Il ritorno di Matteo Berrettini a Wimbledon si ferma subito. Nessun guizzo, nessuna scintilla: il romano, finalista qui nel 2021, è apparso lontano anni luce dalla forma che lo aveva reso uno dei tennisti più temuti sull’erba. Al primo turno dell’edizione 2025 dei Championships è arrivata una sconfitta amara, in cinque set, contro il polacco Kamil Majchrzak, numero 109 del mondo in tre ore. Ma il passaggio più duro non è stato il punteggio, né la rimonta mancata. Il vero colpo è arrivato dopo. In conferenza stampa, Berrettini ha parlato a bassa voce, con uno sguardo vuoto che ricordava quello visto in campo. Nessuna rabbia, solo stanchezza. “Non trovavo l’energia, fisicamente non stavo male”, ha detto. “Dopo Roma ho passato settimane difficili, ho avuto tanti momenti di down in cui dovevo decidere se provarci o non provarci. Fondamentalmente sono stanco. Stanco di rincorrere sempre qualcosa. Per questo ho bisogno di prendermi giorni per pensare, per decidere cosa fare del futuro, perché stare in campo così non è quello che voglio”.

Un’ammissione che ha un sapore definitivo. Perché, al netto degli infortuni e delle ricadute, oggi è la testa a non seguirlo più. “Forse mi sono rotto anche quella”, ha provato a scherzare amaramente, prima di tornare serio: “Ci sta che dopo tutto quello che ho passato in questi anni mi senta stanco. Ho bisogno di prendermi tempo per riflettere e capire cosa fare”. Nel 2021, Berrettini arrivò in finale a Wimbledon e si inchinò soltanto a Novak Djokovic. Da allora, una sequenza di problemi fisici, stop, rientri e ricadute. Ma se prima c’era sempre stata la volontà di lottare, oggi il dubbio si è fatto più grande. Per la prima volta, davvero, Matteo Berrettini si chiede se ne valga ancora la pena. E noi, però, non siamo ancora pronti.