Un lottatore sereno. Carlos Sainz si distingue sul polveroso bivacco della Dakar per il suo stile regale, tanto che per anni girava la voce che fosse di sangue blu. Invece è semplicemente Carlos Sainz. Ogni volta stupisce vederlo uscire assolutamente impeccabile dall’abitacolo della sua Audi RS Q e-Tron E2 dopo aver percorso tappe massacranti come la 11, Al Ula – Yanbu, la più dura di questa Dakar 2024 con ben 480 km di pietre e massi. Ha classe. punto. E anche il quarto sigillo è arrivato con stile.
Ad attenderlo tutta la famiglia con il pilota della Ferrari, Carlos Sainz jr. in prima fila “Sono più nervoso adesso di quando tocca a me correre”, sorride. “Siamo arrivati ieri sera, ma solo mia madre e mia sorella si sono presentate al via. Io sono rimasto volutamente nascosto. Voglio fargli una bella sorpresa. Se lo merita”.
Carlos figlio è il primo grande tifoso di Sainz padre. Non poteva essere diversamente. Condividono lo stesso istinto killer, il fascino e l’autostima dei grandi condottieri. La gente si accalca, i clacson suonano. Carlos Sainz e Lucas Cruz (il navigatore di sempre) arrivano seduti sul tetto dalla rivoluzionaria Audi E-Tron. Inizia la festa. Appena vede il figlio, Sainz sr salta giù dalla macchina e i due si abbracciano. Sgorgano le lacrime. Dopo due settimane dure, lo spagnolo si scioglie e mostra il suo volto più bello. Il testimone parla dal ferrarista al re delle dune.
Abituati al viso sereno e la ferma impressione di avere tutto o quasi sotto controllo, emoziona vedere il volto di El Matador rigato di lacrime.
Carlos, ti abbiamo visto commosso.
“E’ un orgoglio vincere davanti alla mia famiglia. È il frutto di tanto allenamento. E’ un aspetto della mia vita che condividono con me. Tante ore, tanti sacrifici. Sono dell’idea che è meglio soffrire di più a casa che qui. Per essere a questo livello oggi, mi sono preparato duramente”.
Che effetto ti ha fatto vedere tuo figlio?
“Una bellissima sorpresa. Non mi aveva detto niente. Sai, ci siamo sentiti tutti i giorni, prima e dopo ogni tappa, abbiamo condiviso la strategia. Io sono il suo primo tifoso e viceversa. Condividiamo la stessa passione e facciamo tante cose insieme. Solo che in questo periodo i tempi non coincidono. Per lui è un momento di riposo prima della stagione di F1, per me il momento più importante dell’anno”.
Il 2024 è iniziato nel migliore nei modi per la famiglia Sainz.
“Direi proprio di sì. Sono orgoglioso di essere entrato nella storia: quattro vittorie con quattro marchi diversi”.
Quale la vittoria più bella?
“Sono tutte speciali, ma di questa sono particolarmente fiero. Vincere quella che lo stesso David Castera ha definito come l’edizione più dura da quando si corre in Arabia è una grande soddisfazione. Farlo con una macchina così speciale, ancora di più. Questo successo significa molto per me. Audi ha creduto in questo progetto molto coraggioso ed il successo è arrivato al terzo anno”.
L’ Audi RS Q e-Tron E2 non è una macchina, è un’astronave.
“E’ la macchina più rivoluzionaria e complicata che abbia mai guidato. Pensa solo al differenziale centrale virtuale o alla possibilità di fare tutta la gara, e stiamo parlando di due settimane al massimo, con un set di dischi e pastiglie. Se qualcuno nei primi Anni 80 che avrei guidato una macchina così avrei detto: ma questa è fantascienza! Invece mi sono sempre messo in gioco, con gli ingegneri, tutto il team, perché è una vittoria di squadra”.
È stata forse l’edizione più massacrante per chilometri e difficoltà?
“È stata tremendamente dura, lo dice il risultato. La macchina ha reso la sfida ancora più speciale. Se ripenso ad un anno fa quando sono stato costretto ad abbandonare. È stato un inizio molto difficile, dopo l’infortunio, con due vertebre fratturate, recuperare ed essere qui a vincere è una soddisfazione personale e per Audi”.
Per Audi potrebbe essere l’ultimo anno, non si può dire lo stesso del suo pilota.
“Come ho detto più volte. Il mio focus è stato finora tutto su questa Dakar. Un giorno alla volta. Volevo vincere e ci siamo riusciti. Godiamoci questa straordinaria vittoria. Poi arriverà il tempo per riflettere. Vedremo se ci sarà una continuità o altre opzioni. E poi farò come ogni anno: mi guarderò allo specchio e mi chiederò come mi sento, se sono stato competitivo e se lo sarò ancora”.
Il prossimo anno Ford sarà al via con una macchina competitiva. Si è fatto il tuo nome.
“È un’opzione”.
È un arrivederci dunque.
“Sono molto soddisfatto, di come mi sento e anche la macchina ha funzionato bene mi sono piaciute le tappe più estreme quest’anno, come la 48 Ore crono. Una sorta di ritorno alle origini, all’avventura, con i concorrenti che si fermavano al calar del sole nel deserto per poi continuare all’alba il giorno dopo”.
Infine, 61 anni e non sentirli, cosa diresti ad un giovane pilota?
“Ai giovani vorrei dire che questa è una gara tosta. Bisogna arrivare preparati, lavorare duramente. Il deserto chiede rispetto, ma la regola vale per tutti gli sport, non solo un rally così estremo come la Dakar. Direi anche di puntare in alto. Sognare è gratis, perché allora non pensare in grande?"