Sono passati trentasette giorni da quando Danilo Petrucci, via social, salutava il mondo sdraiato su un letto dell’ospedale di Ancona. Il referto annunciava tre fratture scomposte – mandibola, scapola, clavicola – e diverse escoriazioni. La causa? Una bruttissima caduta al crossodromo di Cingoli, al termine di un allenamento più intenso del solito. La dinamica? Petrux ancora non se la spiega del tutto. Sono stati trentasette giorni in cui Danilo, soffrendo, ha apprezzato il valore delle piccole conquiste, di tutte quelle cose che nei periodi di buona salute diamo per scontate. Trentasette giorni senza masticare, trentasette giorni di brodini, pastine, al massimo di tortellini ripieni di manzo prontamente frullati da mamma Neviana (“Alla vista sembravano il mangime delle galline, ma sapevano di tortellini”). Un lasso di tempo in cui da casa Petrucci, tra amici e parenti, saranno passate una quarantina di persone. “Trenta portavano il gelato, alla fine sono pure ingrassato” – scherza Danilo, che nel frattempo si è dedicato a “9Nove”, il suo cocktail-bar appena inaugurato a Terni: “Per i playout di Bari-Ternana avevamo tutto prenotato, uno spettacolo…ma non dovete pensare ai locali per fare aperitivo sui Navigli, è un posto diverso”. A Milano, zona Sant’Ambrogio, Danilo lancia la nuova collezione di Dotto Creations, con cui collabora. A margine della presentazione, ci spostiamo in cortile per fare due chiacchiere. Danilo sceglie un posto al sole. Come per scrollarsi di dosso questo mese abbondante. Come se volesse lasciarsi il peggio alle spalle.
Danilo, come stai? Quali sono i prossimi step del recupero?
“Dopo la prima fase di spavento è stato bello vedere l’affetto delle persone, mi ha dato tanta forza. Il fatto di non aver danni gravi o permanenti è una cosa che lì per lì mi ha riempito di euforia. Adesso i dolori sono praticamente passati, vivo la fase in cui vorrei fare tante cose che ancora non posso fare. Non posso masticare molto, non posso muovere la spalla destra. Sono comunque contento di stare bene, di riuscire a fare quasi tutto. Spero di tornare in sella per i test di Misano (30-31 maggio, ndr), dove capirò se riuscirò a partecipare al weekend di gara di metà giugno”.
Pensando al ritorno in sella, cosa ti preoccupa di più?
“La scapola e la clavicola erano due fratture scomposte. La frattura della clavicola è stata ridotta subito con una placca, mentre quella della scapola no. Bisogna aspettare che si rinsaldi quella ed è ciò che mi preoccupa di più, perché la spalla per un pilota è come il ginocchio per un calciatore. Per la bocca invece l’unica cosa che dovevo evitare era masticare, ma nell’ultimo mese mi sono praticamente abituato a non addentare nulla”.
Quanto è cambiato il tuo allenamento nel passaggio da MotoGP a SBK, che ha un calendario più dilatato?
“Cambia che passano gli anni e io invecchio (sorride). Quindi devi stare dietro a più cose, ma quello avveniva anche in MotoGP, dove la mia preparazione nel corso degli anni è molto cambiata. Col mio allenatore di sempre c’è stata un’evoluzione costante, ci siamo sempre adattati anche ai vari acciacchi fisici che per forza di cose saltano fuori durante la stagione. Sicuramente nel MotoAmerica non mi allenavo così intensamente, ma quando sono arrivato in SBK ho capito che ci voleva qualcosa di diverso e ho ripreso ad allenarmi in maniera molto simile ai livelli della MotoGP”.
L’infortunio ha ribaltato drasticamente le prospettive o la prima vittoria in SBK resta comunque l’obiettivo del tuo 2024? In classifica ha senso prendere come riferimento Andrea Iannone per ingaggiare una piccola sfida interna ai team satellite Ducati?
“Mi piacerebbe ancora essere il miglior pilota indipendente, così come mi piacerebbe vincere una gara. Io spero di tornare presto ai livelli pre infortunio, ma in questo momento non ho obiettivi se non quello di tornare stare bene. Poi dentro di me sono convinto che ci sia tempo, che nulla sia perduto, che possa farcela a raggiungere tutti questi obiettivi”.
Recentemente hai parlato benissimo di Toprak Razgatlioglu, pilota e persona. Hai detto che una mattina a Barcellona avete fatto colazione insieme e lui ti ha raccontato tutti i suoi problemi tecnici, svelandoti addirittura qualche dettaglio relativo al metodo di lavoro in BMW. In MotoGP c’è qualcuno come Toprak o i piloti sono più riservati?
“Con Miller e con Crutchlow abbiamo sempre avuto un buonissimo rapporto. Toprak però è un qualcosa di diverso, probabilmente è dovuto anche alla sua cultura, alla sua religione. È molto rispettoso delle persone ed è davvero un bravissimo ragazzo. Secondo me ha capito i veri valori della vita, anche perché penso abbia sofferto molto da giovane e adesso si merita tutto quello che ha. Fa tutto con una serenità che apprezzo molto, oltre ad avere un gran talento”.
Cosa ne pensi del nuovo regolamento che verrà introdotto in MotoGP nel 2027?
