"Sono le persone che muovono questo sport". Dicendolo a Carlo Vanzini, voce di Sky Sport Formula 1 nella telecronaca che ogni weekend di gara riempie le case degli appassionati italiani, si illuminano gli occhi: gli autodromi pieni, gli ascolti altissimi, i fans sempre più giovani, sempre più coinvolti, sempre più vicini a un mondo che in pochi anni è davvero rinato dalle proprie ceneri.
La passione per la Formula 1 si moltiplica grazie all'entusiasmo di chi la segue e Carlo Vanzini, che ne è a tutti gli effetti la voce, di questa popolarità ritrovata fa tesoro per iniziare il 2023 nel migliore dei modi, senza però dimenticare una grande lezione: "Non facciamo questo lavoro per piacere agli altri". Già, perché qui crescono i numeri, più insieme all'entusiasmo crescono anche i detrattori, le critiche, gli insulti social.
Ma come si fa a gestire tutto? A camminare sul filo sottile che divide l'approvazione della gente dal desiderio di compiacere? E come si trova ogni anno l'entusiasmo per rimettersi in gioco e per puntare sempre a qualcosa di più grande? Lo abbiamo chiesto a Carlo Vanzini prima del via della nuova stagione in Bahrain, dopo la presentazione della stagione di Sky Motori che ci accompagnerà in questo lungo campionato del 2023.
Ciao Carlo, ti sei prefissato un obiettivo personale per questa stagione di Formula 1?
L'obiettivo per me è quello di lavorare divertendomi come sempre, di godermi la fortuna che ho. E la speranza è quella di riuscire a raccontare delle stagioni molto combattute e parallelamente di poter seguire dei bei percorsi: quello di giovani talenti, come Oscar Piastri, o di grandi imprese, come il brutto anatroccolo Perez che a Monaco lo scorso anno si riscopre cigno. Le belle storie che fanno grande questo sport. Più ne abbiamo più io sono contento, perché anche banalmente ho più cose da dire e da commentare. I presupposti per un grande anno, anche indipendentemente dalla lotta mondiale, ci sono sicuramente in questo 2023.
Diventa complesso per te commentare quando queste storie invece mancano? Come la seconda metà della stagione lo scorso anno con il dominio di Verstappen?
Diventa più complesso quando la stagione sembra indirizzata verso una strada e poi invece ne prende un'altra: ad esempio lo scorso anno l'inizio del campionato sembrava indicarci una sfida feroce tra Leclerc e Verstappen, magari anche con un rientro in corsa della Mercedes. Questo ti va venire l'acquolina in bocca perché sai di avere davanti una sfida memorabile, e poi invece può succedere - come infatti è capitato nel 2022 - che le cose vadano diversamente. Lì sì, l'interesse delle persone cala perché manca la sfida, la sorpresa, e trovare spunti è un po' più complicato.
Da cosa ti accorgi che l'interesse del pubblico è minore?
C'è proprio meno attenzione: dagli orari delle gare fino ai dettagli sulle monoposto, le dichiarazioni dei piloti e via dicendo. Io lo vedo con i miei amici che magari passano, come in questo periodo, dal dire "oh quindi domenica c'è il primo Gran Premio" a magari il "ma non è ancora finita la stagione?" che senti quando i titoli sono già stati assegnati prima della fine del campionato.
Quanto influiscono le prestazioni della Ferrari su questo interesse?
In Italia una Ferrari forte porta grande attenzione, e lì in caso di grandi risultati tutti sono concentrati sulla stagione. Quando viene a mancare questa parte resta lo zoccolo duro del pubblico della Formula 1, mentre gli altri si perdono un po' per strada nel corso dell'anno. Ovviamente mi piacerebbe vedere più interesse sportivo e meno tifoseria però i dati ci dicono chiaramente che lo scorso anno, andando verso il finale della stagione, l'attenzione è calata, al contrario di quello che invece è successo con la MotoGP.
Parlando di cultura sportiva: quanto ti pesano le critiche, soprattutto sui social, relative al tuo lavoro da parte dei tifosi?
