L’accostamento è di quelli che generalmente vengono respinti. Gli appassionati di motorsport spesso non vogliono saperne di vedere motociclismo o automobilismo accostati al calcio. Ma a volte è il destino a farlo, se si pensa che Marc Marquez è figlio di un goal. O, meglio, figlio di un amore che si è cementato ed è diventato famiglia dopo una partita di calcio che in Spagna ricordano ancora tutti come “epica”.
"Marc Marquez è nato in una famiglia di motociclisti, ma è stato concepito dal calcio, grazie al leggendario gol di Ronald Koeman e al gran finale di Wembley" – ha affermato Pérez de Rozas nella seconda puntata di “Ruta46 – Ruta93, il percorso di due miti”, il docufilm di Dazn su Marc Marquez e Valentino Rossi. A spiegare una volta per tutte cosa significasse questa affermazione è stata, senza nascondere un certo imbarazzo, la mamma dell’otto volte campione del mondo.
Era il 1992 e a Wembley il Barcellona e la Sampdoria si giocavano la finale dell’ultima Coppa dei Campioni (da lì in poi si sarebbe chiamata Champions League). L’attuale CT della Nazionale azzurra, Roberto Mancini, era in campo quella sera. Ma uscì dal tempio del calcio sconfitto. Da cosa? Da un gol di Ronald Koeman al settimo minuto del secondo tempo supplementare. “Fu una grande gioia, poi ci fu una altrettanto grande festa. Eh, insomma, nove mesi dopo è nato Marc” – ha raccontato la signora Roser Alentà.
Il resto è storia più volte raccontata, con il piccolo Marc che mostra subito un grande amore per le moto. “Ha imparato a dire derapata prima di papà – ha raccontato suo padre Julià. Poi, in occasione di una Epifania, mi chiese di scrivere ai tre Re Magi di portargli una moto. Da quella volta non è più sceso, ma per anni per noi le corse sono state un divertimento e basta. Nel frattempo era nato anche Alex e per loro andare a correre era l’occasione per stare tutti insieme sulla rulotte”.
Poi sono arrivate le vittorie, la scoperta di un talento impressionante e il debutto nel mondiale, nonostante un fisico decisamente esile, che poteva evocare quello dei campioni del passato, ma che non sembrava adatto al motociclismo moderno. Invece la “formica atomica” ha messo nel sacco otto titoli mondiali, mettendo la sua firma su un intero decennio di motociclismo e candidandosi prepotentemente a scalzare Giacomo Agostini. Fino all’infortunio di Jerez nel 2020 e a una pagina triste della sua carriera che, come ha raccontato lui stesso nel recente post pubblicato sul suo profilo Instagram, si sta chiudendo “step by step”. Passo dopo passo. Aspettando di rivederlo in pista. L'unica cosa che gli interessa davvero, come ha spiegato lo stesso Marc Marquez: "Quello di cui sono più orgoglioso è che vivo come avevo sognato , non solo per i titoli. Sono un pilota professionista, vivo del mio hobby e oltre a questo è il mio lavoro ed è ciò di cui sono più orgoglioso".