Emozioni. Sono quelle che, per un motivo o per un altro, la Formula 1 sa regalare andando oltre i soli risultati, le battaglie o le rivalità che animano le gare, i campionati. Sono le stesse che, nella notte di Lando Norris, diventato il nuovo campione del Mondo dopo una stagione infinita, ci hanno saputo regalare Davide Camicioli, Carlo Vanzini e tutta la squadra di Sky Sport F1. Perché quest’annata, spettacolare in pista, avrebbe dovuto chiudersi diversamente.
In studio è il momento dei saluti, quello del “ci vediamo nel 2026”, quando Camicioli, emozionato e con la voce tremante, afferma: “Grazie Carlo. E soprattutto, voglio che continui a massacrarmi per tutta la stagione, mi hai dato la forza di superare anche i momenti difficili. Sei un amico e un insegnante straordinario”.
La telecamera stacca, Carlo sbuffa, è commosso. Dietro quel grazie c’è un riferimento chiaro, la malattia, un male da combattere e sconfiggere, rivelato al mondo per mezzo di un’intervista trasparente, una sorta di inno alla vita in cui è la dignità a farla da padrone. Parole preziose, cariche di significato e che, in fondo, hanno portato un po’ tutti quanti a riflettere, a interrogarsi.
In studio, invece, sono attimi in cui regna la spontaneità, come rimarcato più volte dal conduttore della trasmissione chiedendo scusa, “perché so che a te non piacciono queste robe”. Dall’altra parte, l’ormai storica voce della Formula 1 in Italia abbassa lo sguardo, quasi a non voler diventare il protagonista di una scena che ruota tutta intorno a lui e alla sua battaglia, poi sorride e afferma: “Non erano questi i piani”.
C’è qualche lacrima, ma soprattutto c’è la forza di un pensiero genuino, di quel “forza Carlo” che da ormai due giorni conta più di tutto il resto e che la sua squadra ha voluto ripetere chiamandolo capitano. È sport anche questo, capace di andare oltre la pista, un campo da calcio o da tennis. Poche parole ma dal significato forte, anzi fortissimo. E ci sono poi gli occhi di Vanzini, lucidi, sinceri. È un tripudio di emozioni che ti entrano dentro, che ti colpiscono e, seppur indirettamente, ti coinvolgono.
Forza Carlo, perché non c’è solo una stagione di Formula 1 da raccontare o un fucsia da urlare stupiti come se fosse il primo visto in carriera. O non c’è solo una nuova era dello sport da spiegare. C’è una vita da vivere, al massimo.