Lucio Cecchinello festeggia un quarto di secolo nelle corse. E regala una bella intervista alla Gazzetta dello Sport, dagli inizi come pilota alla scelta (difficile) di fondare il proprio Team, che ha visto passare alcuni dei piloti più veloci di sempre, uno su tutti Casey Stoner. Ecco i passaggi più interessanti.
Parlando della fondazione del suo team, Cecchinello racconta che la “colpa” è di Carlo Pernat, che all’epoca gestiva l’Aprilia nel motomondiale: “Dopo un paio di stagioni con moto private, raccogliendo qualche punticino a fatica, nel 1995 col team Pileri sono tornato nell’Europeo 125, vincendolo. Ma avevo 25 anni, quindi sostanzialmente già vecchio. A fine stagione incontrai Pernat all’Eicma di Milano e chiesi di mettermi in uno dei loro team, ma per me non c’era posto. Così decisi che avrei fatto la mia squadra”.
Anche perché, al suo posto, preferì far debuttare un giovane pilota: “Carlo ha sempre fatto in maniera egregia gli interessi Aprilia, e in quel momento aveva interesse a investire sul ragazzino che era finito 3° alle mie spalle nell’Europeo, Valentino Rossi, che aveva 16 anni”.
Lucio Cecchinello è anche responsabile dell’esordio di Casey Stoner nel motomondiale, quando ancora non era il fenomeno che tutti ricordano oggi: “In termini di puro talento, ovvero, dello sportivo che non ha bisogno di intense sessioni di allenamento e preparazione per guidare forte, e che sa farlo in modo assolutamente naturale e rapido, Casey è il più grande pilota degli ultimi 30 anni”.
Quello a cui è più legato, invece, è il giapponese Noboru Ueda: “il primo ingaggiato dalla LCR. Da lui ho imparato tanto. C’è sempre stata una complicità incredibile, oltre a essere una persona solare, simpatica, positiva. Sono molto legato a lui. Come a tutti. Ogni pilota che ha corso con noi ha lasciato qualcosa di speciale”.
Poi parla dei team satellite nel motomondiale, che grazie alle modifiche al regolamento negli ultimi anni sono diventati più competitivi: “Va detto grazie a Carmelo Ezpeleta per essere riuscito a garantire questa parità tecnica. Così le Case sono state spinte a dare moto buone anche ai satelliti. Ha iniziato Ducati, e quando ce n’erano troppe davanti, Yamaha e Honda si sono adeguate”. Anche se, spiega, è difficile che un team satellite vinca il mondiale: “Lo ritengo difficile,perché le Case sono brave a garantirsi i migliori piloti, ma nella MotoGP attuale non è impossibile”.
Parlando dei suoi piloti invece, si dice fiducioso: “Alex ha sorpreso tutti per la rapidità con la quale si è adattato alla MotoGP. È vero, nei test ha faticato, cadendo tanto, ma mi aspetto che riparta da fine 2020, tra i primi 6-7 con qualche acuto per il podio”. La sorpresa però è su Takaaki Nakagami: “Taka deve fare un podio per togliersi questo peso di essere un pilota veloce che però non concretizza. Ma avendo visto i dati della telemetria, credetemi: sulle curve veloci, è più rapido lui di Marc Marquez”.