Se vuoi raccontare il bello delle corse uno come Celestino Vietti può aiutarti. Celestino che, all’inizio dell’anno scorso, guidava la Moto2 come oggi la guida Pedro Acosta, un vero riferimento per tutti, spesso troppo veloce per essere attaccato. Eppure le corse non sono come la carriera di un giovane medico di buona famiglia: non c’è niente di prestabilito, nessuna autostrada per questi ragazzi, nulla di scontato. Lo sa bene Fabio Quartararo, recuperato da Luca Boscoscuro nel momento più buio perché chi vive le corse da anni sa che il talento non si può scordare. Da una decina di giorni, però, lo ha imparato anche Celestino, che in Austria ha corso la gara della vita tornando a vincere dopo un anno difficilissimo. Ecco, questa è una bella storia. Dentro c’è l’importanza del talento, ma pure l’idea che quello da solo non basta mai, neanche quando assieme ci metti l’impegno e l’ossessione per il risultato.
L’appuntamento con Celestino Vietti è fissato per il giovedì di Barcellona nell’hospitality Fantic Motor dopo la sua track familiarization, che in italiano è la passeggiata che i piloti si concedono prima di scendere in pista per dare un’occhiata alla pista e discutere del weekend di gara. Quando arriva, leggermente in ritardo, ci sediamo ad un tavolo perfettamente apparecchiato per la cena, al punto che sembra quasi che da un momento all’altro potrebbe arrivare il cameriere per prendere le ordinazioni.
Beh, tu normalmente cosa ordini al ristorante?
“Dipende, però di solito vado in posti in cui ci sono primi buoni. Il ragù per esempio, o comunque la cucina casereccia”.
Pappardelle al cinghiale?
“Esatto, quello. Se c’è il pesce invece un bello spaghetto con le vongole, ma non sono granché per i secondi”.
Effettivamente da un pilota ti aspetti che punti al primo anche quando si tratta di mangiare.
In Austria hai fatto il comeback dell’anno. Che roba è stata?
“Ah, bellissimo. Anche perché da metà dell’anno scorso non è stato un gran periodo, non arrivavano i risultati e al Red Bull Ring ad essere stata una gran gara di per sé è stata una liberazione”.
L’hai fatto nella seconda casa di Pedro Acosta, che si era preparato un travestimento da tirolese e correva con tutti i dirigenti KTM a guardarlo dal box. Insomma, voleva proprio vincere.
“Veramente bello, sì. Anche perché Acosta adesso è il riferimento della categoria e sta facendo benissimo, lottare con lui e batterlo è stato davvero clamoroso”.
Cosa ti lascia un’esperienza così, tornare a vincere in questo modo dopo un anno difficilissimo?
“L’Austria è stata veramente importante anche da un punto di vista della consapevolezza, perché sapevo di essere veloce ma poi non riuscivo a concretizzare. Per cercare di rimediare ad alcuni errori ne ho fatti altri, volevo esagerare, mi accontentavo poco. Ho perso l’obiettivo di portare a casa punti, volevo raccogliere il più possibile…”.
Si parla molto di un tuo passaggio alla KTM di Aki Ajo. È vero? Sarebbe un all in per te?
“Al momento stiamo ancora parlando e non c’è niente di ufficiale, ma come Acosta è il riferimento adesso, il suo team è il riferimento in Moto2 da qualche anno. Sarebbe una grandissima opportunità per me”.
Nel frattempo Aron Canet ha firmato con Fantic, motivo per cui l’annuncio di un passaggio di Celestino alla struttura di Aki Ajo (vincitore nel 2021 e nel 2022, oltre che favorito nel 2023) dovrebbe arrivare a breve.
Sei il più giovane nell’Academy: senti mai un po' di nonnismo?
“No, (ride, ndr.) magari un po’ all’inizio per forgiarti un po’…”
Però con le MiniGP li bastoni tutti.
“Eh, adesso è vero, è un periodo che con le Ohvale sono in forma, per il momento lo scettro lo tengo io… però loro sono sempre in agguato, tocca stare attenti”.
Secondo te perché sei più forte di loro lì? Ad occhio non sembra una questione di fisico.
“Mi sono adattato subito a quelle moto lì, poi comunque pista stretta… se devo limare quel decimo che fa la differenza in una pista di trenta secondi ogni tanto rischio un po’ di più, riesco a trovare il limite un po’ meglio. Ma sinceramente non saprei dirti perché”.
Ci viene da pensare che gli altri ragazzi dell’Academy parlino di continuo della MotoGP con te: quanto frena forte, l’abbassatore… ti sei fatto un’idea di quello che serve per adattarsi alla svelta a queste moto?
