Tecnicamente, Most è una bellissima pista: cambi di direzione lenti e ad alta velocità, curvoni di percorrenza, un rettilineo canonico, staccate poderose, diversi punti di sorpasso, sede stradale che si offre a varie interpretazioni e a gare spesso divertenti. Eppure, proprio nel giorno che segna l'ufficialità della permanenza del tracciato ceco nel Mondiale SBK fino al 2030, Most ha dimostrato di non disporre di tutti quei requisiti che un impianto del Mondiale dovrebbe avere. In alcuni punti, al di là delle vie di fuga, mancano le stradine di servizio che consentono ai marshall di portare vie rapidamente piloti e moto in caso di caduta. Per questo motivo, la sessione mattutina è stata interrotta quattro volte dalle bandiere rosse, che non sono state sventolate sufficientemente in tempo per evitare il fatto più grave di giornata: una commissaria che si era precipitata a bordo pista per soccorrere Andrea Iannone, rimasto a terra dopo un brutto highside nella lunga destra in appoggio che lancia sul rettilineo dei box, è stata colpita dalla Yamaha GRT di Remy Gardner, scivolato nello stesso punto ad una trentina di secondi di distanza dal volo del pilota di Vasto. Trasportata all'ospedale in ambulanza, ancora non si conoscono le sue condizioni.
Per Iannone, invece, sono state certificate le fratture del terzo e quarto dito del piede destro (si temeva addirittua qualcosa di peggio dato che Andrea, subito dopo la caduta, non riusciva a camminare autonomamente), infortunio che lo costringe a rientrare in Italia e a saltare quindi il resto del weekend di gara. Nelle FP1, altri due italiani sono stati protagonisti di violenti highside: Nicolò Bulega ha perso il posteriore della Ducati Aruba tra le cruve 6-7, atterrando in maniera secca sull'asfalto col coccige e rimediando fortunatamente "solo" una contusione, così come Andrea Locatelli, che invece si è rialzato subito da un volo pirotecnico in percorrenza di curva sedici, una veloce sinistra in contropendenza. Come mai tutte queste cadute? Al mattino nell'aria di Most c'erano appena dodici gradi, oltre ad un asfalto visibilmente sporco, appena asciugatosi dalla pioggia notturna. In queste condizioni allarmanti, molti team hanno intrapreso la più che discutibile decisione di scendere in pista con la E0250, gomma posteriore media appena sviluppata da Pirelli, soluzione alternativa che forse meritava un contesto più standard per il primo assaggio.
Nel turno pomeridiano le temperature sono aumentate, ristabilendo un po' di normalità: Bulega ha passato i primi dieci minuti ai box, prima di entrare in pista e sciogliere tutti i dubbi sulle sue condizioni. Il leader del Mondiale sta bene, non ha accusato in maniera eccessiva la botta che aveva spaventato gran parte del paddock: per lui, quarto tempo a tre decimi abbondanti da Toprak Razgatlioglu, oltre ad un'incoraggiante successione di giri sul piede dell'uno trentuno alto. Dall'altra parte il turco, con la BMW, sulla pista che l'ha visto trionfare otto volte, pare un gradino sopra tutti. 1'31''318 non è solo il tempo con cui si è preso la miglior prestazione di giornata, ma un giro veloce inserito all'interno di una simulazione gara impressionante per ripetibilità e apparente facilità di guida. Non sono lontani i fratelli Lowes, con Sam che ha portato la Panigale di Marc VDS in seconda piazza, seguito a mezzo decimo dalla Bimota di Alex. Molto bene anche Danilo Petrucci, costante e detentore di un passo da podio, lui che in Repubblica Ceca ne conta già tre. Il ternano, sesto, è preceduto da un Alvaro Bautista che a fine turno ha risposto 'presente' e da un Axel Bassani che con l'altra Bimota accarezza l'idea di un altro weekend da vivere nel gruppo di testa: ci era riuscito ad Assen, pista che - per forma e dimensioni - non si discosta troppo dalla pazza Most.
