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Caro Pecco Bagnaia, forse la soluzione ai tuoi problemi l’ha data Marco Bezzecchi giocando sul piccolo disastro di un giornalista italiano

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

14 settembre 2025

Caro Pecco Bagnaia, forse la soluzione ai tuoi problemi l’ha data Marco Bezzecchi giocando sul piccolo disastro di un giornalista italiano
Il weekend di Misano è stato, per Pecco Bagnaia, talmente cupo da convincerlo a chiudersi in un camion circondato da ingegneri per risolvere i problemi. Anche se, di fatto, così rischia di fare peggio. La soluzione, forse, gliel'ha offerta Marco Bezzecchi

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Pecco Bagnaia non si è presentato in sala stampa, come fa ogni pilota ogni giorno dal giovedì alla domenica. È una cosa che non capita quasi mai. L’appuntamento era per le 16:20, un’ora più tardi ci è stato detto che Pecco era in riunione con la squadra e che, di conseguenza, sarebbe arrivato più avanti. Alle 18:53 arriva un altro messaggio, dice che si trova ancora in riunione e che, purtroppo, non verrà a parlare. Ci spiace, vi ringraziamo per la comprensione. Insieme all’avviso arriva un vocale di due minuti con una spiegazione piuttosto stringata della sua situazione fatta a un giornalista Dorna, l’unico che sia riuscito a parlargli: “Onestamente non so davvero cosa vuoi che dica”, la sua risposta quando gli viene chiesto cosa sia successo in gara. “Si vede chiaramente cos’è successo. Sono caduto. Stavo spingendo e sono semplicemente caduto. Ho analizzato tutto con il team e ora stiamo lavorando per il test di domani, che sarà un test importante”.

Seconda domanda: “Ti abbiamo visto in TV, a bordo pista, appoggiato alle barriere, piegato. Cosa ti passava per la mente in quel momento dopo la caduta alla curva 10?”. Bagnaia: Cose che è meglio non dire in TV. Ma comunque, è il primo momento dopo una caduta, normalmente… non siamo molto felici. Stavo solo cercando di sfogare un po’ di rabbia del momento”.

Inutile dire che un momento così difficile, per lui, non c’era mai stato. Non c’entra Marc Marquez, non c’entrano i risultati e forse nemmeno i problemi tecnici, che con tutte le probabilità sono stati la scintilla che ha fatto scoppiare la crisi in cui si trova adesso. Se Ungheria e Barcellona erano stati entrambi GP difficili, durante la gara della domenica Pecco aveva trovato qualcosa, se non altro un motivo per ripartire, per sorridere. Stavolta no. Stavolta, l’unica novità è stata la capacità di stendersi invece di lottare per prendere i punti.

Non presentarsi alle interviste, evidentemente, è una cosa che non viene mai vista con grande simpatia dai giornalisti, eppure nessuno si è lamentato troppo: Pecco avrebbe parlato poco, senza dire granché, con lo sguardo spento e la speranza di andarsene il prima possibile. Allo stesso modo però, prendere la decisione drastica di chiudersi in ufficio con la squadra cercando di scalare una montagna in ciabatte sembra una pessima soluzione, più che altro perché tutto questo sforzo difficilmente porterà a qualcosa.

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Più forte investi in una soluzione, più soffrirai nel caso in cui le cose non vadano come sperato. “Ma come - potrebbe pensare - ho anche smesso di rispondere alle domande per concentrarmi sulla pista e comunque non ho risolto niente”. L’approccio drastico, in breve, non va.

C’è invece un altro approccio che funziona molto più spesso di quanto si possa immaginare. Siamo a metà conferenza stampa con i due fratelli Marquez e Marco Bezzecchi, in diretta sui canali broadcast e su MotoGP.com, dove potete recuperarla gratuitamente. Succede che un collega si alza e subito un altro, distrattamente, corre a prendere il suo posto, impallando le telecamere Dorna (attorno al minuto 12, per chi volesse rivedere il momento) mentre Marc Marquez racconta la sua gara. La cosa crea un certo scompiglio e qualche risata, soprattutto perché gli uomini Dorna che sono lì a gestire la conferenza non la prendono troppo bene: “We are italians it’s like this”, dice Marco Bezzecchi al giornalista, Paolo Scalera di GPOne. E poi, ancora: “It’s like this, no stress!”. Grandissime risate. Lui continua: “Nonchalance, eh, nonchalance!”.

Siamo italiani, siamo così. Niente stress, niente drammi. Niente tragedie perché in qualche modo la risolveremo, prima o poi andrà bene, smettere di preoccuparsi è il primo passo per smettere di preoccuparsi. Invece di chiudersi per sei ore in un camion con una squadra di ingegneri stremati come te, perché il tecnico soffre quando gli parli di cose che non vede coi numeri, forse avrebbe più senso lasciare tutto, prendere la moto e fare un giro al mare. O nel deserto con lo snowboard, in montagna con un buon libro: qualunque cosa, giusto un po’ di leggerezza. Che diventa fondamentale per cominciare a prendere il volo.

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