Uno, Enea Bastini, è riminese, un altro, Luca Marini, è di Tavullia, mentre Niccolò Antonelli, ormai, è romagnolo di adozione. Se a questo aggiungiamo che parte degli uomini dello Sky Racing Team lavoreranno proprio per il team satellite di Ducati, ecco che la squadra di Avintia non è più solo andorrana, ma andorromagnola. Che non esiste, non si dice, ma rende l’idea. Perché c’era tanta Italia proprio ad Andorra, per la presentazione del team che sarà presente nel mondiale sia in classe regina che in Moto3 e MotoE e che si dividerà, di fatto, in due nomi: Avintia Sky VR46 e Avintia Esponsorama. Una presentazione che, a dirla tutta, è sembrata decisamente sottotono rispetto al passato, tra diretta su Instagram non proprio professionale e necessari accorgimenti dovuti al Covid19. Lo spettacolo, però, lo hanno offerto gli occhi dei piloti e le loro mani quando, tolti i teli che coprivano le quattro moto, hanno letteralmente accarezzato carena e manopole. Non solo i due esordienti della MotoGP, ma anche Antonelli e Carlos Tatay, che difenderanno i colori di Avintia in Moto3 in sella alla KTM, e Andrè Pires e Xavi Cordelus, che invece scenderanno in pista con le Energica della MotoE.
I numeri? Rigorosamente in ordine: 10 per Marini, 14 per Pires, 18 per Cordelus, 23 per Antonelli e 99 per Tatay. E poi ancora 23, con Enea Bastianini che, come è noto, ha dovuto rinunciare al suo tradizionale 33 perché già stampato sul cupolino della KTM di Brad Binder. Ma per il campione del mondo in carica della Moto2 non è certo un problema: “Non vedo l’ora di provarla - ha detto accarezzando la sua Desmosedici – sono emozionatissimo e non nascondo che per me la MotoGP era un sogno. Ringrazio Avintia e Ducati per la fiducia e spero di riuscire a fare bene sin da subito, anche per dimostrargli che non hanno sbagliato a puntare su di me”. Parole, quelle di Bastianini, pronunciate in fotocopia anche da Luca Marini, che guiderà una Desmosedici in livrea Sky Racing Team, dove campeggia la scritta VR46 tra codone e sottosella, ma identica a quella del compagno di squadra sotto al vestito. Sono, di fatto, le moto portate in pista lo scorso anno da Tito Rabat e Johann Zarco, chiaramente con gli ultimi aggiornamenti messi a disposizione da Ducati per il team satellite.