“Nella caduta – diceva Jung – ci sono i germogli della risalita, fragili, ma verdi. Vanno coltivati con premura”. La terra perfetta per farlo, quando ci sono di mezzo anche i motori, è la Romagna, dove la benzina va giù come l’acqua e dove il WorldSBK, recentemente, ha compiuto una virata inaspettata: un’accelerazione sociale verso percorsi di rinascita. E’ di oggi, infatti, la notizia che è stata rinnovata anche per il 2025 la partnership con San Patrignano (il luogo per eccellenza in cui si coltivano i germogli delle rinascite dopo le cadute) dopo il successo dello scorso anno. L’obiettivo: aiutare quelli di Sanpa a strappare altri giovani dalla strada e dalle dipendenze, anche attraverso le storie di sportivi che celebrano la vita sfidandola a 300 km/h.

Se le moto sono macchine perfette per misurare distanze in millesimi di secondo, la comunità fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978 calcola il valore dell’esistenza in vite riconquistate: 26.000 persone riavviate come motori che sembravano definitivamente grippati, attraverso educazione, formazione professionale e quella strana alchimia che trasforma la fragilità in riscatto. Due gli appuntamenti clou: il round di Cremona (2-4 maggio) e quello di Misano (13-15 giugno), dove gli scarichi aperti delle derivate di serie faranno da colonna sonora a iniziative di sensibilizzazione.

C'è un tempo negato e uno segreto
Branding dedicato, punti donazione strategici e il Paddock Show trasformeranno infatti le tribune in agorà solidali. Ma è nel digitale, fanno sapere gli organizzatori, che quest’anno si accende la novità: “Do Not Play It”, videogioco anti-retorica che sostituisce i sermoni con scelte interattive. Coinvolgendo studenti e giovanissimi con l’approccio del gas aperto, elevando la prudenza a valore e non abbassandola a semplice prescrizione. Tutto il resto, dettagli e iniziative, si possono trovare sul sito di San Patrignano. Con la riflessione che, invece, resta un’altra e salta un legame che c’è più di quanto si possa pensare.
Francesco Guccini, tanti anni fa, in un passaggio di una sua canzone diceva che “c’è gente che è di casa in Serie B”, per raccontare quelli che hanno sempre qualcosa di oltre da conquistare, un obiettivo più grande non centrato o, semplicemente, che vivono nella consapevolezza di essere arrivati a un punto in cui ci si può accontentare. Anche se la considerazione “del pubblico” non è la stessa. Ecco, la SBK è un po’ quella cosa lì, fatta di piloti che spesso hanno il manico di quelli che hanno avuto più fortuna - o hanno saputo giocarsi meglio il talento – e lo esprimono in un mondiale che per molti ha le sembianze di un teatro in cui ricostruirsi, dimostrare, rinascere. Riscattarsi, insomma. Come ci si riscatta da ben altre storie, ben altre sfide, risalendo da baratri che non sono solo sportivi o professionali, ma che hanno riguardato la vita tutta. Baratri in cui, spesso, s’è caduti solo per fragilità. Quella stessa fragilità che poi, però, s’è fatta forza e rinascita: l’unica vera roba potente che apre la mente a una consapevolezza:le vere vittorie si misurano in sconfitte evitate. O metabolizzate. Verso seconde chance che no, non c’entrano niente con la Serie B o che, al limite, la rendono solo più umana. Autentica. Meno fatta di inarrivabili prototipi per pochi eletti.