Fa parte del gioco e io parto sempre dalla consapevolezza di non poter piacere a tutti. Così come io, da spettatore, ho dei conduttori che mi piacciono molto e alcuni che proprio non sopporto, è normale e umano che sia così anche con me. Io non faccio il mio lavoro per cercare di piacere a qualcuno, lo faccio perché è la mia passione, perché sono un grande appassionato di sport prima ancora che giornalista, e credo che questo sia fondamentale per far bene, per raccontare e per trasmettere qualcosa. Ovviamente i commenti negativi arrivano e io li leggo perché credo sarebbe anche stupido non farne tesoro, a volte anche da una critica si può trarre uno spunto interessante. Poi vabbè, c'è una parte che neanche considero...
E quali sono quelli che non consideri?
Ci sono i commenti di quelli che da come scrivono sembrano sempre piloti, ingegneri, super esperti del settore e poi magari vai a vedere il loro profilo e sono esperti di tutto: dalla politica allo sport fino al Grande Fratello. E ovviamente sono esperti solo in negativo, quindi parlano quando c'è da criticare e basta. Quelli li lascio proprio perdere perché vivono una frustrazione, non so bene quale, nei confronti della vita.
Entriamo nel vivo di questa nuova Formula 1: hai già avuto modo di parlare con Vasseur da quando è diventato team principal Ferrari. Come ti è sembrato in questo ruolo?
Con Vasseur ci conosciamo già da tanto tempo, abbiamo avuto modo di fare delle belle chiacchierate e anche di scontrarci in passato. Ultimo ad esempio il momento in cui l'Alfa Romeo, di cui era team principal, ha deciso di appiedare Giovinazzi. Ci siamo parlati, ognuno restando sulle proprie opinioni, ma cercando un confronto tra persone che hanno grande rispetto per il lavoro altrui. In Ferrari lo vedo come uno che è nato per fare questo, per essere team principal. Lo ha fatto sempre da quando ha capito, molto presto, che quella da ingegnere non era la sua strada: lui è bravo nella gestione. Gestire persone, gestire situazioni anche complesse, gestire piloti... credo che metà griglia attuale sia passata dalle sue "grinfie" ad un certo punto della carriera.
Quindi Vasseur in Ferrari sarà un accentratore?
Lui a Maranello ha il compito di far amalgamare bene i diversi elementi di un prodotto che ha già delle buone basi, perché in Ferrari oggi c'è un buon livello, non c'è una situazione drammatica da dover ricostruire. È un po' come se mancasse un pasticciere per fare una torta di cui però gli ingredienti ci sono già. Un buon capo è quello che, in un ambiente complesso come quello della Formula 1, riesce a far capire a tutti qual è il ruolo che devono avere all'interno della squadra. Magari anche facendo lui stesso un passo indietro. So che Vasseur è uno che guarda molto e poi decide, però per decidere deve avere la certezza: si fa spiegare i processi, osserva e poi se necessario interviene per portare dei cambiamenti.
Come sulle strategie del muretto...
Tutti hanno parlato di una grande novità, quella di avere Ravin Jain come capo delle strategie al posto di Rueda. In realtà Rueda era già responsabile sportivo ma prima succedeva che quando Ravin dava un’indicazione sulla strategia da seguire poi magari si apriva Rueda che diceva la sua, e si creava confusione, finendo con il perdere l'opportunità. Vasseur ha messo in ordine le gerarchie: adesso c'è uno che decide e, che vada male o bene, non c'è più il rischio di incomprensione che si creava prima. E poi lui è uno che si fida delle sue persone...
In che senso?
Ad esempio, della presentazione della nuova Ferrari, lui ha voluto sapere il giusto: non si è messo in mezzo, non ha fatto riunioni su riunioni, non ci si è dedicato in prima persona perché quello non è il suo ruolo. È stato informato su come sarebbe stata la presentazione, si è fidato di chi l'ha organizzata perché chi è in quel ruolo sa fare il proprio lavoro e lui giustamente lo ha affidato a loro.
Una capacità di "delegare" che prima mancava?
Mattia Binotto era un grandissimo lavoratore però secondo me fare tante riunioni su tutto, e cercare di occuparsi di qualsiasi cosa, non è il lavoro che compete a un team principal. Se prendi delle persone che hanno un ruolo devi anche fidarti. Quindi spero che, anche su cose più importanti rispetto all'esempio che ho fatto della presentazione della nuova monoposto, questo cambio di prospettiva si senta e si veda. Il suo atteggiamento è giusto perché lui, lo ha detto chiaramente, è arrivato per vincere: non è sicuramente uno che si interessa se "Vanzini ha detto una cosa o un'altra", non gliene frega niente: a lui importa solo di far funzionare le cose in Ferrari.