La perfetta simbiosi tra la Ducati Desmosedici e Pecco Bagnaia la si deve anche a Cristian Gabarrini, che passa le sue giornate in pista a rendere pilota e moto un tutt’uno nei circuiti di buona parte del globo. Marchigiano di classe ’72, Cristian ha lavorato con alcuni dei piloti più veloci degli ultimi vent’anni, tra cui Casey Stoner - con cui vinse il titolo nel 2007 - e Jorge Lorenzo, che affiancò nel suo biennio in Ducati.
Così, in una lunga intervista con Giovanni Zamagni per moto.it, Gabarrini finisce per paragonare i suoi piloti con estrema chiarezza: “Come stile di guida paragonerei Pecco a Jorge, perché hanno stili di guida molto simili ed esigenze molto simili per andare forte, mentre Jack e Casey erano un po’ dall’altra parte, affrontavano i problemi in maniera abbastanza diversa. Pecco continua a migliorarsi in aree anche inaspettate, mi sembra un mosaico al quale ogni tanto si aggiunge una tessera. Ed è così, faccio difficoltà ancora ad inquadrarlo a 360 gradi. I primi passi enormi sono stati la gestione delle gomme usate e la frenata: che un essere umano riuscisse ad avere un miglioramento del genere in due ambiti così diversi… facevo fatica a pensarlo. Adesso a me sembra molto completo e nonostante tutto riesce ancora a sorprenderci”.
A questo proposito, Bagnaia potrebbe anche superare Casey Stoner in termini di vittorie con la Ducati, che per l’australiano sono 23 (oltre a 15 con la Honda): “Sicuramente potrebbe farcela, naturalmente le condizioni erano molto diverse nel caso di Casey. Però al momento Pecco lo valuto a posto per giocarsi la vittoria tutti i fine settimana, questo già gli dà abbastanza chances per raggiungere e superare Casey. Mi auguro che lo faccia perché alla fine Casey per noi rimarrà sempre un riferimento assoluto, e penso sia così per tutti. Se arrivasse nel giro di poco - quest’anno o il prossimo - al numero di vittorie di Casey diventerebbe pesante come risultato”.
Non manca, poi, un ragionamento su Enea Bastianini, che ad inizio campionato era stato identificato un po’ da tutti come primo e unico rivale di Bagnaia per il titolo: “La GP23 naturalmente è un’evoluzione della ’22 che è un’evoluzione della ’21. Nel caso di Enea il salto è stato di almeno una virgola cinque versioni. Nel caso di Pecco è leggermente diverso. Le moto da un anno all’altro subiscono una piccola evoluzione e anche se globalmente vanno meglio in alcune aree sono differenti: non voglio dire peggiori, ma possono peggiorare leggermente in un’area anche se il bilancio compressivo resta positivo e la moto si tiene. Diciamo che quello che ha riferito Pecco sulla frenata e l’ingresso è una cosa di cui ha parlato anche Enea. È naturale che ne soffra di più perché è stato fermo per diverse gare. Nel frattempo Pecco ha lavorato per aggiustare il tiro. Capisco benissimo Enea, sta facendo più fatica ed è stato fermo così tanto tempo che quando è risalito in moto non dico che abbia ricominciato da zero, però… già aveva girato poco, poi è risalito senza essere al 100%…”.
Interessante anche il confronto tra Pecco Bagnaia e Andrea Dovizioso in termini di capacità di messa a punto, campo in cui il Dovi è sempre stato un fuoriclasse, sia per le indicazioni date ai tecnici che per la sua capacità di spiegare le situazioni al pubblico: “Pecco è più palloso, diciamo così”, la risposta di Gabarrini. “Andrea passava un po’ più sopra a certe cose, Pecco - ed è un pregio, lo abbiamo visto anche con Jorge Lorenzo - cerca di mettere a posto tutto al massimo, poi se non ci si arriva ci mette del suo. È molto, molto sensibile in tutti gli ambiti, dall’aerodinamica al telaio e al motore. Più volte ce ne ha dato prova con dei commenti che ci hanno lasciato a bocca aperta. Il pilota più veloce è anche tra i più sensibili che abbiamo, Pecco da questo punto di vista è un asso nella manica”.
Infine, Gabarrini parla del rammarico che si porta addosso per non essere riuscito a vincere un titolo con Jorge Lorenzo, il quale cominciò a vincere con Ducati (al Mugello, nel 2018) appena un giorno dopo aver firmato con la Honda: “Sì, dispiace molto. Se non altro per l’atteggiamento di Jorge: la determinazione, la sua ossessione continua notte e giorno per capire come andare più forte. È una persona di un’umiltà spaventosa, anche perché lui ha questo atteggiamento per cui sembra arrogante. In realtà è senza filtri e mi spiace perché un mondiale se lo sarebbe meritato. Molte delle cose che sono sulla nostra moto adesso sono partite da idee di Jorge Lorenzo, questo bisogna riconoscerglielo. Assieme ad Andrea ha fatto un lavoro enorme per far progredire la moto”.
A pensarci oggi fa sorridere, ma la verità è che l’ultimo tassello per rendere la Desmosedici l’arma micidiale che è oggi è stato proprio questo: prendere un pilota vincente e d’esperienza e chiedergli come rendere la Ducati più simile alla Yamaha, quindi più guidabile, dolce e digeribile da tutti. Un lavoro che KTM ha già cominciato a fare da qualche anno con tecnici e piloti sottratti a Borgo Panigale (Guidotti e Sterlacchini da Pramac, ma anche Jack Miller dal Team Lenovo e Alberto Giribuola da Gresini) con una strategia che anche i giapponesi dovrebbero cominciare a valutare. Se per loro è più difficile però, è proprio per una questione culturale: vedere ingegneri europei in una squadra nipponica è più difficile di quanto si possa pensare.