La ragazza del curling, una definizione che è già un titolo. A brevissimo si aggiungerà anche una medaglia e, se il metallo dovesse essere quello giusto, a nemmeno una settimana dall’inizio dei Giochi invernali di Pechino l’Italia avrà già il volto da copertina. Volto, già, perché Stefania Constantini ha bucato lo schermo: merito di un talento evidentemente eccezionale se, alla prima Olimpiade, il doppio misto azzurro che la vede quale lanciatrice è stato capace di raggiungere la finale con un percorso netto effettivamente formidabile, merito però anche delle inquadrature televisive frontali dei broadcaster che producono i Giochi cinesi; scivolata leggiadra, sguardo verso l’obiettivo sportivo - non quello della telecamera - e un senso di raffinatezza che però lì si ferma, dal momento che poi si passa alla camera alta e i vigorosi colpi di scopa di Amos Mosaner, aspetto fondamentale per il curl della pietra che è pura fisica applicata, riporta lo sport a quel senso di esotico e alla vena derisoria che il curling lascia allo spettatore non iniziato.
E, del resto, in questi giorni i social pullulano di esperti che si baloccano di stone, bocciate, end, mani rubate, guardie e piazzate, senza capirci un accidente ma che vuoi mai, è finito Sanremo, manca un mese e mezzo ai playoff della Nazionale di calcio e c’è tempo prima di tornare virologi. Ecco: di iniziati in Italia, nel curling, non ce ne sono, perché i tesserati non raggiungono le 500 unità, perché vi sono regioni che un palazzetto del ghiaccio neanche sanno cosa sia e perché, banalmente, prima del 2006 poche persone conoscevano uno sport che in Scozia e in Canada ha storia, tradizione e seguito, mentre qui da noi ha visto la sua sola esistenza diventare di pubblico dominio nel corso dell’Olimpiade invernale di Torino - le cui gare vennero trasmesse in chiaro dalla tv di Stato - e può contare su un’epifania appena quadriennale, alla quale peraltro sino a pochi giorni fa si accompagnava una generale presa in giro.
Sino a pochi giorni fa, appunto, perché Constantini e Mosaner hanno sbaragliato sinora tutti gli avversari e stanno facendo “appassionare” - con le virgolette, perché è facile appassionarsi quando si vince - tanti italiani che il curling lo ridicolizzavano, per non parlare di diversi addetti ai lavori che non si erano mai resi conto che in Italia ci fosse una coppia di livello assoluto. Del resto, siamo tutti grandi sciatori e sport invernali come, con una gaffe memorabile che era invece una analisi sociale di tutti quelli pronti a salire sul carro, disse in una diretta di un giorno di quasi trent’anni fa quel fuoriclasse - come conoscitore sportivo e ancor più come giornalista - che è stato Giampiero Galeazzi, uno che la tv ha saputo sfruttarla almeno quanto la tv ha sfruttato lui. Apologeti e aedi del curling, è il vostro turno. Stefania Constantini - non ce ne voglia Mosaner, ma sono le logiche della comunicazione - è già trend topic, volto acqua e sapone da pubblicità - sì, ok, d’accordo: la definizione è banale e fa schifo, ma il concetto è appunto quello - e presto, c’è da giurarci, la troveremo come invitata sulla poltrona di Fabio Fazio, una delle piaghe alle quali chi piace alla gente non può sottrarsi. Sono gli oneri dell’uscita dall’anonimato di una giovane pronta a dare una svolta alla propria vita - il tesseramento per il gruppo sportivo delle Fiamme Oro proprio alla vigilia del quadriennio che porterà a Milano-Cortina 2026 le permetterà di lasciare il negozio di abbigliamento per la divisa d’allenamento - nello sport apparentemente più improbabile, ma dopo tutto è improbabile anche pensare che sia un fanatico di curling Laurence Tureaud, Mr T per i profani, che anche in questi giorni non ha perso l’occasione per twittare il proprio eterno sostegno agli statunitensi, che a medaglia non ci sono arrivati.
L’Italia sì, ora nella finale contro la Norvegia si tratterà di capire di quale metallo sarà. Dovesse essere oro, Milano-Cortina 2026 avrebbe già anche la portabandiera. Talentuosa, vincente, giovane, carina e perdipiù ampezzana. L’incenso di Malagò è già pronto.