La Premier League è l’esempio pratica del “calcio di ghiaccio”. Squadre fredde, anonime, belle dal punto di vista tecnico ma poco pratiche nel campo delle emozioni. A quelle ci pensano i caldissimi tifosi che in tutta Inghilterra scaldano le glaciali partite. La mosca bianca è rappresentata però da un allenatore: Nuno Espirito Santo che ci ha convinto dal primo momento in cui abbiamo lo abbiamo visto sorridere. Insomma, il nuovo allenatore del Tottenham ci ha fatto tornare a sperare negli squadroni che giocano con il cuore e non con la testa. È arrivato all’ultimo momento dopo che gli Spurs avevano cercato almeno quattro allenatori prima di lui, si è trovato di fronte alla grana di avere uno dei migliori centravanti in circolazione scontentissimo. Neanche il pubblico si fidava di lui. Eppure lui ha lavorato in silenzio trovandosi a punteggio pieno nella classifica della Premier League e convincendo l’attaccante Harry Kane a rimanere almeno un altro anno. Se Nuno Espirito Santo ha già conquistato Londra, la sua storia invece ha fatto impazzire noi.
Grande amico fraterno di Jorge Mendes che conosce da quando era un deejay part time e direttore di un negozio di video. Incontrati in una discoteca, il noto procuratore di Cristiano Ronaldo non aveva ancora idea che sarebbe diventato uno dei più potenti intermediari calcistici. Fu proprio Nuno Espirito Santo, a convincerlo diventando il primo cliente. Neanche il tempo di smaltire la sbornia che, il giorno dopo, entrambi si presentarono, dopo due ore e mezzo di macchina, nella sede del Deportivo La Coruna. Le innate abilità di negoziatore di Jorge Mendes, convinsero il presidente ad acquistare il suo primo assistito. Dai tavoli di un nightclub alla conquista del calcio, la loro amicizia ha fatto la storia.
Sarà proprio il loro magnifico rapporto la chiave di svolta della carriera dell'allenatore portoghese che da calciatore ha toccato il punto più alto alzando la Champions con il Porto di Josè Mourinho. Nuno Espirito Santo non era un portiere eccezionale, anzi, era quello che nel gergo viene chiamato uno "scaldapanchina". Lui però aveva accettato quel ruolo e la sua attitudine positiva si rivelò indispensabile per la cavalcata fino alla finale. Il palmarès della sua ultima esperienza del calcio giocato, si fa per dire, vanterà una Coppa UEFA, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, 2 campionati, 2 Supercoppe di Portogallo e una Coppa di Portogallo. L'Italia campione d'Europa insegna, se si è bravi a mantenere il gruppo compatto, gran parte del lavoro è fatto. La sua carriera in campo, anche se non è stata esaltante, ha così evidenziato l’enorme personalità dell’attuale allenatore del Tottenham: “Un capitano senza fascia al braccio – lo ha definito il connazionale Bruno Alves – Quando hai uno come lui in squadra non devi preoccuparti dello spogliatoio” ha aggiunto Josè Mourinho. Appesi i guanti al chiodo è proprio l’amicizia con Jorge Mendes che lo porterà subito ad allenare grandi squadre.
Rio Ave, Valencia e Porto. La carriera di Nuno Espirito Santo era partita con il botto. E nonostante i risultati con la squadra portoghese non sono mai arrivati è proprio lì che si distinse per un altro “gesto di spogliatoio”. Durante una rissa i suoi calciatori Hulk e Sapunaru vennero squalificati quattro mesi per aver aggredito gli steward degli acerrimi rivali del Benfica. Tra lo sdegno generale, Nuno Espirito Santo li difese con due parole “Somos Porto”. Tradotto, noi siamo il Porto e se dobbiamo fare a botte, le facciamo.
Un motivatore, trascinatore e maestro della tattiche. Queste sono le parole di chi lo ha avuto come allenatore. E nonostante la chiamata del Wolverhampton in serie B inglese potesse sembrare un passo indietro, beh non lo fu affatto. In un anno i Wolves sono tornati in Premier League e la squadra costruita intorno a Nuno Espirito Santo è un caso più unico che raro nel mondo del calcio. Praticamente i 10/11esimi dei titolari sono tutti di nazionalità portoghese, in più ci sono le riserve. La forte connotazione latina dello spogliatoio gli ha permesso di ottenere grandi risultati e un'identità di gioca precisa. Il trucco è semplice. Una buona difesa porta alle vittorie. La filosofia zemaniana del chi fa un gol più dell'altro vince non gli appartiene. Vince chi subisce meno tiri. Nuno Espirito Santo ha una capacità camaleontica di adattare le proprie squadre in base ai propri giocatori. Al Porto giocava con 4-2-4, nei Wolves con la difesa tre e due punte, al Tottenham invece 4-3-3. Il gioco è semplice e... romantico. Prevalentemente le squadre del portoghese giocano con i lanci lunghi del portiere o dei difensori. Che bello. L'obiettivo è scavalcare la trequarti e servire le punte dotate di grande fisicità. Quest'ultimo poi imbeccheranno il taglio degli esterni, ma anche qui entrambe le ali hanno due ruoli completamente diversi. Al Wolverhampton una aveva il compito di fare il secondo vertice delle triangolazioni, mentre l'altra doveva andare sul fondo per il cross. Zitto Zitto e in silenzio, Nuno Espirito Santo, con una squadra neopromossa, è arrivato in zona Europa League dove è uscito ai quarti contro il Siviglia, finalista.
L’arrivo al Tottenham per Nuno Espirito Santo non può essere chiamato culmine di una gavetta calcistica. Anche se ha alcune esperienze di minore rilevanza come allenatore dei portieri, la sua carriera è partita subito da squadre di prima fascia. Ma questo non vuol dire che “O substituto”, questo il soprannome affiabbiatogli nel Porto dei miracoli, non se lo sia meritato. E non è nemmeno un caso che sia primo a punteggio pieno. Ha battuto il Manchester City, il Watford e la sua ex squadra. Risultato? 1-0, 0-1, 1-0. Tre gol fatti, zero subiti, nove punti. Grazie e arrivederci. Appena ha avuto una rosa all'altezza le sue già note abilità sono emerse ancora di più. Stefano Bergwjin è un giocatore trasformato così come Sergio Reguilon. Dele Alli, personalmente giocatore immenso, era addirittura finito fuori rosa, prima con Pochettino e poi con Mourinho. Adesso è il collante fondamentale tra attacco e centrocampo, presieduto dal 21enne Oliver Skipp. E poi c'è lui. Harry Kane, la punta centrale per eccellenza. Il classico attaccante che ti garantisce 40 gol a stagione. I Citizens sono stati battuti senza di lui e adesso che è tornato (e motivato), le possibilità di alzare una coppa sono davvero notevoli. Ma perchè vi diciamo questo? Perché in uno sport dove la tattica predomina su tutto, chi come lui preferisce “la garra” ai passaggi di prima (e ottiene risultati) non può far altro che essere tra i nostri preferiti. è bello vedere le squadre che giocano benissimo, tiki taka e sarrismo su tutti. Ma sono le rose come quelle del Cholito o di Nuno Espirito Santo che ci fanno emozionare. Perchè, alla fine, lo scopo di vedere un pallone che rotola e scuote la rete è proprio quello.