 e Moto2 non ne sono sicuro, ma il livello di grip diminuisce. In gara fatichiamo sempre con la trazione in uscita e con il contatto del posteriore sull'asfalto in entrata. E quando partiamo con quella gommatura lasciata da Moto2 e Moto3, tutto diventa davvero complicato. È stato bello finire ottavo a Le Mans, soprattutto dopo essere partito ultimo, ma il sesto posto era proprio lì, quindi avrei desiderato qualcosa in più. La mia salvezza è stata la partenza perché la mia moto è un razzo in partenza, ho sfruttato questo a mio vantaggio. Poi ho provato a sorpassare alcuni ragazzi. Sono uscito di pista due volte nella stessa curva, sono andato largo, sono rientrato, ho perso un po’ di tempo. A parte questo, tutto il resto è stato abbastanza positivo considerando da dove partivamo".