È in forma, Carlos Checa. Nella Champions Charity Race in salsa flat track di Eicma, un paio di settimane fa, ha battuto Casey Stoner in semifinale, costringendolo all'errore in una seconda manche dal ritmo forsennato. Poi, nella finale della categoria "pistaioli", lui e Troy Bayliss se la sono giocata sul filo dei millesimi in una sfida dai contorni meravigliosamente vintage, vinta per una manciata di decimi dall'australiano. Dopo il weekend di gara finale del Montmeló, il campione del mondo SBK 2011 - ora opinionista per DAZN Spagna - si è lanciato in una previsione sulla MotoGP 2025: "Non credo che ci saranno grandi sorprese. Vedremo Marc Marquez, che avrà una moto migliore di quella che aveva. E se sarà in forma, lo vedremo, credo, lottare per il titolo. Penso che dovrà essere la Ducati a controllare la situazione. Spero di sbagliarmi, ma penso che l'anno prossimo sarà un campionato a due, per la superiorità che hanno dimostrato la squadra e la moto, e per i due piloti (pecco Pecco Bagnaia e Marc Marquez, ndr) che penso siano i più importanti".
Ora, dalla MotoGP vista negli ultimi mesi ci si può prospettare anche qualcosa di diverso da ciò che si è detto, ripetuto, sottolineato, da ciò che sembra sostanzialmente scritto su un copione che nessuno ha il coraggio di smentire, discutere: il 2025 sarà l'anno di Marc Marquez, del duello definitivo con Pecco Bagnaia, dei piatti che volano nel box Ducati rosso. Sembra debba andare per forza così, eppure le gare le abbiamo sempre guardate aspettandoci sorprese, virgoloni neri che ridefiniscono il concetto di "traiettoria predefinita", avvenimenti che in pochi secondi e in pochi metri sciolgono come neve al sole ciò che sembrava essere ineluttabile.
Il 2024 ci ha appena confermato che un titolo mondiale può vincerlo anche un team clienti e che il peso delle squadre satellite continua ad aumentare in una MotoGP in cui dalla quantità di informazioni raccolte - insieme al modo in cui queste vengono connesse e infine tramutate in soluzioni tecniche - dipende il destino di ogni singolo weekend di gara. Il 2024 ci ha comunicato che la Ducati perderà il suo team satellite di riferimento (Pramac), il che comporterà scendere in pista con due Desmosedici in meno, con tre piloti factory (che saranno Pecco Bagnaia, Marc Marquez e Fabio Di Giannantonio) invece di quattro a fornire indicazioni sulla moto nuova. Il 2024 ci ha detto che Borgo Panigale ha vinto diciannove gare su venti, statistica che ha consentito al marchio bolognese di pubblicizzarsi alla grande con lo slogan "nessuno è perfetto", numeri impressionanti che ricordano le egemonie cicliche di alcuni costruttori in Formula 1 e che sembra difficile possano essere replicati in MotoGP.
Perché nel frattempo le altre Case spingono, sollecitate dai distacchi a tratti abissali che le Desmosedici hanno rifilato al resto della griglia di partenza nella seconda parte della stagione. La Ducati in sostanza, con la moto e con la coppia di piloti ufficiali che si ritrova, potrebbe anche fermarsi per bere un caffé, fumare la sigaretta e destinare gran parte del suo budget al progetto 2027, quando il nuovo regolamento della top class le imporrà di portare un moto completamente inedita. Intanto Aprilia, rifornita dall'entusiasmo dei piloti (ex Ducati) Martín e Bezzecchi, rifocillata dalla voglia di progredire del nuovo direttore tecnico (ex Ducati) Fabiano Sterlacchini, ha concluso i test di Barcellona con sorrisi da orecchio a orecchio che, francamente, non si vedevano dai tempi dell'ultima vittoria in MotoGP, risalente alla scorsa primavera. Neanche la Yamaha sembra essere lontana, anzi l'atteggiamento mostrato da Fabio Quartararo ultimamente porta a pensare che ad Iwata siano riusciti a trapiantare il metodo di lavoro stile Formula 1 adottato da Ducati (ancora una volta) in MotoGP, combinandolo con la tradizionale raffinatezza giapponese: il 2025, anno del Signore in cui dovremmo vedere una M1 scendere in pista per la prima volta col quattro cilindri a V, potrebbe essere la stagione della fioritura. E poi c'è Pedro Acosta, che si è dato cinque in pagella per una stagione da rookie conclusa in sesta posizione in classifica, a soli due punti dal ben più navigato Brad Binder. Difficilmente il Tiburon di Mazarron - traslocato nel team ufficiale - si accontenterà di un 2025 a secco di vittorie, così come non potrà bastare a KTM, obbligata a dimostrare qualcosa di veramente convincente dopo aver salutato Francesco Guidotti, Fabiano Sterlacchini ed aver ingaggiato due top rider: Enea Bastianini e Maverick Vinales.
Ci sono elementi sufficienti per pensare che il 2025 possa non essere solo l'anno di Marc Marquez versus Pecco Bagnaia e delle stoviglie che si frantumano sui ripiani del box Ducati rosso.