Ricordate una delle tante scene memorabili di Non ci resta che piangere, quella del predicatore (Peter Boom) che ammonisce Mario (Massimo Troisi) con il celebre memento mori, “ricordati che devi morire”? Ecco, i media sportivi tradizionali – anche quelli online, non si scappa – è meglio che se lo segnino e che ci riflettano, perché la notizia che Luis Enrique, selezionatore della nazionale spagnola, trasmetterà durante i Mondiali in Qatar le sue impressioni live su Twitch sul canale luisenrique21 (che prima di cominciare aveva già quasi 100 mila follower), equivale all’ennesima fuga in avanti di una rivoluzione comunicativa già in atto e che in tanti sottovalutano.
Il dato di fondo è che, per la prima volta, il commissario tecnico di una nazionale si rivolgerà a tifosi e appassionati con continuità, scegliendo egli stesso i temi e i rivoli in cui si incanalerà la discussione con chi commenterà in diretta, senza intermediazioni giornalistiche ma insieme al proprio staff. Lo farà peraltro nel corso della più iconica delle vetrine del calcio internazionale, il sacro Mondiale. Basta questo per capire la portata della novità, e questo a prescindere dall’autorizzazione che Luis Enrique ha avuto dalla Rfef (la federazione calcistica spagnola) e dai suoi responsabili di comunicazione e relazioni esterne, che lo supporteranno anche sotto l’aspetto tecnologico. L’idea infatti nasce proprio dall’allenatore, come ha sostenuto egli stesso, ma non si tratta di una scelta estemporanea e le live non saranno raffazzonate né a rischio di saltare a causa della connessione o delle restrizioni imposte dal Qatar: stando a quanto rivelato dalla testata spagnola Relevo, c’è tutto un apparato alle spalle concordato con la Rfef, e questo conferma la comunione d’intenti tra l’allenatore e la federazione.
Perché lo fa? “Per avere una relazione più diretta, senza filtri, più spontanea, più naturale”, e perché quello che dirà comunque verrà ripreso da tutti. Certo, per obblighi della FIFA con i broadcaster Luis Enrique dovrà presentarsi prima e dopo le partite alle classiche conferenze stampa di plastica, quelle che gli allenatori per primi eviterebbero come la peste, se potessero. Perché i giornalisti sono un conto, i follower (e i subscriber) altro, e se ti metti a loro disposizione comunque questo ti viene riconosciuto. Lì, live, si percepisce quello che chiamano il sentiment, lì in fondo si può divagare, essere sé stessi, diretti: “Sarà una cosa nuova, un esperimento – lo ha detto poi proprio in una conferenza stampa – nel quale cercherò di essere il più simpatico possibile, non ci saranno controlli ma totale libertà, non è una cosa che riguarda la mia professione. Cosa ho ricevuto finora dalle persone? Qualcosa di meraviglioso. Avrei dovuto iniziare prima. Ovviamente ci saranno gli haters, sì. Pues viva los haters”.
Funzionerà? Più che altro: perché non dovrebbe funzionare? Ronaldo il Fenomeno (ronaldotv) è uno streamer da oltre 400 mila follower, Christian Vieri (christianvieriofficial) supera abbondantemente i 500 mila, e se vi sembrano pochi beh, guardate quanto vendono oggi i quotidiani sportivi o quanti spettatori fanno La Domenica Sportiva o Pressing (i quali sì, pensate. esistono ancora), al punto che la Bobo Tv è stata addirittura sdoganata dalla Rai, che l’ha istituzionalizzata e ne proporrà il format proprio per commentare i Mondiali. La programmerà inizierà lunedì con pillole di 4-5 minuti in seconda serata, e per la tv di Stato in fondo è un segnale di resa: significa non essere più in grado di produrre qualcosa di particolarmente originale e intrigante, di giovane e meno paludato, e allora tanto vale affidarsi a chi già lo fa e bene, anche perché la Bobo Tv in questo senso è esemplare: qualsiasi cosa dica, fa parlare, perché ha scelto i personaggi giusti – spontanei sì, ma ognuno con la propria parte: ognuno sa cosa aspettarsi da Vieri, Cassano, Adani e Ventola – e i temi che appassionano (il dietro le quinte, il cazzeggio insider, le sparate divisive); in questo modo costringe tv, giornali e siti internet a riprendere ciò che esce da Twitch per stare al passo con i trend topic. In sostanza, i media hanno portato l’acqua con le orecchie alla Bobo Tv, tanto da farla arrivare in Rai – con Adani testa di ponte – così com’è, e lo faranno anche con il canale di Luis Enrique, perché ciò che uscirà da lì è probabile che faccia più presa rispetto alle conferenze stampa di cui sopra, quelle da rassegna stampa preventiva.
Cosa c’entra allora la scena di Non ci resta che piangere? Un canale Twitch – la piattaforma della Generazione Z – che parla di calcio non c’è nemmeno bisogno di guardarlo, basta ascoltarlo e buttarci un occhio, fa compagnia, permette di fare nel frattempo altro, è nativo mobile, adatto a una fruizione non solo live e, in questo caso, l’interazione con i protagonisti è reale. A rispondere non sono gli addetti stampa o esperti di immagine vari ed eventuali (i profili Instagram degli sportivi, in questo senso, spesso sono una colossale fregatura), ma proprio i protagonisti dell’evento: la sensazione di eliminare i gradi di separazione, almeno virtualmente, è decisamente soddisfacente per gli utenti. E se i protagonisti non rispondono proprio a te, sei comunque parte di una community che hai scelto e va anche bene così. Il cortocircuito casomai è quello dei media che poi, in una sorta di sindrome di Stoccolma, riprendono e diffondono anche a chi non ha seguito le trasmissioni i concetti espressi live, senza rendersi conto di essere diventati, a quel punto, megafoni di ciò che li sta piano piano seppellendo, senza rendersi conto di essere diventati lo strumento di una sorta di branded content altrui. Perché, in tutto questo, c’è un aspetto di fondo: se le dirette le gestiscono i protagonisti, comunque le redini del discorso le tengono loro e loro scelgono la direzione; se sono un minimo intelligenti, possono uscirne sempre bene, sempre meglio rispetto al rischio di trovarsi di fronte a un giornalista che magari fa il proprio lavoro: porre domande scomode, sfruttando quel che resta dell’autorevolezza di un mestiere che fu.