Per la prima volta in vent’anni, la Red Bull si prepara ad affrontare una race week senza Christian Horner, proprio nel weekend in cui la Formula 1 torna in pista dopo due settimane di pausa sullo storico circuito di Spa-Francorchamps. Un’assenza che pesa: Horner non è stato solo un team principal, ma una vera e propria icona del team di Milton Keynes. Questa stagione, già segnata da tensioni interne, sembra riflettere perfettamente il caos profondo che agita la scuderia, e l’uscita di scena dello storico leader rappresenta solo la punta dell’iceberg di una crisi gestionale e culturale che ora grava sulle spalle del nuovo gruppo dirigente. Insieme a Horner, hanno infatti lasciato il team anche due figure chiave: Oliver Hughes, responsabile marketing, e Paul Smith, direttore della comunicazione. Tre addii pesanti, avvenuti in modo brusco, che hanno lasciato senza guida interi settori dell’organizzazione. E così il clima nello stabilimento di Milton Keynes è sempre più teso: secondo diverse fonti, numerosi dipendenti stanno valutando le dimissioni, e alcuni avrebbero già intrapreso passi concreti verso l’uscita.

Si trova tutto nell’inchiesta pubblicata dal The Sun: a quanto pare, il personale di Milton Keynes ha manifestato malessere e sconcerto per le modalità del licenziamento dell’ex boss e per il clima che si respira. Sembra addirittura che Helmut Marko e Oliver Mintzlaff, ora al comando effettivo del team, sarebbero stati accusati di minimizzare e ironizzare su quanto accaduto. Marko avrebbe detto al team di "sorridere di più", mentre Mintzlaff avrebbe scherzato sulla mancanza di figure di riferimento dicendo: “Se avete problemi, scrivete al vostro responsabile. Ah già, non lo avete più! Allora scrivete a me!”, scoppiando a ridere.

La situazione si infittisce ancor di più se si valuta l’ipotesi proposta dalla testata britannica: secondo fonti vicine al team, il licenziamento di Horner sarebbe stato un atto mirato dai vertici austriaci della Red Bull per riportare il controllo in casa madre, poco tollerante nei confronti della crescente autonomia del manager britannico. E tutti i suoi dipendenti più fedeli ora minacciano l’esodo, che sarebbe pericolosissimo all’alba del cambio regolamentare della F1, anche perché la Red Bull è impegnata nella transizione verso la costruzione dei propri motori per il 2026 e una perdita di know-how e stabilità interna potrebbe rivelarsi devastante a livello tecnico.
A parlare dell’accaduto è arrivato anche Zak Brown, CEO della McLaren, che è sicuramente uno dei migliori punti di riferimento per capire la questione anche a livello manageriale. A sorprendere il britannico non è stato tanto il licenziamento di Christian Horner, visto il clima che da tempo si respirava a Milton Keynes, quanto il tempismo, in piena stagione e con il team ancora competitivo in pista. “Il licenziamento di Christian Horner mi ha colto di sorpresa per la tempistica, non in sé“, ha esordito Brown a TSN, spiegando: “Penso che negli ultimi due anni ci siano stati molti drammi in Red Bull e non sembra che la situazione si stia calmando, anzi forse sta addirittura peggiorando”. Alla domanda su un possibile ritorno di Horner nel motorsport (date le speculazioni che già lo vedono a capo della Cadillac a inizio 2026), Brown ha detto che “sarebbe sorprendente non rivederlo nel paddock”, sottolineando il suo lungo e consolidato passato nel mondo delle corse. Tuttavia, non esclude che Horner possa decidere di cambiare completamente settore, citando ironicamente la possibilità che “voglia gestire una squadra di calcio”.

Ora, inevitabilmente, tutta l’attenzione è su Max Verstappen. Da un lato, l’olandese è pienamente in lotta per il titolo mondiale 2025, dall’altro, tiene gli occhi ben aperti sul futuro, in vista del 2026. Nonostante Helmut Marko abbia ancora ribadito che Verstappen è vincolato da un contratto "ferreo" con Red Bull, in F1 nulla è mai davvero certo, tanto meno la permanenza di un campione del calibro di Verstappen in un ambiente così instabile. Le sue parole, attesissime nel media day del Gran Premio del Belgio, saranno la prima occasione pubblica per commentare il terremoto interno che ha scosso la sua squadra. E sembra davvero che a Milton Keynes il peggio debba ancora venire.

