E’ l’anniversario della motorstory che non metterà mai d’accordo gli appassionati. Sono cinque anni, o giù di lì, infatti, da quel Gran Premio della Malesia del 2015 in cui Marc Marquez e Valentino Rossi si resero protagonisti del più dibattuto e controverso episodio del motorsport recente.
“E' stato lui, lasciando stare i mille sorpassi e controsorpassi dei giri precedenti, che prima mi ha colpito alla coscia sinistra, poi ha perso l'equilibrio. Io ho alzato la gamba dalla pedana ma non gli ho dato nessun calcio, non volevo farlo cadere” – Disse Valentino Rossi, che poi fu penalizzato e costretto a partire dall’ultima casella in griglia a Valencia, vedendo vanificata ogni speranza di conquistare il decimo mondiale (poi vinto da Jorge Lorenzo). "Dico solo che mi ha dato un calcio. La sua è stata un'aggressione. Nel calcio ci sarebbe il cartellino rosso e l'espulsione. Qui io mi sono trovato ai box mentre lui correva. In pista mettiamo in gioco le nostre vite, fortunatamente sto bene. Ma non credo sia mai successa una cosa simile” – fece eco Marc Marquez. Il resto? Cinque anni di guerriglia da bar del motorsport. Senza soluzione di …soluzione!
Basta scrivere “Rossi vs Marquez 2015” su Youtube, su Google o su un qualsiasi motore di ricerca, e c’è di tutto. Migliaia di risultati che portano sempre, però, alla stessa conclusione con cui erano stati approcciati: non c’è verso di cambiare idea. Capita spesso, soprattutto sui social, di ritrovarsi davanti a quei giochini assurdi dove viene proposto un oggetto con una domanda: “Di che colore è?”. E lì gli utenti impazziscono, perché c’è chi indica una tinta e chi, invece, ne indica tutt’altra. Questione, dicono, di recettori visivi e non c’è alcuna possibilità che chi vede un colore possa cambiare idea e vederne un altro. Nemmeno sotto il condizionamento di una maggioranza. Di quei giochini ne viene in mente uno in particolare: il famoso abito di Caitlin McNeill. Ve lo ricordate? Partito su Tumblr era poi sbarcato su Facebook, paralizzando letteralmente il social network perché non c’era bacheca in tutto il mondo dove non venisse condivisa quella foto. La foto di un abito che poteva essere nero e blu, oppure bianco e dorato. Cioè, mica tinte che più o meno si somigliano, ma proprio diverse e di brutto pure.
Ecco, quel tormentone social, quel dibattito virale, se traslato al motorsport ha un paragone solo: il calcio, o presunto tale, di Valentino Rossi a Marc Marquez. Sono passati cinque anni, gli animi si sono pure sedati e c’è stato tutto il tempo di metabolizzare quell’episodio. C’è stato anche il tempo di vederlo e rivederlo da tutte le angolazioni possibili, con chiavi di analisi differenti e fotogramma per fotogramma. Ma non basta: è come l’abito di Caitlin McNeill. Sarà per questo che dopo tanto tempo ancora se ne parla e sarà per questo che se a qualcuno venisse in mente di “togliere il segreto” dai dati delle telemetrie di quel giorno, probabilmente, non si parlerebbe di altro per altri cinque anni. Rischiando, tra l’altro, che nemmeno i numeri, e quindi la scienza, riescano a far cambiare idea.
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