Il Sachsenring non è un circuito favorevole alla Ducati: stretto, tortuoso, piuttosto lento. Bagnaia non ci andava forte, ha detto, da quando correva in Moto2. Invece il venerdì ha fatto segnare il miglior tempo della storia e sabato ha messo la moto davanti a tutti in qualifica, unico in griglia a scendere scendere sotto l’1.20 su di un asfalto rovente. Con autorevolezza, scegliendo di fare tre tentativi di attacco al tempo (anche se, in realtà è riuscito a farne solo due) per girare da solo senza intralci. Per fare una cosa del genere servono confidenza e velocità, il talento insomma. D’altronde Bagnaia non ha grosse alternative, Germania e Olanda, per lui, sono i supplementari per rimanere in partita, l’occasione di accorciare un po’ il distacco - di 66 punti, un’enormità - che lo separa da Fabio Quartararo.
Il francese, al contrario, ha avuto un weekend complicato, dalla condizione fisica compromessa ad una moto che non sembra digerire al meglio l’asfalto tedesco, a cui si è aggiunto un fastidioso contrattempo nelle FP3 che lo ha costretto a tornare ai box con la visiera del casco staccata. Cose che, se un pilota non è perfettamente a posto, possono creare nervosismo. Fabio invece è andato dritto per la sua strada e ha vinto la sua gara, prendendo - ancora una volta - il meglio possibile da una situazione complicata: nelle prime 10 posizioni ci sono due Aprilia, sette Ducati e una Yamaha, la sua. Che parte dalla seconda posizione come primo degli esseri umani, a poco meno di un decimo da Bagnaia. Questo è il risultato di un pilota sotto potenziale che, però, corre per vincere il titolo e non un Gran Premio. A Bagnaia servono vittorie, a Quartararo basta rimanere in zona. Un podio, una top 5, roba così. Invece quando va male fa secondo e in gara, se non sbaglia la partenza, sarà già sul podio. Cosa resta? Godersi la gara e pensare a quella, perché se è vero che vincere non è abbastanza è altrettanto vero che è l’unica opzione per tenere aperto il mondiale.