Domenica, ore 21.13: la supercazzola arriva da un collega in un messaggio WhatsApp. “Siamo già con le spalle al muro, se finisce così ci tocca fare sei punti con Qatar ed Ecuador. Soffriamo sempre ai gironi”: ci metto un po’ a capirla, ma la tv è su Austria-Italia, gli azzurri stanno perdendo, poche ore fa sono iniziati i Mondiali e il canale è lo stesso. In Qatar saranno anche in mezzo al deserto, ma alla periferia dell’impero c’è l’Italia, e allora oggi pagheremmo per avere come spauracchio il babau trapattoniano Ulises de la Cruz - che peraltro oggi fa il politico - perché l’Ecuador c’è, ha tre punti e noi siamo costretti a leggere su Repubblica Sandro Bonvissuto scrivere di “Mondiali che nessuno seguirà”. Infatti la sera buona parte degli hashtag in trend topic su Twitter riguardava i Mondiali. Dove, nella cerimonia di apertura, hanno riesumato persino Ciao, la geometrica e legnosa mascotte di Italia ‘90, e del resto in tanti l’hanno definita una cerimonia in stile olimpico: l’ha firmata Marco Balich, e non è un caso. E allora tradizione, tecnologia, Morgan Freeman nei panni di Morgan Freeman, riferimenti al passato, cammelli. Lì ha vinto Lele Adani, inviato-invidiato-inviso speciale di questi Mondiali per la Rai, che non ha perso l’occasione per fregarli tutti - premio Perozzi - con un “arrivano i cammel”, lancio del brand per la Bobo Tv istituzionalizzata nella tv di Stato. Non male anche se poi, mentre durante Qatar-Ecuador tutti hanno notato la gaffe su “uomo barometro di centrocampo”, ai più è sfuggita la frase probabilmente più imbarazzante, pronunciata anch’essa nel corso della cerimonia, nella fase centrale. Dopo il video che mostrava la partita nel deserto disputata dal giovane al-Thani a inizio anni Settanta (commentata con un banale “lo spirito del gioco che lo prendeva anche da bambino” e un affettuosissimo “lo vedi quando rimbalza quel pallone: tutti sono col sorriso”), al rientro in diretta le telecamere hanno inquadrato l’emiro oggi padrone di casa e Adani se n’è uscito con un terrificante “ne è passato di tempo eh? Boss!”. Sarebbe ridicolo anche tra amici al pub davanti a una birra, figurarsi nella diretta da uno stadio nella quale la birra nemmeno la vendono.
La Rai l’ha salvata un Marchisio che non ha messo la testa sotto la sabbia, cosa che invitati e spesati spesso fanno, mentre nel presente che è già futuro ha debuttato su Twitch anche Luis Enrique in versione streamer, seguito nella prima live da 150 mila persone in diretta (e la replica ha superato facilmente il milione), e di lì un appuntamento al giorno. Molto meno paludato che nelle conferenze stampa, più interessante, più vario perché non necessariamente sul pezzo - “Cacio e pepe o arrabbiata? Arrabbiata. Forza Roma e forza Italia, sempre”; tanto in Qatar Mancini non c’è e non può eliminarlo - e sufficientemente adatto al mezzo. E, appunto, su Twitch pullulano i canali che commentano i Mondiali in diretta, in tutte le lingue, e meno male che non interessano a nessuno.
E chi poteva segnare le prime due reti del Mondiale collegandosi alla realtà politica italiana meglio di Enner Valencia? Mentre da noi si parla di detrazioni fiscali per i matrimoni - solo quelli in Chiesa, anzi no, contrordine: tutti - l’eroe della prima giornata di Qatar 2022 è un ragazzo che nel 2016, durante un Ecuador-Cile con la polizia pronta ad arrestarlo a fine gara per non avere pagato 17 mila dollari di alimenti alla moglie per il sostenimento della figlia, finse un malore pur di farsi trasportare direttamente dal campo all’ospedale e scampare alle manette.