“I piloti parlino meno e si concentrino a guidare”. Mai come questa volta John Elkann non ha usato mezzi termini per commentare quanto successo a Interlagos, con entrambe le Ferrari ritirate prima del termine del GP. Il riferimento è chiaro: da un lato Leclerc e l’attacco nemmeno tanto velato a Kimi Antonelli dopo l’incidente, dall’altro Hamilton e quello alla Fia dopo la penalità ricevuta per il tamponamento a Franco Colapinto. Il presidente chiede coesione utilizzando come termine di paragone il trionfo del WEC, con la Scuderia campione del Mondo piloti e costruttori, peccato però che quanto affermato sia un autogol, pesantissimo.
“Vincere il campionato Endurance, sia come Costruttori che come piloti, è stata un’emozione straordinaria sabato sera. È una bellissima dimostrazione di come, quando la Ferrari è unita e quando tutti sono insieme, si possono ottenere delle grandissime cose”. Un successo storico, sì, ma paragonare quanto fatto nel Wec a ciò che sta succedendo o è successo in F1 è impossibile. Due mondi opposti per filosofia e natura della competizione, oltre che nel modo di lavorare. E poi c’è un altro aspetto, forse il più importante: Ferrari il WEC, quantomeno in questa stagione, l’ha vinto con il pacchetto squadra, vettura e piloti migliore di tutti, mentre in F1 la storia è diversa, ormai da tempo.
Ma non è finita qui: “In Brasile - continua Elkann - è stata invece una grandissima delusione e, se guardiamo alla F1, vediamo che da una parte ci sono i nostri meccanici con l’ottimo lavoro fatto, per esempio ai pit stop, e così se guardiamo ai nostri ingegneri, non c’è dubbio che la macchina sia migliorata”. Sui meccanici nulla da dire, fenomenali, al contrario dell’operato degli ingegneri: non basta pensare che, se si è iniziata la stagione staccati di quasi un secondo dai migliori e la si sta finendo a tre decimi, il bilancio è positivo. Il 2025 è stato un anno deludente, soprattutto per un motivo: la vettura. Nata male - e progettata dagli stessi ingegneri citati da Elkann -, difficile da capire e semplicemente inferiore rispetto a McLaren e ormai anche Red Bull. E poi, anche la scelta di fermare lo sviluppo con grande anticipo non ha pagato, come lo stesso ha spiegato lo stesso team principal Vasseur subito dopo le qualifiche di Austin: “La situazione è frustrante perché abbiamo interrotto lo sviluppo troppo presto e ho sottostimato l’impatto psicologico di fare 17 gare senza risultati positivi”.
Il colpo da maestro, però, Elkann se lo gioca parlando di Charles Leclerc e Lewis Hamilton: “Il resto, non è all’altezza: abbiamo dei piloti che è importante che si concentrino a guidare e parlino meno. Abbiamo ancora delle gare importanti davanti a noi e non è impossibile ottenere il secondo posto nei Costruttori. E questo è l’invito più importante che arriva dal Bahrain: è la dimostrazione che quando la Ferrari è una squadra, noi vinciamo”. E poi ancora: “Quello che è importante in F1 è lavorare in maniera coesa. Ripeto: meccanici coi pit stop e ingegneri stanno lavorando bene per far progredire la macchina durante l’anno. Abbiamo tante cose che devono andare meglio e sicuramente abbiamo bisogno di piloti che pensano non a loro stessi, ma alla Ferrari”. Dichiarazioni folli, ma che rappresentano la fotografia perfetta di cos’è diventata questa squadra. I piloti sono l’ultimo dei problemi, ma forse Elkann questo non l’ha capito. Anzi, dovrebbe chiedersi cos’è che questa squadra ha fatto per metterli nelle condizioni migliori visto che, per artigliare qualche podio qua e là, serve sempre un mezzo miracolo.
Una strigliata che non fa bene a nessuno: né all’ambiente, né alla squadra, né ai piloti che, tra l’altro, tra le righe hanno anche risposto velatamente alle parole del presidente: “Sostengo la mia squadra. Sostengo me stesso. Non mi arrenderò. Né ora, né allora, né mai”, ha scritto Hamilton commentando quanto successo a Interlagos. Stesso tono, anche se con parole differenti, usato da Leclerc: “Da ora in poi sarà tutta una salita ed è chiaro che solo l’unità potrà aiutarci a ribaltare la situazione nelle ultime tre gare. Daremo il massimo, come sempre”.
Caro presidente, è inutile parlare di coesione se l’esempio che lei stesso dà è l’esatto opposto. Per tornare a vincere non serve stare in silenzio e lavorare da squadra, ma prima di tutto essere consapevoli di dove si è sbagliato. E guardare a fattori esterni non sarà la soluzione, come invece è stato sempre fatto in questi anni. Serve una leadership chiara, presente, tutte cose che, ormai, Ferrari non sa più cosa siano. Serve cambiare approccio alla base altrimenti i giri veloci, che tanto piacciono a lei, saranno sempre l’unica magra consolazione.