Seduto con la testa bassa su un muretto della sua Montecarlo Charles Leclerc ha il cuore dolorante. È lo scatto più terribile del 2021, di un anno di transizione che lo ha visto dover sopportare da lontano, spettatore silenzioso, le gioie terribili dei sue duellanti per il titolo. È la fotografia di un cuore che si spezza, di un ragazzo che di quell'arsenale di sentimenti ha saputo farci qualcosa di grande, catalizzando l'attenzione, spostando il dolore.
È la testimonianza fotografica che ci si rialza da quel dolore lì, come da tutti gli altri. Si accetta di non prendere parte alla gara di casa dopo aver conquistato la pole position, si chiude un anno insipido e tremolante, si lavora per il successo nel 2022, si vince, si perde, si esce silenziosamente dalla lotta per il mondiale tra errori di altri, tuoi, di tutti.
Per chi è in grado di fare due secondi al secondo, per questi ragazzi terribili che si giocano tutto sul filo del tempo, i sentimenti sono troppo spesso un'arma contro cui difendersi, da cui stare attenti. La troppa foga, la troppa rabbia, la troppa felicità.
Tutto è troppo sotto le tute, dentro al casco e nei guanti che li accompagnano verso il successo. Sono uomini al limite del disastro, teste pensanti in macchine perfette. Ma è il cuore, è sempre il cuore, quello che fa muovere tutto. Perché la verità è che per quanto i piloti cerchino di spingere verso il basso di loro stessi i sentimenti, la fortuna della Formula 1, della Ferrari e di uno sport che sopravvive al tempo che passa, sono sempre stati i sentimenti. Il cuore è quello che muove ogni cosa quando il mondo si mette di traverso e quando, seduto su un muretto, senti che fa così male che potrebbe esplodere da un momento all'altro.
Ma conosce il dolore, Charles Leclerc. Diavolo vestito da angelo di questa generazione straordinaria di giovani piloti, merito e fortuna di una Formula 1 rinata grazie a loro. Conosce il dolore della vita, quello vero, quello che non si interessa di macchine rotte, mondiali persi. Quello di un padre che lascia un figlio dopo una lunga malattia, solo, alle porte della Formula 1, nel suo anno più bello e più tragico insieme.
Fortificato dalle mancanze, stracolmo di sentimenti, nel suo viaggio verso il sogno Charles non ha rinunciato al cuore. Ne sarebbe orgoglio, Enzo Ferrari. Lui che su un sogno ha costruito il sogno di tutti, sarebbe fiero di questo ragazzino tutto cuore. Che straborda da sé, che sbaglia per foga, che da tutto quando sa che potrebbe anche raccogliere niente ma facendolo ci fa divertire, e soffrire e amare come pochi, nel passato glorioso di questo sport, hanno saputo fare.