Il circuito di Termas de Rio Hondo è relativamente nuovo: lo ha disegnato Jarno Zaffelli e la MotoGP ci corre dal 2014, ma considerando gli anni di pandemia il motomondiale lo ha visitato solamente sette volte. È un posto particolare, perché pur avendo strutture all’avanguardia è costruito in mezzo al nulla e i locali non lo frequentano un granché. Sarà per questo, o magari perché è un po’ una costante dei tracciati più esotici, ma il fatto è che la MotoGP in Argentina produce caos, un motivo in più per non perdervi il weekend di gara.
Nel 2015, per esempio: Valentino Rossi vince la gara, la seconda della stagione dopo un inizio scintillante in Qatar e il terzo posto ad Austin, salendo sul podio di Termas con la maglia numero 10 di Diego Armando Maradona. Lì qualcosa si rompe con Marc Marquez, che cade mentre cerca di inseguire il 46: Rossi è davanti, fa il cambio di direzione e Marquez - troppo vicino - inevitabilmente finisce a terra. Dopo la gara Marc si lascia andare ad un commento sibillino (“ho imparato molte cose in questo GP”), lasciando intendere di essersela legata al dito.
Per l’anno successivo, il numero entrato nella storia è all’ultimo giro, quando dietro a Marc Marquez c’è lo squadrone ufficiale Ducati: Iannone ci prova, entra fortissimo e l’anteriore lo scarica per terra trascinando un incolpevole Dovizioso che si ritrova a spingere la moto fino al traguardo. L’episodio ha rimesso in discussione la leadership all’interno del box, con Ducati sempre più in bilico nella scelta del pilota. Fosse stato per i signori di Borgo Panigale avrebbero comunque tenuto Iannone, ma Andrea decise di passare alla Suzuki per un miglior trattamento economico: dopo l'Argentina, Ducati aveva corretto la sua offerta al ribasso. Di questo, comunque, si è tornati a parlare spesso da quando in Ducati ci sono altri due piloti italiani con la stessa ambizione. E anche se non è certo il modo in cui volevano evitare di rivivere questa scena, con l’infortunio di Enea Bastianini (che tornerà ad Austin) Ducati può stare sicura che non succederà di nuovo. Non a Termas de Rio Hondo almeno.
Passiamo al 2018, GP che comincia con una partenza oltre ogni previsione e finisce anche peggio. Qui Jack Miller è l’unico ad aver fatto la scelta giusta per le gomme, così parte da solo con quattro file di vantaggio sugli altri. Marc Marquez però spegne la moto in partenza, non accetta di partire dalla pit-lane e si rimette in griglia dopo un vistoso contromano, ma non solo: parte bene, arriva davanti e la direzione gara lo obbliga ad un ride throught, così si ritrova ultimo. Da qui, guidando con una furia cieca addosso stende Valentino Rossi e rifila sportellate in ogni dove chiudendo al quinto posto. Da qui le dichiarazioni di Rossi (“Va fermato, è pericoloso”) che sono state riprese da almeno un paio di piloti dopo il weekend di Portimão, così come la scena di Marquez che viene allontanato dal box da Alessio Salucci nel 2018 e da Razlan Razali la settimana scorsa.
2022: la prima vittoria di Aprilia in MotoGP, con un commosso Aleix Espargarò che telefona alla famiglia al parco chiuso. Anche questo è un momento eccezionale, anzi: è il più indicativo pensando a quello che succederà tra qualche giorno. Quella vittoria ha permesso ad Aleix di entrare nella storia e, probabilmente, di arrivare a risultati che altrimenti non avrebbe raggiunto durante lo scorso anno.
E quest'anno? Quest'anno, nonostante in griglia manchino quattro piloti di cui due assoluti protagonisti della stagione, ci sono buone probabilità che vedremo un altro folle weekend di gara, gonfio di quel realismo magico tutto sudamericano in cui le cose succedono senza fare i conti con la normalità. Il motivo, tecnico più che geografico, sta in una lunga serie di fattori (li riassumiamo qui) che sostanzialmente comprendono: una mail di IRTA che chiede scusa per le condizioni della pista, il nuovo format del fine settimana e un meteo quantomeno incerto che accompagnerà i piloti dal venerdì alla domenica. Ah, un'ultima cosa: Ducati in Argentina non ha mai vinto.