Alt! Questa non sarà l’ennesima critica nei confronti della FIA che, come già detto, da settimane ormai, non ne fa una giusta Ma è semplicemente un ragionamento, un pillola in un lunedì post weekend senza Formula 1, che fonda le proprie radici su una ambigua curiosità: vuoi per un motivo, vuoi per un altro (e la FIA, vi assicuro, c’entrerà quasi sempre), tutti i campionati di quest’anno, Formula 1, Formula 2, Formula 3 e WSeries, sono stati vinti quando i rispettivi piloti vincitori erano già fuori dalle monoposto e non stavano gareggiando al momento del lieto annuncio (o conferma).
Partiamo dalla Formula 2, campionato che si è definitivamente chiuso con il trionfo di Felipe Drugovich il 10 settembre, nella Sprint Race di Monza, con 69 punti di vantaggio su Théo Pourchaire. A causa di un contatto con Amuary Cordeel, il leader del campionato è costretto al ritiro al primo giro. Drugovich passa così la gara in attesa, da spettatore, osservando i monitor del suo box. Alla fine dei giri previsti, Pourchaire taglia il traguardo 17esimo e in pitlane iniziano i festeggiamenti: Felipe Drugovich è il nuovo campione della Formula 2, con ancora una gara e un round, quello di Abu Dhabi, da disputare.
Nella mattinata del giorno dopo è stato incoronato un altro campione in quel di Monza: si tratta di Victor Martins. Poco prima di un contatto tra Maini e Benavides, il francese è quarto, mentre l’altro contendente al titolo, il rookie Oliver Bearman, è a pochi metri dal leader della gara Zane Maloney. Se l’inglese dovesse avere successo nel sorpasso e vincere la gara, il campionato si chiuderebbe nelle mani del 17enne. A cinque giri dalla fine viene così esposta bandiera rossa e per gli aspiranti campioni inizia l’attesa più tremenda. Il tempo scorre e tutti i piloti sono in pit-lane, fino al fatidico annuncio: la gara non verrà ripresa, Martins dunque è campione nel mondo. I social si infiammano contro l’ennesima decisione (errata) della Federazione: i campionati andrebbero decisi in pista, non ai box, Bearman meritava una chance.
Passiamo poi alla Formula Uno, il cui campionato piloti ha avuto epilogo la scorsa settimana a Suzuka: come tutti ricordiamo perfettamente, Verstappen ha saputo di essere campione del mondo durante le interviste post-gara, sotto il podio, a seguito della penalità di Leclerc. L’olandese ha continuato a chiedere conferma del titolo anche nel retro podio, come poi svelato, con intento ironico, in un video che la Formula Uno ha pubblicato sui social dopo i festeggiamenti. Ma è davvero giusto che neppure il campione in questione (e il team) si rendano conto di aver vinto il campionato?
Concludiamo invece con la WSeries, il caso “più particolare” tra quelli presi in esame. Lunedì è arrivato l’annuncio che la categoria femminile chiuderà i battenti in anticipo: i round di Austin e Città del Messico non verranno disputati per questioni pecuniarie. E in automatico è arrivata anche la conferma: Jamie Chadwick è per la terza volta campionessa della WSeries (che, ricordiamo, ha appunto solo tre anni di “vita”). C’erano già state tante critiche riguardo la categoria: non c’è un vero e proprio step successivo e adesso c’è chi si sta chiedendo che non sia più una mossa di puro marketing che il reale tentativo di rendere il motorsport un posto più inclusivo. Insomma, adesso viene da dire solo una cosa: forse dovrà “cadere un meteorite sulla terra” anche per far sì che i campionati tornino ad essere decisi su pista.