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L’enorme dignità di Carlo Vanzini, che per l’ultima gara dell’anno racconta del cancro al pancreas, della famiglia e di tutto quello che conta davvero

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

6 dicembre 2025

L’enorme dignità di Carlo Vanzini, che per l’ultima gara dell’anno racconta del cancro al pancreas, della famiglia e di tutto quello che conta davvero
Carlo Vanzini, 54 anni, è commentatore della Formula 1 per Sky dal 2013. A giugno, quasi per caso, scopre di avere un cancro al pancreas, lo stesso che cinque anni fa gli ha portato via una sorella. Ne parla con la moglie, poi coi tre figli, quindi coi genitori. E oggi, in un’intervista di Elvira Serra sul Corriere, ne parla con tutti noi, con una dignità e una forza da cui sarebbe bello saper prendere spunto

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Se fai il giornalista sportivo gli atleti ti passano davanti carichi e col fiato corto, tutti con la stessa idea di imporsi sugli altri. Alcuni riescono, altri no. Poi passano gli anni e i ruoli tra loro si invertono: il giovane diventa vecchio, le rivalità diventano amicizie e tu stai lì, un punto fisso in un mondo che gira svelto e accelerato, cannibale. Stai lì a seguire distratto arrivi e partenze come il barista della ferrovia. Poi, un giorno, ti rendi conto che quel tempo passa anche per te, che il tuo viaggio è solo più lento del loro.

Oggi, sul Corriere della Sera, Elvira Serra intervista Carlo Vanzini, 54 anni. Di Vanzini si dice che sia bravo a dirigere le persone nel suo team, si dice che negli anni abbia imparato a gestire le critiche sui social con ironia, si dice che il telecronista lo sa fare, anche se non è un’icona come lo sono Guido Meda o Fabio Caressa. Oggi, sul Corriere, Vanzini ci dice che ha un brutto male. Un cancro al pancreas, per il quale spesso l’aspettativa di vita non va oltre i sei mesi. Vanzini lo sa bene perché di cancro al pancreas ha perso una sorella, Claudia, cinque anni fa.

Lui però lo scopre molto presto, probabilmente grazie al lavoro. Parlando con un collega, Davide Camicioli, decide di sottoporsi a un controllo di routine da Formula Medicine, clinica specializzata in medicina sportiva del Dottor Ceccarelli. È il 18 giugno quando scopre di avere un tumore particolarmente aggressivo. Carlo chiama la moglie Cristina, giornalista anche lei, con cui prenota la prima visita a Verona, “Perché mia sorella è morta al San Raffaele per la stessa malattia e psicologicamente volevo farmi vedere altrove”. Poi inizia il primo ciclo di chemioterapia, stavolta a Milano. In estate lo dice ai tre figli e a settembre lo scoglio più duro, quando ne parla con i genitori: “Mi ha addolorato vedere mia madre appassire come un fiore mentre mi ascoltava, ma si è subito ripresa e ci siamo focalizzati sull’intervento”, racconta al Corriere. A fine gennaio, Carlo Vanzini tenterà l’operazione.

Nel frattempo la voce comincia a girare tra i colleghi, sui social compaiono le prime foto senza barba e col cappello per coprire i segni della malattia. Carlo Vanzini diceva, su Instagram, che era arrivato il freddo, che quand’è così conviene coprirsi. I social danno l’impressione a chi li usa di conoscere le persone, di avere un rapporto con loro quando in realtà non sempre è così. E allora c’è chi scrive che si vede la malattia, c’è chi ipotizza diagnosi, chi dice cancro. Il tutto come se si parlasse di una macchia di ruggine sulla carrozzeria dell’auto di un amico al bar. E come l’affronti, una cosa così? Provi a non rispondere, a minimizzare, provi a concentrarti sul lavoro e sulla guerra che hai davanti, una guerra molto più grande di quello che c’è nel tuo telefono.

Manca poco più di un giorno all’ultima gara della stagione della Formula 1 quando il Corriere pubblica questa storia. Carlo Vanzini si è tolto un peso enorme e l’ha fatto con una dignità e una consapevolezza da cui sarebbe bello saper prendere esempio. L’ha fatto all’ultimo momento utile per evitarsi la commiserazione dei social, del vicinato e dei colleghi, cercando invece di ricavarne l’affetto sincero e tutta la forza possibile.

Andava fatto, però, era importante salutare la sua cosa, il suo sport, con tutta la libertà e la franchezza di quelli che saranno momenti intensi con cuffia e microfono, quando si troverà a raccontare il prossimo campione del mondo sapendo che per lui potrebbe essere l'ultimo. È dura, eppure bisogna essere pronti. Elvira Serra gli chiede dell’albero di Natale, se ha pensato al fatto che potrebbe essere l’ultimo. Lui risponde di no, dice che non ci ha pensato, anche se quest’anno l’albero quest’anno l’ha preso nuovo, bianco. Come un foglio su cui scrivere nuove storie, storie di corse ad un ritmo più lento. Per il gusto di vederli passare, provarci, fallire e riuscire ancora per un po’, finché si può.

E sarà bello seguire questa Formula 1, sarà bello ascoltarti per sapere che succede in pista e che succede lì, nel cuore di un uomo che sta lottando con tutto sé stesso.

Forza, Carlo.

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