Se vedi quella bandiera e pensi al motorsport, inevitabilmente la testa ti va in una sola direzione che (purtroppo) profuma di ricordi, di imprese indimenticabili e pure di nostalgia mischiata a un po’ di rabbia. Perché dire “motorsport” e “Brasile” significa per forze di cose dire Ayrton Senna. Solo che adesso il Brasile del motorsport ha pure un nuovo campione: quel Diogo Moreira che, insieme a ItalTrans, ha messo definitivamente le mani ieri a Valencia sul titolo della Moto2, dopo una stagione incredibile in cui il pilota brasiliano e la squadra italiana hanno saputo mettere in piedi una rimonta che oggi rende ancora più gloriosa l’impresa. Prima di dirsi “addio”, visto che dalla prossima stagione per Moreira si spalancheranno le porte della MotoGP, su sponda Honda, nel box di un’altra italiana: la LCR di Lucio Cecchinello.
Ma chi è questo ragazzino che ha letteralmente fatto esplodere il Brasile, incollando una nazione intera davanti alle tv proprio come succedeva quando c’era un certo Ayrton Senna? Nato il 23 aprile 2004 a Guarulhos, nella regione metropolitana di São Paulo, Moreira ha cominciato nel motocross nelle giovanili brasiliane. E’ proprio in un crossodromo che ha incontrato Alex Barros – fino a ieri il pilota di moto più famoso in Brasile – e che la sua vita è definitivamente cambiata. Barros, infatti, s’è – come raccontato ieri a Sky – immediatamente reso conto di quanto talento ci fosse in quel ragazzino, proponendogli di provarci nella velocità, tra asfalto e cordoli. “Andava fortissimo da subito – ha raccontato – doveva provarci e bisognava trovare il modo di sostenerlo”. Quel modo, come per tutti i piloti brasiliani delle quattro o delle due ruote, è stato trasferirsi in Europa. Moreira l’ha fatto nel 2017, a soli 13 anni, percorrendo tutta la trafila fino alla Red Bull Rookies Cup e alla Moto3 (una vittoria per lui nel 2023). Nel 2024, dopo il passaggio in Moto2, nonostante le difficoltà iniziali ha chiuso la stagione da miglior debuttante.
Nel frattempo, tutto il Motomondiale s’era accorto di lui, compreso quel Valentino Rossi che lo ha voluto alla 100Km dei Campioni (con tanto di sportellate rifilate a chiunque come un veterano) e Marc Marquez che se l’è preso sotto la sua ala, invitandolo spesso ai suoi allenamenti con il fratello Alex. Un predestinato, insomma. E pure uno che ha saputo rispondere “presente” alla prima vera chiamata verso la gloria. Che è arrivata ieri, in una Valencia che aveva ancora l’ultima sentenza da emettere. Il 2025 è stato l’anno della consacrazione: Diogo ha ottenuto quattro vittorie e numerosi podi, centrando una rimonta storica dopo essere stato in svantaggio di 61 punti.
Non avrà tempo, però, di vestire il numero 1 e, probabilmente, neanche di ritrovare quel numero 10 che aveva scelto nel Motomondiale come tributo a Pelè (visto che è già sul cupolino della Honda di Luca Marini). “C'è ancora molta strada da fare prima che io sia il Pelé delle moto – ha tagliato corto ieri, con gli occhi ancora pieni dell’impresa appena fatta - Abbiamo vinto un campionato e credo quattro gare, se non sbaglio, in Moto2. Ma, beh, ce l'abbiamo fatta. È bello avere un campione del mondo brasiliano, quindi penso che la gente sarà molto felice, di sicuro, e non posso che ringraziare tutti a cominciare dalla meravigliosa squadra che è ItalTrans. In particolare, però, voglio ringraziare mio padre: siamo arrivati in Spagna quando io non avevo ancora tredici anni, da soli: lui e io. La mia famiglia ha dedicato tutto a me e questo, adesso, è per loro”.