È mercoledì 6 dicembre 2023, su YouTube l’algoritmo di chi scrive segnala un video di venti minuti pubblicato da Repubblica e intitolato Valentino Rossi, il più grande di tutti: viaggio a Tavullia tra i segreti del Dottore. Le premesse sono quelle dell’esclusiva notiziabile, perché a Tavullia a parlare con Valentino ci sono stati in tanti ma ogni volta ne è uscito qualcosa di buono, di diverso. Un ennesimo angolo da cui guardarlo Vale, scoprendo che riesce sempre ad aggiungere qualcosa a quello che già si sapeva. Roba divertente e leggera, grande, spontanea. Roba di Valentino Rossi.
Il video comincia con un po’ di contesto: qualche cambio di messa a fuoco, una dronata sulla piazza di Tavullia, cose così. Niente di incredibile, nemmeno di sbagliato però. Poi si passa alla signora Alberta, che di fronte alla piazza ha un’edicola storica e, per questo, negli anni ha rilasciato più interviste di Papa Francesco. Genuina, gentile. È un intervento che funziona, eppure si ha la sgradevole sensazione di aver già ricevuto questa storia, di trovarsi davanti allo stesso racconto di sempre: il grande campione che viene dal niente, dove la gente normale che gli vuol bene. Roba confezionata pure male (di tanto in tanto sbucano commenti su Valentino pescati da qualche fanpage sui social) con l'obiettivo di raccontare che lui è uno normale, uno di noi e non uno di loro.
Il video prosegue con altri interventi, tutti interessanti: c’è l’amico storico che gestisce la pizzeria Da Rossi, c’è Alessio ‘Uccio’ Salucci che racconta qualche aneddoto e c’è pure Aldo Drudi - uno che da ragazzino correva con le moto in spiaggia assieme a Graziano Rossi - intento a mostrare il primo casco con cui Valentino corse nel mondiale per poi soffermarsi sul dettaglio del preservativo disegnato sulla parte posteriore assieme alla frase ‘questa calma non mi piace’ perché di ragazza all’epoca ne frequentava poche. È divertente, è la gente di Vale. Menomale che ci sono loro. Del resto, francamente, si fa fatica a salvare qualcosa. Anche perché più passano i minuti più ci si rende conto che la signora Alberta non indossa la mascherina chirurgica come fa qualcuno a cui è rimasta l’abitudine, o forse un po’ di paura: la signora Alberta lo fa perché il video è stato girato nel 2021, probabilmente d’estate. Valentino non compare. Si parla dell’annuncio del suo ritiro, eppure la pubblicazione risale a dicembre 2023. Davvero qualcuno, a Repubblica, ha pensato di lanciare un servizio sul ritiro di Valentino Rossi a due anni e mezzo di distanza come se niente fosse? Nel frattempo Vale ha smesso di correre in moto, è salito in auto, ha visto Pecco Bagnaia vincere due titoli mondiali ed è riuscito a imporsi anche nel GTWCE, nell'endurance. Dal prossimo anno invece correrà nel WEC. Pubblicare oggi un servizio sul suo addio alle corse, anzi sull'annuncio del suo addio alle corse, è come sbattere online una disamina sul primo Governo Conte.
Ad ogni modo vero problema resta il contenuto: vecchio, già visto, a tratti scontato. Ma Valentino Rossi è più di questo, molto di più. È l’amore per quella roba lì, la velocità, che viene prima di tutto. Velocità pura e nel modo di fare, ma anche la velocità di pensiero unità alla capacità quasi maniacale di ricordare tutto di quello che gli viene detto, al punto che uno così riuscirebbe a dire cose interessanti anche sott’acqua. Invece qui ci troviamo davanti a un prodotto per casalinghe, un’ospitata a Che Tempo Che Fa per andare in prima serata quando invece su YouTube ci si possono prendere delle libertà e lavorare con le idee. Farlo con Valentino sarebbe semplicissimo perché di spunti lui te ne regala un’infinità, la sua gente pure. È vero che arrivare a tutti non è sempre facile, eppure se c’è uno che ci è riuscito partendo da un mondo distante come quello delle corse è proprio questo signore qui, 45 anni il prossimo febbraio. Se vedere un servizio come questo diventa quasi fastidioso è perché Valentino non se lo merita e, tutto sommato, neanche noi che stiamo a guardare: svilisce la sua storia e pure il mestiere del giornalista, specialmente considerando che questa roba ci arriva da uno dei quotidiani più autorevoli del paese. Un paese che invecchia male continuando a proporre lo stesso linguaggio, la stessa incessante litania così ripetitiva da far perdere valore al contenuto. Se siamo a questo punto, forse, è perché a dirigere le operazioni troviamo una schiera di signori imbullonati alla poltrona da trent'anni che oggi, disgraziatamente, pubblicano contenuti su internet senza sapere come accendere il modem.