Se qualcuno vi avesse raccontato, tempo fa, che sarebbe arrivato un giorno in cui KTM si sarebbe presentata alla Dakar con tre soli equipaggi ci avreste creduto? E se qualcuno vi avesse raccontato che nel bel mezzo della crisi sportiva delle giapponesi in MotoGP, KTM avrebbe dovuto preoccuparsi più di tenere a distanza l’Aprilia che di raggiungere Ducati, come avreste reagito? Probabilmente non avreste mai creduto alla prima e avreste preso per matto chiunque avesse raccontato la seconda. Invece è esattamente quello che sta succedendo e è solo la punta nel racing di una crisi che è senza precedenti per il marchio austriaco. Perché delle moto nelle corse o di qualche team o equipaggio si può anche fare a meno, ma del lavoro che garantisce futuro a centinaia di famiglie no. Con il gruppo Pierer Mobility che proprio in queste ore potrebbe mandare a casa circa altri 300 dipendenti nel giro di pochi giorni e decidere di interrompere senza appello la produzione di ogni tipo di motocicletta per i mesi di gennaio e febbraio del 2025.
Per quanto riguarda KTM nelle corse, però, il paracadute lo ha fornito Red Bull, che continuerà a sponsorizzare sia la MotoGP che il cross e la Dakar e tutte le discipline in cui è presente il marchio austriaco. Sì, ci sono stati dei tagli e si è rinunciato a qualche progetto, ma nella sostanza la crisi non si farà sentire più di troppo. "Restiamo in tutte le serie in cui siamo presenti – ha detto Pit Beirer, che si occupa proprio del racing per KTM - Qualunque cosa faremo, la faremo al meglio. Ma ora l'attenzione è tutta rivolta principalmente all’arancione di KTM e e anche il nostro programma junior, che inizia con la Rookies Cup, non è a rischio. I nostri partner e sponsor ci stanno supportando in questa fase difficile".
Red Bull, però, non è disposta a intervenire per salvare anche l’azienda e è proprio di queste ore un comunicato diffuso da Pierer Mobility che smentisce l’intervento di Mark Mateschitz (patron di Red Bull e già socio di Pierer in altre aziende) per fornire la liquidità necessaria a mandare avanti la baracca. Il perché lo spiega la stessa stampa austriaca: gli investimenti fatti sull’elettrico, a cui non hanno corrisposto adeguati flussi di vendita, hanno generato una situazione che oggettivamente è al limite dell’irrecuperabilità. Basti pensare che KTM ha dovuto regalare ai propri dipendenti ben 11000 bici elettriche rimaste invendute solo per la necessità di avere, quanto meno, i magazzini liberati.
Un esempio che rende la misura di quanto denaro sia letteralmente andato in fumo in seguito all’infatuazione per l’elettrico (che è stata comune anche a molte case automobilistiche oggi finite in crisi per la stessa ragione) e di quanta necessità ci sia, adesso, di mantenere in vita una realtà industriale che dovrà a tutti i costi trovare un po’ di ossigeno. Si dice che all’orizzonte potrebbe esserci l’intervento di un gruppo cinese, ma è davvero troppo presto per azzardare qualsiasi ipotesi senza rischiare di diffondere suggestioni infondate come quella del possibile intervento diretto di Red Bull (che non ha alcuna intenzione di produrre qualcosa di diverso dalle sue bevande energetiche, al di là dell’impegno sul fronte del motorsport e dello sport più in generale).