“Chi dice che sa qualcosa, non sa niente”: è quanto afferma Jean Todt sulle condizioni di salute dell’amico Michael Schumacher. Intervistato da Daniele Sparisci sul Corriere, l’ex manager del team Ferrari, dopo aver sottolineato riguardo a Schumi “vado sempre a trovarlo. Lui e la sua famiglia sono la mia famiglia”, aggiunge “lasciamolo tranquillo, rispettiamo la volontà di privacy di Corinna e dei figli, sappiamo che quell’incidente ha avuto delle conseguenze”. Quali conseguenze, di preciso, lo sanno solo lui e pochissimi altri.
Sul fatto che molti lo rivorrebbero in Formula 1 lascia poche speranze (anzi, nessuna): “Sento poche persone lì dentro. Stefano Domenicali: dopo essere stato un mio collaboratore per 16 anni è diventato un amico. Mio figlio Nicolas (manager di Leclerc, ndr), sono felice di non essere più un’ombra per lui. Ero più un disturbo che un aiuto. La vita è una successione di capitoli, l’ho raccontata in documentario e poi uscirà anche un libro. […] Nella mia ci sono stati quelli con la Peugeot, con la Ferrari, e con la Fia. E ora mi dedico alla sicurezza stradale da inviato speciale delle Nazioni Unite, bisogna combattere la pandemia silenziosa sulle strade. Giro il mondo alla ricerca di soluzioni. E festeggio la nuova campionessa del mondo che ho in casa: la mia compagna”.
E sulla Ferrari che non vince un titolo da 16 anni: “Però ha vinto delle gare. La Ferrari resta, da quando me ne sono andato, una delle squadre migliori in F1. Manca qualcosa, è protagonista ma non ancora per il campionato. Diamogli tempo di dimostrare di essere in grado di percorrere l’ultimo passo”.