“Sicuramente è uno step grande almeno quanto il passaggio da Moto3 a Moto2, diciamo che hai già un po’ l’idea della guida della moto grande, quindi lo stop and go è un po’ più facile. Poi sì, abbassatore e freni carboceramici fanno la differenza: è una frenata diversa, bisogna scaldarli… bisogna capirla e ci vuole del tempo, anche alcuni piloti che in Moto2 sono stati velocissimi un po’ ci hanno messo ad adattarsi”.
Beh, Augusto Fernandez sta facendo bene. Raul invece, che in Moto2 sembrava il prossimo grande fenomeno, sta facendo più fatica.
“Esatto, è una questione di abitudine, la stessa cosa che succede per l’Ohvale: se sali e ti ci trovi bene già hai fatto metà del lavoro”.
Tu dove pensi di fare la differenza?
“Penso di essere uno staccatore”.
Quest’anno al Sachsenring in Germania c’era questa scritta sul muro.
“Ah, sì! Credo sia una ragazza che gestisce una fanpage su Instagram, è sempre molto carina! Poi quando viene alle gare mi fa sempre un piccolo regalo, mi supporta veramente tanto… L’avevo vista anche io quella scritta lì”.
Tanta roba, no?
“È veramente una bella cosa, poi ti dà tanto. Quando c’è lei alle gare cerco di essere sempre il più gentile possibile perché è anche grazie a queste persone che alla fine riesci a dare quel qualcosa in più”.
Ma è carina? Che tipa è?
“È una ragazza tedesca credo, non la conosco molto bene. Ha questa pagina…”
Tu sei single?
“No”.
Ah, ecco! Senti, fai parte di una struttura incredibile, forse la più importante nel motomondiale. Cosa ti chiedono Valentino, Uccio, Carlo e il resto della compagnia? Nel senso, su cos’è che hai dovuto lavorare di più?
“Una cosa in cui mi hanno aiutato molto, che poi è richiesta sia per entrare nell’Academy che per andare a vivere da loro, è la necessità di affrontare un percorso di crescita personale forse un po’ più veloce rispetto, magari, a qualche mio coetaneo. Penso alle interviste, agli sponsor, alla gente con cui collaboro. Devi comportarti in maniera molto professionale e loro da subito mi hanno aiutato a crescere per sapermi comportare un po’ per tutti”.
Quando giri nel paddock però senti di avere le spalle un po’ più coperte?
“Quello sicuro. Avere come supporto l’Academy è una cosa che ti fa stare molto più sereno, ti dà sicurezza. E sai che quando devi gestire una situazione difficile c’è anche qualcuno di molto competente in quel campo a cui chiedere”.
Da quanto vivi a Tavullia?
“Da inizio 2019”.
Quindi il peggio è passato.
“Sì, adesso sto molto bene, ho preso casa, mi sono stabilito in maniera un po’ più ufficiale. All’inizio certo, ti mancano un po’ tutti e non è facile non vedere nemmeno la mia famiglia, gli amici… e quando hai un problema devi gestirti tutto da solo. Cambia un po’, ma poi uno ci fa l’abitudine e cresce, anche dal punto di vista personale. Così quando devi aiutare qualcuno che ti sta accanto hai un po’ più di esperienza”.
Dietro la colonna, nascosto e immobile, c’è il padre di Celestino, Michele. Se il figlio ha lineamenti dolci e la voce calma, il padre è esattamente il tipo di motociclista che trovi in cima al passo con la sigaretta accesa e una tuta integrale anni Novanta, le saponette grattate chissà dove e il casco di Haga. Porta degli orecchini neri, ha un cappello col 13 azzurro con cui corre il figlio e la gioia negli occhi di chi ha capito la sua fortuna. Gli chiediamo se vuole venire a sedersi al tavolo con noi.
Celestino, ci ricordi un po’ Roberto Benigni da giovane. E il tuo babbo… sembra Massimo Ceccherini, anche lui da giovane! Siete una coppia micidiale, che rapporto avete?
Loro ridono, un po’ di gusto e un po’ per educazione: “Litighiamo sempre!”, dice Celestino. E poi spiega: “È amore e odio, perché ovviamente io non riesco a venire alle gare senza mio babbo, ma qui ognuno dice la sua e magari non sono sempre d’accordo con lui”.
Risponde il padre: “A me piacciono le gare, mi fa piacere venire. Lo faccio da sempre, dalle minimoto”.
Carburatori, gomme, benzina… Gli sistemavi tu la moto?
“Ah, sempre. Adesso però conto come il due di picche a briscola".
E qual è la dinamica tra di voi?
Celestino: “Non lo so, magari c’è da gestire una cosa e io la voglio fare in un certo modo. E magari lui mi dà un consiglio però sai… io sono testardo così, quindi finisce che ci bisticcio! Dopo un po’ però ci penso e a quel punto glielo dico, ‘mi sa che avevi ragione te’. Sono così però. Ma devo dire che è bello, sempre bello. E mi fa molto strano quelle poche volte che non c’è”.
Michele: “Io sono contento da matti, che ti devo dire?”.