Ricordate quel numero 21 che fino a dodici anni fa riusciva a far sognare tutti i tifosi ducatisti? Questo fine settimana abbiamo avuto la fortuna di rivedere quel pesante numero di Troy Bayliss sulla cima del podio e direttamente dal cupolino di una Ducati: quella dell’italianissimo Michael Rinaldi.
Sabato in Gara 1, Rinaldi ha dominato - rifilando ben 7 secondi a Rea - ma la vera sfida è stata domenica. Appunto perché Michael e Go Eleven per poco non hanno prevalso su Rea e Kawasaki, una roba talmente bella e fuori dall’immaginario prevedibile che sarebbe come paragonare un piccolo paese italiano di provincia con una megalopoli giapponese. Il sogno, però, è svanito solo a due giri della fine, quando Johnny Rea è riuscito a scappare mantenendo quel ritmo martellante fino all’ultimo giro. In ogni caso: onore a Rinaldi! Soprattutto perché ha saputo regalarci qualcosa che vale molto di più di alzare un semplice trofeo sul podio: ci ha emozionato, ci ha fatto alzare il volume della TV al massimo e ci ha fatto urlare a squarciagola disturbando i vicini.
L'insegnamento più grande che ci ha dato questo ragazzo di 24 anni è quello che bisogna credere in noi stessi, sempre, anche quando le cose non vanno, perché Michael (come ha raccontato lui stesso in questa intervista su moto.it) fino allo scorso ottobre era senza moto, ha rischiato davvero di non correre per questa stagione. Un po' per fortuna e un po' per merito, ha trovato casa nel team Go Eleven ed ha iniziato a lavorare duramente. Testa bassa, polso sul gas e, con tanta grinta, oggi Rinaldi è arrivato a giocarsi la vittoria con Rea fino all'ultimo giro, una cosa che fino a un anno fa sembrava un miraggio.