La MotoGP gli andava stretta ed è, probabilmente, la vera ragione per cui ha deciso di smettere. O, più probabilmente, la ragione per cui non si è strappato i capelli quando si è reso conto che una moto per lui non c’era più in vista del mondiale 2021. Cal Crutchlow, risultati a parte, è uno di quei piloti che appartiene alla “generazione precedente”, quella fatta da ragazzi sempre sopra le righe, votati alla velocità e al rischio prima ancora che alla diplomazia e alla dialettica. E l’ha fatto capire ancora una volta qualche giorno fa, durante una intervista alla testata inglese Crash.net.
“Io non c’entro niente con quei robot che fanno solo ed esclusivamente quello che gli si dice di fare, come se fossero robot aziendali – ha spiegato – Ho il mio carattere ed ho mantenuto il mio modo di vedere le cose e, alla fine, ha funzionato sia per me sia per i miei sponsor. Sono abituato a dire sempre quello che penso e su questo nessuno avrebbe mai potuto convincermi a fare il contrario”. Lo ha fatto anche di recente, quando sul caso Andrea Iannone, dopo la conferma della squalifica per doping e l’aggravio di pena fino a quattro anni, Crutchlow era stato l’unico, insieme a Jack Miller, a prendere una posizione un po’ più distante da quella della solidarietà di facciata presa da tutti.
E anche adesso che è ufficialmente in pensione dalle gare, Cal Crutchlow ha scelto di interpretare a modo suo il nuovo ruolo di collaudatore per Yamaha. “Ho fatto presente ai giapponesi che il mio impegno principale, e quindi la cosa più importante per me, sarà portare mia figlia Willow a scuola. Ho già fatto presente a Yamaha che non farò alcun test quando lei andrà a scuola per la prima volta - ha proseguito - È una cosa importante per me e credo, onestamente, di aver smesso con le corse al momento giusto"Prendere o lasciare.
Un atteggiamento che l’inglese ha mantenuto per tutta la sua carriera, ammettendo di aver in questo modo attirato qualche considerazione negativa e di essere stato preso, spesso, per uno decisamente arrogante. “Alla fine dirò sempre come mi sento – ha proseguito Crutchlow - Non mi importa che alcune persone lo considerino arroganza. Posso ancora dormire la notte. Ma penso che chi mi ha amato lo abbia fatto anche per questo motivo. I piloti dovrebbero capire che alla fine della giornata siamo tutti uguali, invece di sentirsi superiori perché privilegiati”
Ma la MotoGP, inutile negarlo, gli mancherà dopo una vita nelle corse e dopo aver guidato per Honda, Ducati e per la stessa Yamaha. “Mi mancheranno la competizione e i miei amici nel paddock, Jack Miller e Sammy Lowes – ha aggiunto l’inglese - Siamo amici molto intimi. Passo il testimone a Jack, sul lato dritto, e Sammy, sul lato della linea dura, quello di chi rotola quando è infortunato. Gli ho detto di resistere a Portimao e lo ha fatto. Non vedo l'ora di vederli entrambi, ma mi mancheranno settimana dopo settimana ”. Quello che invece non gli mancherà affatto è un ambiente che ultimamente sembra sempre più lobotomizzato in nome di impegni, sponsor e denaro.
“Quello che non mi mancherà – ha concluso - ed è per questo che ho preso la mia decisione, sono cose come i viaggi e la natura politica delle corse. Mi occupo di questo da molto tempo, penso di aver fatto un buon lavoro gestendolo nel miglior modo possibile, ma non puoi gestire quello che sta succedendo tra i piloti, le regole, ecc .... Magari non è una deriva, forse è colpa mia che non so attenermi alle regole!”