La prima volta che si sono incontrati la ricorda Pecco, non Casey: “Ero giovane e ho chiesto di incontrarti”, confessa il torinese. L’altro però, che al tempo aveva 26 anni e stava già pensando al ritiro, non se lo ricorda: “Mi dispiace”, gli dice Stoner. “Forse eri troppo piccolo”. A parlarsi, ancora una volta, sono gli unici due uomini al mondo ad aver corso in MotoGP con la Ducati sotto il sedere e il numero uno sulla carena, stavolta a favore di telecamere in un piccolo speciale prodotto da Dorna. Storie diverse che inevitabilmente si incontrano in quello che, con poca fantasia, si potrebbe definire un fil rouge, un filo rosso. “Per me Casey è stato uno dei migliori in assoluto in Ducati e ho provato a fare come lui”, racconta Bagnaia. “Sentivo un grande peso sulla schiena a Valencia, perché un titolo ci mancava da 15 anni. Pensavo solo a seguire la pista, ma avevo pensato ad una strategia per cercare di bloccare un po' Fabio”. Casey, che quella cosa l’ha vissuta nel 2007, ricorda bene la sensazione: “Ti capisco. Per tutto il weekend di Motegi ho provato la stessa sensazione prima di salire in moto”. Sensazione che alla lunga, ma neanche troppo, l’ha convinto a scegliere il ritiro.
Poi parlano del numero uno: “Sono orgoglioso che tu l’abbia scelto”, dice Casey a Pecco. “ Molti piloti non l'hanno voluto usare, ma io penso che sia un riconoscimento , mi piace”. Bagnaia sorride: “C’era questa possibilità e mi sono detto ‘perché non farlo?’ L’immagine della mia moto con il numero 1 è incredibile”. Tra piccole chiacchiere e grossi sorrisi però, c’è una frase su cui qualunque appassionato potrebbe produrre ore di ragionamenti, ipotesi, insulti: “Ora tutti hanno la possibilità di vincere con qualsiasi marca , quindi per Pecco è più complicato. Ma per me sta facendo un lavoro fantastico e cose molto difficili in MotoGP”.
È vero? Probabilmente sì. È, anzi, esattamente quello che Pecco Bagnaia ha detto alla stampa quest’anno a Le Mans a proposito del fatto che le moto dei team satellite adesso vanno forte almeno quanto quelle ufficiali. Quando correva Casey non era così, le gare si vincevano (quasi) sempre con una moto ufficiale. Finché lo dice il campione in carica però - e non il fuoriclasse che guida senza elettronica - è un discorso più difficile da accettare.