Piegato con la testa avanti, gli occhiali scuri, lo sguardo attento. In tante, tantissime, delle sue fotografie più famose Mauro Forghieri appare così: chinato quasi dentro ad una Ferrari, ad un passo dal pilota seduto al volante, impegnato a dare le ultime indicazioni prima di scendere in pista, ad ascoltare, aggiustare, trovare una soluzione.
Rimane questo, di Mauro Forghieri, nel giorno del suo addio. Un'immagine nitida di un tempo ormai passato che resta orgoglio e principio di un sogno, un progetto, un mondo chiamato motorsport. È la fotografia di un uomo tutto spigoli, descritto da chi ha avuto l'onore di lavorare con lui come un ingegnere duro, colpito da brividi d'irritazione acuta, di rabbia e frustrazione, chiamato "furia", mica per scherzo, mica per niente. Ma è anche la fotografia di una persona buona, mite, con il gusto dell'ironia e fatta di un'anima gentile che solo in pista, e dentro il brivido della Formula 1, si accendeva di uno spirito competitivo, indemoniato.
Lo spirito che ha guidato il suo mentore, il grande vecchio Enzo Ferrari, dentro un mondo che hanno dominato insieme. Sette titoli costruttori in Formula 1, quattro mondiali piloti, 54 Gran Premi. Una vena di passione bucata migliaia e migliaia di volte, sopravvissuta ai disastri, alle delusioni, ai tempi che cambiano. Forghieri non è stato solo la mente e la matita dietro ad una lunga fetta del successo del Drake e del suo Cavallino. Si è rivelato uomo fedele nei giorni più duri, anche gli ultimi di Enzo Ferrari: lui malato, Fiat che cercava di introdursi a Maranello e Mauro, fedele agli insegnamenti assorbiti negli anni, che fino alla fine ha provato a comportarsi come il Commendatore avrebbe fatto nei giorni migliori.
È rimasto così, Mauro Forghieri. Anche dentro le dimissioni rassegnate a Enzo Ferrari, ormai 86enne e malato, respinte dallo stesso Drake. È rimasto così dopo la fine del lavoro a Maranello, le nuove sfide in Lamborghini e Bugatti. Il ritiro e la pensione. È rimasto come in una fotografia, con la testa dentro la monoposto, lo sguardo serio dietro gli occhiali scuri, la passione più forte della competizione, del tempo che passa, del suo addio. A Modena, terra di inizio e terra di fine, che mai - come tutto il mondo della Formula 1 - potrà dimenticare il suo genio furioso, precoce, abilissimo.
Rimasto dentro l'asfalto di questo sport, spazio di una storia che non passa, non si dimentica, non muore insieme a chi ha avuto il coraggio, e la furia, di darle vita.