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Quanto conta il pilota? Chiedetelo a Toprak Razgatlioglu, che a Misano le vince tutte in faccia a Ducati e Yamaha

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

  • Thanks to Marzio Bondi photo

16 giugno 2024

Quanto conta il pilota? Chiedetelo a Toprak Razgatlioglu, che a Misano le vince tutte in faccia a Ducati e Yamaha
Nessuno con la BMW va forte come Toprak Razgatlioglu, che a Misano ha vinto tutto ciò che c'era da vincere, riscrivendo i propri record personali e quelli dell'albo d'oro della SBK. Viene da chiedersi perché Yamaha non abbia firmato carte false per convincerlo a restare, ci si domanda come mai Toprak non sia stato spinto in MotoGP e come riesca, apparentemente da solo, a fare sembrare piccolo un colosso come Borgo Panigale, che in Romagna correva in casa

Thanks to Marzio Bondi photo

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

Quando Toprak Razgatlioglu entra nella sala stampa di Misano Adriatico, un'ora dopo aver tagliato il traguardo del round romagnolo con il suo celebre stoppie, i giornalisti gli fanno notare una serie di numeri. Il pilota turco si sente dire che con il 44esimo e il 45esimo trinfo in SBK (primo gradino del podio sia in Superpole Race che in Gara 2 oggi) ha superato Noriyuki Haga, quinto nella hall of fame dei piloti più vincenti delle derivate di serie. Che è ad un passo dall'eguagliare la miglior stagione della storia recente di BMW in SBK: bisogna tornare al 2012 per trovare sei successi targati Monaco di Baviera, che ai tempi schierava in griglia di partenza Marco Melandri, oggi nella cabina di commento di Sky Sport ad elogiare la guida senza precedenti di Razgatlioglu. Toprak che al Santa Monica ha toccato quota 124 podi, che ha vinto tutto ciò che c'era da vincere e che, considerando il primo posto nella Gara 2 di Assen di due mesi fa (sì, la SBK è finalmente tornata dopo una lunghissima pausa), ha ufficialmente cambiato le carte in tavola: poker consecutivo di successi, nuovo record personale. Prima di sbarcare in Romagna Toprak pagava sei punti in classifica dalla leadership di Alvaro Bautista. Oggi è primo nel Mondiale, a +24 dal campione in carica, a +21 da Nicolò Bulega. Il pilota turco ascolta tutte queste statistiche che gli piovono nelle orecchie. È consapevole, composto, moderatamente soddisfatto: "Superpole, Gara1, Superpole Race, Gara2...abbiamo preso tutto", commenta con un mezzo sorriso. Ma, per lui, non sembra sia abbastanza. Sembra volere di più, molto di più di quella che è già un'impresa sportiva.

Nessuno, con la BMW sotto le terga, va forte come Toprak Razagatlioglu, che in media rifila un secondo al giro (sia sul passo che sul giro secco) a Michael van Der Mark, Scott Redding, Garrett Gerloff - compagni di marca che il più delle volte navigano nei pressi della top ten. Il numero 54, invece, se oggi non si fosse fermato sul traguardo per esibire lo stoppie (il turco si è concesso un ultimo giro in vacanza, girando tre secondi più lento dei suoi crono standard), avrebbe staccato Nicolò Bulega di almeno cinque secondi. Sarebbero dieventati dieci nel caso di Alvaro Bautista (terzo), quindici in riferimento ad Andrea Locatelli, quinto in Gara 2 con quella Yamaha ufficiale che Toprak sembrava aver imprudentemente abbandonato qualche mese fa.

 

 

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Toprak è scattato dalla pole, ha perso una manciata di posizioni nelle prime curve che ha prontamente recuperato con due sorpassi decisi su Locatelli e Alex Lowes, rispettivamente al Tramonto e al Carro, mentre la sua BMW si metteva di traverso. Poi Razgatlioglu ha puntato il mirino su Nicolò Bulega, appena prima che il pilota di casa provasse a costruire la fuga. In quattro giri Toprak ha ricucito un gap di un secondo e mezzo, senza aspettare l'illuminazione per infilarsi nella traiettoria della Ducati Aruba, infilzata alla Quercia a quindici passaggi dalla bandiera a scacchi. Dopodiché il pilota turco ha suonato inserobilmente la sua marcia trionfale, senza commettere mezza sbavatura nemeno quando ha dovuto riassumere la sua domenica ai giornalisti: "Se sono pronto per la MotoGP? Mah, la MotoGP è una categoria differente, perché le moto e le gomme sono diverse e avrei bisogno di adattarmi. Ora sono forte con la BMW, specialmente quest'anno, anche perché in ogni weekend di gara miglioramo la moto. Se è stato difficile andare a prendere Bulega? Sì, perché stava spingendo forte per provare a vincere la gara. Però in partenza non ho capito perché tutti in curva 4 (la staccata del Rio, ndr) provavano a bloccare gli altri all'interno. Non ho trovato spazio per attaccare, specialmente Locatelli nei primi due giri proteggeva molto la traiettoria interna e non era facile sorpassarlo. Poi sono riuscito a scavalcarlo e ho potuto spingere, sapevo di essere forte dopo la prima metà di gara e ho raggiunto Nicolò step by step, cercando di non fare errori. Nel momento in cui l'ho preso sentivo di averne di più, così ho voluto attaccarlo subito per provare ad imporre il mio ritmo".

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Toprak Razgatlioglu in azione a Misano - 2024

La cosa più preoccupante? Che poi Toprak comincia a parlare di una moto che migliora di gara in gara, di un setting che in BMW hanno saputo adattare anche alle alte temperature di Misano, di un pacchetto che considera "buono" ma ancora distante da una versione ottimale ("Dobbiamo migliorare l'elettronica e la gestione del freno motore"), di un motore che finalmente lo sostiene in rettilineo, di un telaio ed una ciclistica che nel misto non gli tarpano le ali. In sostanza, per Razgatlioglu c'è ancora margine, nonostante a Misano gli avversari abbiano "fatto la lingua" - come si dice in Romagna - per stargli dietro. "Questo è solo l'inizio con BMW, vedremo come andrà da adesso in poi. A partire da Donington, che è la mia pista preferita" - risponde Toprak quando gli domandano del futuro e delle aspettative per la prossima gara, tra un mese, in Inghilterra. Sarebbe bello chiedergli perché Yamaha non abbia fatto carte false per convincerlo a restare, o per portarlo in MotoGP e levarlo dalla concorrenza delle derivate di serie. Sarebbe bello chiedere a Toprak quanto incida, in percentuale, il pilota nel motociclismo moderno. in questi casi, forse, si metterebbe a ridere di gusto. Per poi buttare lì il titolo di una canzone di Jovanotti: "Tanto tanto tanto".

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