Tra un paio di settimane Marc Marquez compirà 30 anni. Età che, da quando esiste la MotoGP a quattro tempi, è la soglia limite per vincere un titolo mondiale. L’ultimo a farlo e a stabilire il punto al proprio al trentesimo compleanno è stato Valentino Rossi nel 2009, quando già era la “gallina vecchia” e più di qualcuno ha ceduto alla tentazione di darlo per perso. René Pierotti, per Moto.it, ha preso i numeri di entrambi, Rossi e Marquez, e li ha messi uno a fianco all’altro per un confronto statistico. Non a fine carriera - per quello, si spera, aspetteremo ancora qualche anno - ma a 30 anni compiuti per entrambi, una linea di demarcazione piuttosto netta nella vita di ogni sportivo: hai dato il meglio, puoi giocare d’esperienza e tutto quello che viene dopo è un regalo frutto di passione e abitudine.
8 mondiali a testa è il punto di partenza e di arrivo di questo confronto: si può discutere sullo stile, sul pubblico e chissà che altro, ma il numero che conta è quello. A maggior ragione se - come in questo caso - 6 di quei titoli li hanno strappati entrambi dalla classe regina, che nel caso di Valentino comprende anche la vecchia 500 due tempi. Poi cominciano le differenze, abbastanza indicative: Rossi ha vinto più gare correndone meno, Marquez ha fatto quasi il doppio delle pole position.
La verità dei numeri quindi è piuttosto chiara. Rossi ha vinto di più e con meno gare a disposizione, perché col passare degli anni si sono aggiunti sempre più appuntamenti e, soprattutto, Valentino ha disputato due stagioni in meno rispetto allo spagnolo, per quanto Marc non abbia aggiunto granché al suo tabellone negli ultimi anni. Quello che colpisce è come Rossi le ha vinte, le sue gare: partendo da dietro, inventandosi qualcosa nella sera del sabato, con decine di sorpassi ad ogni gara. Marc Marquez no, è sempre stato inesorabile. Primo dal primo turno, primo in qualifica, primo in gara. Arrivava in circuito per scrivere il suo nome davanti a quello degli altri. Quale dei due fosse più difficile da sopportare bisognerebbero chiederlo agli altri piloti, che in un caso si vedevano soffiare via le posizioni in gara e nell’altro si sentivano semplicemente più lenti, inferiori. Col primo potevi crederci un po’ di più, anche se forse alla lunga pure gli avversari hanno smesso di credere alle qualifiche.
A rendere Valentino Rossi così diverso dagli altri sono state tante cose e una di queste, di certo, è stata la sua capacità di sorprendere e stupire, perché la gente accendeva la televisione senza sapere cosa avrebbe fatto. Magari passa all'ultimo giro, rimonta, inventa. Fa cose che gli altri non possono immaginarsi Marc Marquez è stato più preciso, meno artista. Anche se con i suoi salvataggi a moto già sdraiata il fattore imprevedibilità l’ha messo in mostra anche lui.
Al netto delle preferenze di ognuno quindi, i numeri ci dicono che Valentino Rossi è sempre stato un artista della domenica e Marc Marquez un tiranno della classifica. Che poi il talento non si possa misurare in numeri resta una certezza: fuoriclasse puoi esserlo oppure no e loro, evidentemente, lo sono entrambi.