È da quando ha smesso di vincere mondiali a raffica che Marc Marquez si concentra sul ritorno in cima al mondo: operazioni, quattro in tutto, cambiamenti nella squadra e nell’entourage, una nuova vita a Madrid. Tutto questo per tornare in alto e portarsi a casa quel 9° titolo mondiale che fino a Jerez 2020 sembrava quasi una formalità. Nei suoi anni di digiuno però è scattato anche qualcos’altro nella sua testa: la fama. Dov’è, per un fuoriclasse come lui, la fama? Chi guarda le corse lo ha ben presente Marc Marquez, ma per il resto del mondo i grandi dello sport sono altri: Federer, Messi, LeBron, Senna, Rossi. E quando smetti di correre, o comunque di gareggiare - perché è anche a questo che ha pensato negli ultimi tempi - quello che ti rimane è l’affetto della gente, gente che hai fatto innamorare con storie che altri non possono raccontare.
Così Marc Marquez ha cambiato completamente approccio nei confronti del pubblico. A maggio ha fondato la Fast Brothers per produrre il suo documentario, si è allontanato da Emilio Alzamora ed ha assunto un manager esperto nella gestione dell’immagine. Al contempo ha cominciato a postare sui social e a farlo spesso, ha aperto un nuovo fan club (We Are 93), siglato nuove collezioni d’abbigliamento e promosso la sua docuserie All In come avrebbe fatto una rockstar col suo ultimo disco. Anche nelle interviste Marc è cambiato: parla di dolore, di sentimenti, e almeno una volta alla settimana c’è qualche sua nuova dichiarazione sui giornali.
Ora, per aggiungere un nuovo mattonino di popolarità, Marc ha organizzato una tribuna esclusivamente dedicata ai suoi tifosi per il GP di Jerez (ma la vedremo anche altrove) a prezzi piuttosto vantaggiosi e con qualche esclusiva rispetto ad un biglietto standard. Con 130 euro (che diventano 65 per ragazzi fino ai 13 anni) si può acquistare un posto nella tribuna We Are 93, completo di bandira e cappellino per una visuale privilegiata su curva 1. All’ingresso poi, Marquez ha pensato stand per il merchandising interamente dedicato a lui, DJ set tra un turno e l’altro, un bar, tendoni per ripararsi dal sole e la possibilità per i fan di visitare il paddock. A spiegare l’operazione, chiaramente, ci ha pensato il manager Jaime Martinez: ”I fan trascorrono molte ore in pista per vedere il loro pilota per qualche minuto, e per noi è importante migliorare l'esperienza dei fan sulle piste dal momento in cui arrivano. L'obiettivo è quello di conquistare ancora più fan per il mondo motociclistico”.
Al netto del fatto che Marc sembra lavorare tanto quanto la Dorna per portare la gente ad innamorarsi dello sport, il cammino per conquistarsi nuovi tifosi sembra tutt'altro che banale: il 2015 l’ha segnato per sempre e per qualcuno non c’è documentario o tribuna che tenga. Eppure Marquez non molla di un centimetro, insiste, sia nelle corse che nell'autopromozione. Ora però la vera domanda è una soltanto: questa grande, gigantesca operazione simpatia influenzerà anche le sue scelte sportive? Perché a rendere Valentino il pilota più amato della storia non sono stati soltanto carattere, fame e risultati, ma anche quel rischio enorme preso due volte durante la sua carriera: Yamaha nel 2004 e Ducati nel 2011. A Marc Marquez manca questo e lui lo sa, quello che non può sapere è cosa troverebbe lasciando la casa motociclistica più ricca e potente del paddock per salire su di un’altra moto. Di tempo per decidere però ce n’è sempre meno, e questo enorme desiderio di gloria e riscatto sono un motore sempre più potente.