Parole come “sincerità”, “affetto”, “abbraccio” e “vendetta” possono stare insieme? Generalmente no, a meno che non si sta parlando di Superbike e, più precisamente, del Mondiale Superbike 2021. Quell che si è chiuso con un abbraccio sotto il diluvio indonesiano, al Mandalika Circuit, tra il neo campione del mondo, Toprak Razgatlioglu, e Jonathan Rea, il re delle ultime sei stagioni che quest’anno è stato costretto ad abdicare. Uno, il turco in sella alla Yamaha, ha vinto il mondiale all’ultima tappa, l’altro, il britannico della Kawasaki, ha fatto sue Gara1 e Gara2, dopo essersele date di brutto per un anno intero, dopo aver rischiato anche di incrinare il loro rapporto, dopo essersi sportellati e pure sfottuti quando se ne è presentata l’occasione. Ma, soprattutto, dopo essere riusciti a non varcare mai quel confine che rende meraviglioso il motorsport e che permette a due avversari feroci di volersi anche bene.
Un bene che al Mandalika Circuit si è tradotto in un abbraccio tra due campioni che, rinnovando la loro amicizia, si sono anche giurati una rivincita. Una battaglia così bella, quella di quest’anno, che pure il fato voleva che non finisse mai, tanto che in Indonesia c’è stato da aspettare più di un’ora prima che partisse Gara2, a causa di una pioggia che non ha lasciato mai respiro e che aveva reso impossibili le condizioni della pista. Poi, finalmente, il semaforo si è acceso e Rea, come in un colpo di coda di un re che non si arrende, è andato a prendersi la vittoria, togliendola dalle mani di Scott Redding che, dalla sua, voleva salutare per sempre la Ducati con un primo posto.
In Gara1, invece, Rea aveva beffato proprio Razgatlioglu che, però, era consapevole che un secondo posto sarebbe bastato per sfilare il numero 1 dalla carena della Kawasaki e attaccarlo, almeno per tutta la prossima stagione, sulla sua Yamaha. Prima ancora c’era stato, invece, l’annullamento, sempre per pioggia, della Superpole Race, con Rea che chiaramente non ha gradito, “mi aspettavo almeno che la direzione gara ci consultasse visto che altre volte abbiamo corso in condizioni peggiori”, e Razgatlioglu che non s’è nascosto dietro a un dito, “questa decisione penalizza Jonny, ma non si poteva fare altrimenti, anche se mi dispiace aver avuto un vantaggio che in verità non avrei voluto”. Insomma, sportività vera e Superbike che sembra tornata ai livelli di un tempo, con personaggio più liberi anche di lasciar parlare il cuore, nel bene e nel male, rispetto ai ben più ingessati colleghi della MotoGP.