“Difficile da dire adesso. So che il tutto è frutto di molti ragionamenti che hanno fatto le Case. Sicuramente sarà un passo in avanti, ma di preciso non so quali saranno gli effetti. Da una parte c’è l’esigenza di abbassare la velocità delle moto in rettilineo riducendo la cilindrata, ma non so se questo basterà perché credo che dall’altra parte faranno le curve più forte, che si fermeranno prima perché avranno meno inerzia, dato il peso inferiore. Però io sono comunque ottimista per la MotoGP, la vedo bene, anche considerando l’acquisizione di Liberty Media. Mi piacerebbe venisse valorizzata di più la SBK, perché non le mancherebbe niente e basterebbe creare più storie come si fa in MotoGP. Ci sono gare bellissime e noiose sia in MotoGP che in SBK, lo spettacolo che viene offerto è davvero simile”.
A Le Mans Martín, Marquez e Bagnaia hanno tagliato il traguardo racchiusi in un secondo. Da qui alla pausa, chi vedi avvantaggiato?
“Vedo Martín particolarmente veloce, in forma esplosiva, ma dall’anno scorso ho capito che più Pecco è in difficoltà e più risorge. Sarà una battaglia tra loro due con l’inserimento di Marc e di Vinales secondo me. Spero che arrivino presto anche Bastianini e Bezzecchi”.
Se fossi Gigi Dall’Igna, chi sceglieresti tra Martín, Marquez e Bastianini per affiancare Bagnaia?
“Penso che Martín meriti una moto ufficiale. Non so cos’altro dovrebbe fare, se lo devono proprio lasciar scappare. Metterei Martín nel team ufficiale e darei a Marquez una moto factory, ma curerei di più il fatto di mettere tutti questi piloti uno contro l’altro. Potrebbe essere problematico per il campionato”.
Ti sei scritto “handyman” sul casco. Sei, per definizione, il pilota tuttofare. Tra la 8 Ore di Suzuka, il Tourist Trophy di Man e un ritorno alla Dakar come pilota-inviato, cosa faresti per primo?
“Farei tutte e tre (sorride)! Per quanto riguarda la Dakar mi piacerebbe andare là e raccontare tutto quello che accade dietro le quinte. Sicuramente la 8 ore di Suzuka vorrei correrla per vincere. Al TT invece mi piacerebbe fare un giro, ma non credo ci correrò mai. Mi piace, lo guardo, ma dall’altra parte non lo approvo più di tanto perché il rischio è troppo grosso. Amo la moto, la competizione, il rischio, il coraggio, ma così vuol dire proprio andarsela a cercare. Le corse su strada sono antiche, prima si andava più piano e comunque si moriva. Oggi c’è l’opportunità di gareggiare diversamente, quindi il TT non lo promuoverei così tanto”.
Ma questa Dakar da inviato come te la immagini?
“Prima della Dakar da inviato devo vincere in SBK e vorrei tornare nel MotoAmerica per vincere il titolo. Alla Dakar vivi le esperienze più belle e più brutte della tua vita, ogni giorno hai una storia da raccontare. Ho visto che le persone apprezzano molto il dietro le quinte, allora ho pensato che sarebbe una bella idea riprendermi dopo una tappa e raccontare tutto quello che c’è attorno. Avevo provato a farlo nel 2021 qualche volta e mi ero divertito un bel po’. Ricordo che la gente in quei giorni continuava a chiedermi di fare le dirette. Da appassionato di motori non c’è posto migliore della Dakar. Io me la ricordo con grande piacere, nonostante le fatiche e le sofferenze è stato un periodo bellissimo della mia vita”.
Torneresti nel MotoAmerica per provare a vincere il titolo e levarti un rimpianto. In MotoGP invece il lavoro è concluso?
“In MotoGP ho dato tutto, si può parlare di tante sliding doors, col senno di poi avrei sicuramente potuto fare molto di più. Rimpiango lo stipendio oggi (sorride), ma per fare il pilota di MotoGP ci vogliono tante responsabilità. È molto bello farlo finché sei competitivo, io durante l’ultimo anno in KTM non volevo più saperne niente. Ho fatto il possibile e sono contento”.
Nel 2027, con le moto nuove, un ruolo da collaudatore alla Pedrosa ti stuzzicherebbe?
“Sì sì, guidare le moto mi piacerà sempre, probabilmente il tester è un qualcosa che farò in futuro. Il fatto è che fisicamente sono fuori media, con KTM ad esempio c’era stata la possibilità di restare come collaudatore ma in quel modo loro avrebbero avuto il pilota più grande e quello più piccolo del Motomondiale (Pedrosa, ndr). Per costruire una moto, quello che va bene a Pedrosa non va bene a me, e viceversa. Ma è una cosa che comunque prendo in considerazione per il futuro”.
Comunque nel 2027 avrai 37 anni. Bautista ha vinto il titolo in SBK a 38. Ci pensi a questa cosa?
Danilo Petrucci stavolta ride e alza per un attimo gli occhi al cielo.
“Mi darebbe gusto soltanto avere la possibilità a livello di classifica di giocarmi il titolo SBK. Però ammiro molto Alvaro che ha ancora questa forza, questa competitività, alla sua età. Se lo merita solo per il fatto che si allena moltissimo”.
Ti capita di sognare la vittoria al Mugello del 2019?
“È stata un’esplosione di emozioni talmente eccezionale che del post gara ho davvero pochi flash, e questo mi dispiace molto, un dispiacere di quelli che mi porterò nella tomba. Del podio non mi ricordo nulla, lì mi è passata tutta la vita davanti, tutti gli sforzi fatti nel passato. Probabilmente da vecchio, quando la riguarderò, realizzerò. Mi sono goduto di più la vittoria di Le Mans nel 2020, quando sono tornato a casa alla sera, era tutto chiuso per il Covid e ho festeggiato a casa solamente con la famiglia e gli amici più stretti. Mi ha riempito di gioia”.