Certe scene pensava di non doverle vedere più, dopo averci fatto i conti per una intera carriera che alle gioie delle continue vittorie univa pure i tristi bollettini delle corse in moto di una volta. Invece Giacomo Agostini, quindici titoli mondiali vinti e un nome che è leggenda, s’è trovato ancora una volta davanti alla più atroce delle scene: il corpo senza vita un pilota, un collega, che stava solo facendo ciò che amava di più. Gunther Knuppertz, 84 anni, pilota e collezionista di moto da corsa e volto notissimo nelle rievocazioni storiche, è infatti morto a Spa Francorchamps, proprio nel corso di una manifestazione a cui stava partecipando anche Giacomo Agostini.
“Purtroppo ero lì. Era il 13 agosto scorso – ha raccontato Ago a MOW – erano previste quattro parate nel corso della giornata. Per tre siamo partiti dalla corsia box, per l’ultima, invece, ci hanno detto di entrare in pista, fermarci al traguardo per permettere a tutti di fare qualche foto e salutare il pubblico e poi da lì avremmo fatto una vera e propria partenza per l’ultimo giro. Non so cosa sia successo esattamente. C’è chi dice che Gunther, al momento di fermarsi, non lo ha fatto e ha proseguito come nelle tre parate precedenti e quando si è accordo che tutti erano fermi era tardi per fare qualsiasi cosa. Lui è morto, altre persone, che sono state travolte, sono rimaste ferite. Altri dicono che, invece, a travolgerlo è stato un altro pilota e lui era già fermo. Non sono stato tanto a chiedere o cercare di capire, non era certo quello il momento. E' stato tutto molto triste”.
Una scena chiaramente agghiacciante, un epilogo tristissimo in una giornata che doveva essere di festa, con Agostini che aggiunge: “Mi dispiace da matti, avevo avuto modo di scambiarci qualche battuta in altre occasioni simili e era un uomo con una passione immensa per le moto, una persona di grande garbo e sempre entusiasta. Nell’avvicinamento al traguardo c’erano le bandiere gialle, non so se tutti fossero al corrente che la quarta parata si sarebbe svolta in maniera diversa e non so perchè non ha visto le bandiere. Purtroppo è successo e basta. Poi se ci sono state o meno delle responsabilità o delle mancanze dovranno essere le autorità competenti a dirlo”.
Anche perché Ago è arrivato sul traguardo solo a tragedia avvenuta. “Devo ringraziare la mia moto – ha detto nella telefonata in cui ci siamo fatti raccontare quello che era successo – La mia moto parte sempre al primo colpo, è sempre perfetta e non perde mai mezzo giro. Domenica, invece, non voleva saperne di partire. Le moto hanno un'anima, lo dico sempre. Mi piace pensare che forse non voleva farmi trovare ancora davanti a quella scena che tante altre volte nella mia carriera ho dovuto vedere. Nel bel mezzo di quello che era accaduto. Quando sono riuscito a farla partire e sono uscito dal box per raggiungere la linea del traguardo, era già successo tutto e s’era già messa in moto tutta la macchina dei soccorsi”. Per l’ottantaquattrenne tedesco, però, non c’era già più niente da fare, con il mondo dei motori che, adesso, ha perso uno dei collezionisti più importanti del mondo. “La sua collezione di moto prevalentemente da corsa era strepitosa – scrive La Gazzetta dello Sport riportando la notizia della morte di Knuppertz – C’era una MV 500 4 cilindri, una Benelli 250 rarissima, una Yamaha appartenuta a Lawson e pure una Desmosedici che era stata guidata in gara da Loris Capirossi”.