Poco più di tre settimane fa, a Milano, incontravamo Danilo Petrucci. Cominciava ad intravedere la luce dopo il tremendo incidente in motocross dello scorso aprile, che gli aveva fratturato mandibola, scapola destra e clavicola destra. Faticava ancora a mangiare, aveva soprattutto difficoltà a camminare e ad eseguire i gesti più semplici: allungare il braccio per versarsi un bicchiere d'acqua, chinarsi per raccogliere una monetina scivolata via dalle mani. Immaginarlo in pista a Misano, a nemmeno un mese di distanza, con pochissimo tempo a disposizione per ingranare qualche allenamento o una manciata di chilometri di prova in moto, sembrava utopia. Però lui, seppur con il condizionale, non escludeva la tentazione. Allora ti chiedevi: "Ce la farà?". I dubbi, conoscendo la storia di Danilo, obiettivamente erano pochi: "Certo che ce la farà".
Il fatto è che Danilo non ha solamente partecipato al weekend di gara romagnolo della SBK. In qualifica ha strappato il dodicesimo tempo. In Gara 1 ha chiuso nono, così come nella Superpole Race della domenica mattina. Dalla nona casella è scattato per la Gara 2 della domenica pomeriggio, quando sulla griglia di partenza il fisico già sventolava bandiera bianca: "Avevo detto ad Alberto Vergani (manager di Danilo, ndr) che dopo tre giri mi sarei ritirato". Ve lo raffigurate Petrucci che a Misano, davanti alla sua gente, mentre gareggia per la top ten, imbocca la corsia dei box? No, infatti non accade. Danilo allo stacco della frizione è perfetto, guadagna la settima piazza in curva 1 e si incolla agli scarichi della Kawasaki ufficiale di Axel Bassani. "Sono partito, mi sono trovato lì e il pilota ha preso il sopravvento. Mi sono detto 'dai, mo' faccio un altro giro, mo' faccio un altro giro', fino a quando ho pensato che non mi sarei ritirato nemmeno se mi fossi ritrovato ultimo. In quel momento lì avevo davanti Bassani e avere il suo riferimento mi ha aiutato tantissimo. Nel frattempo mi accorgevo di guidare in una maniera innaturale ma tutto sommato performante, lasciando molli le braccia e cercando di fare forza con resto del corpo".
A sei giri dalla bandiera a scacchi le telecamere pescano in diretta il momento agonisticamente più significativo del weekend: Petrucci infila Bassani nel cambio di direzione della Variante del Parco. Dopo mezz'ora di gara, spostare il peso per buttar giù la moto dall'altra parte è impegnativo per qualsiasi pilota. Forzare la manovra, dimezzarne i tempi di esecuzione per affondare il sorpasso come fa Danilo - nelle condizioni di Danilo - è qualcosa che va ben oltre la ragione. "Poi il pilota - racconterà il numero 9 a MOW - ha nuovamente preso il sopravvento. Ho sorpassato Axel e da quel momento per me è iniziato l'inferno. Non avendo il riferimento davanti, il corpo ha iniziato a cedere. Non avrei mai pensato di essere così felice in vita mia per un sesto posto e due noni posti, ma la verità è che valgono quanto una vittoria, perché in questi giorni a Misano ho scoperto ancora una volta quanto la gente mi vuole bene".
Sì, a Danilo si vuole molto bene. Lo vedi rientrare nel paddock e sfilare sul tappeto rosso che viene riservato solamente ai piazzamenti d'onore. Petrucci ha chiuso sesto - primo dei piloti dei team clienti - e quella passerella è tutta sua. Si sporge, si scompone, si storta e si fa del male per battere il cinque alla gente affacciata alle transenne, ma anche qui - anche quando tutto potrebbe essere finito - Danilo non rinuncia. Non smette mai di dare, di concedersi, di compiere gesti extra. Davanti alle telecamere di Sky, per il dolore, quasi non riesce a parlare. Gli occhi sono lucidi, emanano un riflesso che racchiude in sé la voglia di piangere e il desiderio di ridere, la sofferenza governata da una gioia sotterranea. Vorresti sfondare lo schermo, abbracciare Danilo, riempirlo di pacche sulle spalle e poi indietreggiare subito per paura di farlo saltare in aria. Pensi a coloro che, senza speranze, affronteranno lunedì infernali. Vorresti vedessero Petrucci dopo Gara 2 a Misano Adriatico: l'espressione squarciata, sconvolta, la forza di scavare le labbra e far splendere un sorriso. Vorresti si aggrappassero a lui trovando, in uno slancio di emulazione, l'energia per credere, guadagnare risorse nuove, andare avanti. Provare a fare un altro giro. Non è retorica, è semplicemente Sport. A volte regala esempi incredibili, dona al mondo persone speciali. Come Danilo Petrucci.