La prima notizia è che, ieri a Misano, Andrea Dovizioso c’era ed è arrivato settimo (con poco meno di undici secondi di distacco dal vincitore, Franco Morbidelli) e la seconda notizia è che Andrea Dovizioso, da ieri, guida la classifica del Campionato del Mondo di MotoGP (con sei punti di vantaggio sul secondo, Fabio Quartararo). Balzare in testa, quindi, senza neanche finire mai sotto l’occhio delle telecamere per una intera gara, correndo un Gran Premio assolutamente anonimo nonostante la moto di un colore vistoso (la Ducati) e ritrovarsi comunque davanti a tutti, senza il sorriso stampato in faccia, ma ben nascosto dentro lo sguardo.
È chiaro che il nostro è un esempio, un modo ironico di raccontarla, e sappiamo benissimo che non è certo l’essere inquadrati che fa i campioni. Ma quello che è accaduto ieri è significativo di una stagione che in qualche modo sta spaccando gli appassionati. Da una parte ci sono quelli che sostengono che senza Marc Marquez il livello è sceso troppo e con esso anche lo spettacolo, come ha recentemente affermato anche Casey Stoner. Dall’altra ci sono quelli che, invece, reputano tutto più avvincente, con i continui capovolgimenti dei pronostici che stanno dando vita ad una stagione tutt’altro che mediocre. Al di là di chi avrà ragione tra le due fazioni, comunque, ci sarà un vincitore e l’impressione – i tifosi facciano i dovuti scongiuri – è che tutte le strade portino ad Andrea Dovizioso. Il perché è piuttosto semplice: s’è ritrovato lassù, in cima alla classifica, in una annata in cui sta andando tutto male. E quando sei primo nonostante vada tutto male può significare che è l’anno buono.
La classifica oggi dice: Adrea Dovizioso 76 punti, seguito da Fabio Quartararo, con 70, e da Jack Miller con 64. Ed è palese che per l’italiano le possibilità di mettersi in tasca il mondiale cominciano ad essere veramente tante. In primo luogo perché il diretto avversario, Fabio Quartararo, sta dimostrando di pagare a caro prezzo la giovane età: tutto benissimo finchè gira tutto bene, ma tutto malissimo appena qualcosa va minimamente storto. Anche Jack Miller, che l’anno prossimo salirà proprio sulla moto di Dovizioso, non sembra concretamente in grado di lottare per il titolo, soprattutto se la partita dovesse diventare a due e tutta interna a Ducati, con la sua Pramac che, comunque, è una moto satellite e l’omonimo team che è comunque vincolato a “mamma Ducati”. Una illazione bella e buona, quest’ultima, visto che non ci sono notizie di precedenze d’azienda, ma la storia recente del motociclismo insegna che i team non ufficiali non vincono i mondiali (come invece accadeva un tempo).
Più indietro ancora, al quarto posto in classifica, c’è Joan Mir che, dati alla mano, è comunque stato il più costante dell’intera stagione, anche se gli è mancata la vittoria con il suo bottino di 25 punti tutti insieme. A 58 punti c’è un altro che non ha ancora conquistato vittorie, ma è che stato costantemente tra i migliori e che risponde al nome di Valentino Rossi (che divide la quarta piazza con il sempre più in crisi compagno di squadra, Maverick Vinales). Ad appena un punto, quota 57, ecco invece Franco Morbidelli e l’impressione è che i due italiani di Yamaha, futuri compagni di squadra in Petronas, siano tutt’altro che fuori dai giochi. Anche perché domenica c’è di nuovo il Marco Simoncelli World Circuit, con il Gran Premio dell’Emilia Romagna. Per Andrea Dovizioso e Ducati, però, domani c’è un appuntamento importantissimo: i test proprio sul circuito di Misano. Saranno l’occasione per provare settaggi che consentano al forlivese di trovare un miglior feeling con gli pneumatici in frenata e possono rappresentare, di fatto, il vero punto di svolta di questo assurdo mondiale 2020