E’ stata adottata una operazione terapeutica più aggressiva: il riposo e l’aspettare il corso naturale delle cose rischiavano di non bastare. Che Marc Marquez, dopo l’ottimismo iniziale, è dovuto nuovamente finire sotto i ferri per le conseguenze dell’incidente avuto a Mandalika con Marco Bezzecchi è notizia di qualche giorno fa. Così come è notizia di qualche giorno fa che l’intervento è andato molto bene e il campione del mondo è già a casa in attesa di poter iniziare le terapie. Quello che invece nessuno aveva ancora detto, però, è quanto tempo ci vorrà prima di rivederlo in pista. Per ora Ducati ha fatto sapere che il 93 non sarà in Australia e poi neanche in Malesia, ma in molti avevano ipotizzato che verosimilmente avrebbe saltato anche il Portogallo per poi tornare direttamente a Valencia. Non tanto per la gara, quanto per l’importantissimo che test che seguirà il fine settimana del GP e in cui in Ducati, come faranno anche tutti gli altri, dovranno gettare le basi per la moto con cui si disputerà l’ultimo mondiale con le 1000 gommate Michelin prima del passaggio ai prototipi da 850cc gommati Pirelli.

La stampa spagnola, però, da giorni ha lasciato intendere che anche l’ipotesi di vedere Marc Marquez a Valencia potrebbe essere fin troppo ottimistica e, ora, quelli di Marca hanno definitivamente sganciato la bomba intervistando il professor Pedro Luis Ripoll. Il luminare spagnolo è entrato nel dettaglio dell’infortunio rimediato da Marc Marquez e, pur confermando che non c’è correlazione con i guai che hanno condizionato dal 2020 l’intera carriera del nove volte campione del mondo, ha spiegato che non è niente da prendere alla leggera. E che, anzi, Marc Marquez non starà lontano dalle piste per riposarsi ora che ha vinto già tutto quello che c’era da vincere, ma perché sarebbe impossibile anche solo pensare di prendere qualche rischio e non aspettare tutto il tempo che ci vorrà. La sentenza? “Sedici settimane”. Quattro mesi, quindi. Che, tradotti in termini sportivi, significano una cosa sola: Marc Marquez non salirà in sella alla nuova Desmosedici prima del 2026, in occasione dei test invernali. Niente Valencia, dunque, e Ducati che dovrà portare avanti nel primo vero test in vista del 2026 tutto il lavoro con Pecco Bagnaia e Michele Pirro, supportati da Fabio Di Giannantonio e Alex Marquez, visto che anche loro guideranno moto uguali a quelle degli ufficiali.
"La lussazione acromioclavicolare – ha spiegato con tanto di video il dottor Ripoll - è una lesione caratterizzata dalla perdita di congruenza articolare tra l'acromion e la clavicola . A seconda del grado di spostamento della clavicola, che si sposta sempre verso l'alto, possiamo applicare trattamenti ortopedici o conservativi. In uno sportivo di alto livello, come Marc Márquez, la tecnica di scelta è l'artroscopia, che riduce la lussazione esistente tra la clavicola e l'acromion. È un infortunio con una consistente prognosi e il cui periodo di recupero è solitamente di circa 16 settimane. Se c'è qualche tipo di frattura associata, viene trattata entro lo stesso lasso di tempo chirurgico".
Più o meno quattro mesi, quindi, che potrebbero ridursi se tutto dovesse andare per il meglio, ma che potrebbero anche prolungarsi se, invece, dovessero sorgere ulteriori complicazioni su un braccio già martoriato dai precedenti infortuni e dai continui interventi chirurgici. Ecco perché la parola d’ordine, anche a Borgo Panigale, adesso è “prudenza”, senza voler necessariamente fissare date e senza provare a forzare i tempi, visto che comunque la Desmosedici del 2026 non sarà sostanzialmente diversa da quella del 2025.