Si è innamorato delle corse sedendosi nel posto di guida dei camion che suo padre Danilo (sì, si chiama così) portava sulle strade di mezzo mondo al seguito del Team Pileri. “I camion delle corse non sono come quelli che vedi per strada. Li vedevo tutti colorati, con tutti quegli adesivi e poi lo guidava mio padre. Ero piccolissimo” – ha ricordato Danilo Petrucci in una intervista di non molto tempo fa. Le moto, probabilmente, ce le aveva già nel sangue, visto che comunque aveva già iniziato a fare qualche garetta nel mini trial, e il resto, appunto, lo ha fatto quel camion di suo babbo. Che era stato il modo per sentirsi dentro un mondo e contestualmente sulle ginocchia di fenomeni come Loris Capirossi in quegli anni, quasi con la certezza che quella sarebbe stata la sua vita: da pilota o, come suo babbo, da autista di camion nelle corse.
La storia di Danilo Petrucci l’abbiamo già raccontata e non una volta sola e non serve stare a ricordarla troppo. Quello che invece può servire è riprendere una definizione che lui stesso aveva dato proprio a noi di MOW non molto tempo fa: “sono un figlio del grasso della ralla”. E’ “la sede” che si trova, appunto, sulle motrici dei camion e su cui si infila il gancio dei rimorchi. “Se ti andavano le mani sulla ralla finivi per sporcarti di grasso fino all’ultimo capello che avevi in testa, ma mi piaceva troppo salire anche lì dietro sul camion di mio papà e succedeva sempre che tornassi a casa con i vestiti quasi da buttare”. Ricordi di un ragazzino che ci tiene a raccontare sempre da dove viene e che poi ha scritto la storia nelle motociclette. Magari senza vincere abbastanza, ma vincendo ovunque come nessuno aveva mai fatto: in SuperStock, in MotoGP, in Superbike, nel MotoAmerica e, sempre in moto, anche alla Dakar.
Ecco, la Dakar: un altro degli amori grandi di Danilo Petrucci. Probabilmente l’ultimo amore n termini di tempo. Un ultimo amore che Danilo,adesso, mezzo incontenibile come è, ha deciso di mettere insieme al primo: i camion. Sì, è successo davvero. Su MOW l’avevamo un po’ anticipato, ma ora è ufficiale: Danilo Petrucci tornerà alla Dakar e questa volta con un camion. Suona quasi di tributo a un babbo, a una storia potente, a un’eredità che si conserva pur cambiando: Danilo Petrucci figlio alla guida di un camion proprio come Danilo Petrucci padre, ma mettendoci tanto del suo: la competizione, la sfida, un po’ di follia.
“Io alla Dakar prima o poi ci torno, magari non con le moto se non sarà possibile, ma prima o poi ci torno” – era stata la promessa. La possibilità di mantenerla, ora, gliel’hanno data quelli di Italtrans, la nota azienda di trasporti che è presente anche nel Motomondiale, e Prometeon, produttore di pneumatici per mezzi pesanti. “Sono contentissimo – ha annunciato ieri Petrucci - di entrare a far parte dell'equipaggio Italtrans. Non vedo l'ora di salire a bordo del truck insieme a Claudio Bellina e Marco Arnoletti. La Dakar è una sfida affascinante e sono emozionato di viverla per la seconda volta. Avrò molto da imparare e darò il massimo per aiutare a fare un buon risultato". Danilo Petrucci, nello specifico, si alternerà alla guida con Claudio Bellina, pilota principale alla sua diciassettesima ma Dakar, e il navigatore Marco Arnoletti: avranno il numero 608 sul “cupolino” del bestione blu che 3 gennaio sarà a Bisha, in Arabia Saudita, al via della quarantasettesima edizione della corsa delle corse.